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«Tesoro!», esclama mamma quando riusciamo a sistemare la connessione.

«Ciao», la saluto con un sorriso. «Come stai?»

«Sempre di corsa. In più ho fatto amicizia con alcuni colleghi ed è come essere di nuovo tornati al college. Sto frequentando più locali adesso di quando avevo diciotto anni.» La vedo radiosa. Indossa una t-shirt colorata, i capelli scuri sciolti in onde morbide, gli occhi verdi luminosi da eterna ragazza. Non la vedo a figura intera, ma sono più che sicura che stia indossando i jeans che mi aveva rubato prima di partire.

«Papà è tornato?» mi chiede.

«Non ancora.»

«Che mi dici di questa donna?»

«Che ti devo dire?»

«Com'è? Va bene per tuo padre?» Lo so che me lo sta chiedendo solo per pettegolare. Non c'è gelosia nella sua voce e mi ha già detto di essere felice per lui.

«Patricia è fatta apposta per papà. Sembra un'altra persona.»

«Finalmente», esulta. «Almeno potrò smettere di sentirmi in colpa.» Mamma lo sa che ha praticamente spaccato il cuore a papà quando siamo andate via.

«Quando ci vediamo?» domando mordendomi il labbro. È venuta a trovarmi all'inizio dell'anno, mi ha fatto una meravigliosa sorpresa, ma si è trattato solo di pochi giorni. Mi manca più di quanto vorrei ammettere e col fuso orario è sempre un casino riuscire a sentirsi come si deve. In più qua da papà la connessione fa proprio schifo, ma nonostante glielo abbia detto ripetutamente non ne vuole sapere.

«Verrò per la cerimonia dei diplomi», mi dice.

«Davvero?» sgrano gli occhi.

«Non mi perderei per niente al mondo il momento in cui mia figlia diventa grande. Ho già comprato il vestito e il mascara waterproof così posso piangere quanto mi pare senza diventare brutta.» Scoppio a ridere.

«Sai, sono un po' agitata per il college», dico poi tornando seria. E le racconto di quello che è successo a casa di Connor, della reazione di suo padre. Avevo bisogno di parlarne con qualcuno.

«Simpatico il signor Brown», commenta.

«Mamma sii seria. Non hai idea di quanto mi sono sentita in imbarazzo».

«E Connor? Come si è comportato?»

«Be' non ha voluto che andassi via. Ha fatto capire a suo padre che non aveva voglia di parlargli, ma hanno litigato lo stesso. Dev'essere brutto vivere in quella casa.»

«Io l'ho sempre detto che i soldi non fanno la felicità. Anche se aiutano, per carità.»

«Però mi ha ricordato papà», dico un attimo dopo. «In fin dei conti la sua storia è simile a quella di papà. Lui ha preferito stare con te, studiare lavorando, poi rinunciare al college. I nonni lo hanno diseredato e hanno troncato qualsiasi rapporto. Lo stesso che probabilmente farà il signor Brown con Connor, solo che lui non lo fa per una moglie e una figlia. Lo fa per qualche motivo più profondo, che non riesco a capire appieno.»

«Rachel, Connor ha perso sua mamma. Evidentemente si è messo in testa che fare il giornalista gliela farà sentire più vicina. Studiare nella sua università sarà come tornare indietro. Ognuno purtroppo elabora il lutto a modo proprio, alcuni subito, altri impiegano anni, altri ancora non ci riescono mai. Connor era un ragazzino quando ha perso la mamma e, se come dici tu, suo padre è tutto meno che affettuoso, si è ritrovato da solo a darsi delle spiegazioni.»

«Ma secondo te perché il signor Brown è così contrario? Era proprio arrabbiato, mamma. E di certo questo fa incaponire Connor ancora di più. Ma mi rifiuto di credere che porti avanti questa faccenda soltanto per dispiacere a suo padre.»

«Probabilmente la cosa lo fa soffrire. Non possiamo giudicare senza sapere la verità.»

«Tu ti sei sentita in colpa? Per i nonni, intendo.»

«Assolutamente no. Mi sono sentita molto arrabbiata con loro per aver voltato le spalle a tuo padre invece di essere orgogliosi di come aveva deciso di gestire tutta la situazione, ma non mi sono mai intromessa. Se portare rancore o perdonarli era una scelta di Christopher. Avrebbero comunque potuto fare i nonni, ma hanno rinunciato anche a quello.»

«Io non me li ricordo.»

«Eri molto piccola l'ultima volta che sono venuti a trovarci.»

Papà ha delle foto, per cui so perfettamente com'erano.

«Tesoro perché dopo il diploma non vieni da me?» chiede mamma. «Partiremo insieme. Puoi passare anche tutta l'estate prima del college, oppure solo qualche settimana. Come vorrai.»

«Venire in Cina?» chiedo. Non me lo aspettavo. Non ci avevo mai pensato.

«Credevo fossi almeno un po' curiosa. Ti ho scaricata in fretta e furia da tuo padre, vorrei mostrarti come vivo.» Fa uno sguardo colpevole. «Sono sicura che ti innamorerai di questo posto. Ci sono così tante cose che voglio portarti a visitare. Se verrai per tutta l'estate posso anche organizzare un piccolo tour, potremmo spostarci, viaggiare. Compatibilmente con i miei impegni di lavoro, ovviamente.»

«Mi sembra di capire che la tua vita non sia poi così male laggiù», sorrido.

«Oh Rachel è un altro mondo. Ci sono scenari mozzafiato. E la città è incredibile», comincia a elencare. «I ritmi sono frenetici, veloci, un mix di culture che si sovrappongono e si mischiano in maniera perfetta. E devi assolutamente provare il cibo locale. Giuro che non riuscirò mai più a riabituarmi al takeaway americano. È come vivere in due mondi paralleli. Da una parte la super tecnologia, la vita all'avanguardia. Dall'altra la classicità, la tradizione, la cultura. Ti prego, dimmi che verrai!»

«Mi porti a vedere la muraglia?» chiedo.

«Sarà una delle prime tappe!»

Subito penso a Connor. Partire significherebbe lasciarlo qui. Poi scuoto la testa e penso che non ha senso. Non c'è niente tra di noi e nessuno che mi tenga legata a questo posto. Malek è già stata chiamata per uno stage estivo incredibile a New York e Sanne probabilmente non farà più parte della mia vita. Credevo tentasse di scusarsi, invece è partita per le vacanze con i suoi.

Quindi, perché no, potrei davvero approfittarne per fare un viaggetto dall'altra parte del mondo. Non sembra male la prospettiva e sono sicura che adesso che c'è Patricia anche papà sarà meno restio a lasciarmi partire.

«Perché no? Potrebbe essere divertente», dico alla fine. 

Another (The Again Serie #2)Where stories live. Discover now