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«Sei splendida», esclama mamma stringendomi al petto.

Mi guardo allo specchio e riesco a sorridere. Il vestito è giallo, come una giornata di sole, come l'estate, come l'ottimismo. Me lo ha regalato mamma e, superato lo scetticismo iniziale, devo dire che mi sta bene. Si intona alla mia pelle chiara e non fa a pugni con i miei capelli ramati, lasciati sciolti in onde morbide sulle spalle. Un trucco leggero, fatto da Patricia, con un bel rossetto rosso, audace, maturo.

«Sono preoccupata per Connor», dico.

Mamma mi guarda. «Se fosse successo qualcosa lo avresti saputo»

«Probabilmente è successo qualcosa e non ha avuto modo di dirmelo», la correggo. «E se avesse avuto problemi con la polizia? Se Logan lo avesse denunciato? Se il preside Gordon lo bandisse dalla cerimonia?» Ho provato a chiamarlo quattro volte ieri sera, ma non ha risposto. E non mi ha richiamato.

«Rachel, niente e nessuno deve rovinare questo giorno», dice mamma. È seduta sul mio letto e per un istante è come se le cose non fossero mai cambiate. Come se lei e papà stessero ancora insieme e io avessi ancora tredici anni.

«Non capisci», sbotto. Come faccio a farle capire quanto è grave la situazione? Ovviamente non ho potuto raccontare a nessuno il vero motivo della lite. Papà sarebbe uscito di testa al pensiero che Logan si sia preso certe libertà.

Ieri non riuscivo neanche a parlare, Malek ha inventato una versione più soft che è andata bene a tutti. Per loro sono solo due adolescenti con la testa calda che hanno fatto rissa per una ragazza. La verità invece è ben peggio. E io voglio che Connor sappia che tra me e Logan non c'è stato niente di consenziente. O forse vorrei che mi dicesse che lo sa, senza bisogno che glielo spieghi. Che mi tranquillizzi che le cose tra noi sono a posto.

«Rachel?» sento la voce di papà dal fondo delle scale. «Sei pronta? Dobbiamo andare.»

Mamma si alza e mi abbraccia. Cerca di essere incoraggiante. È bellissima nel suo abito verde, i capelli sciolti, gli occhi luminosi. Quando raggiungiamo l'ingresso, papà mi accoglie con la macchina fotografica.

«Posso avere un ricordo del momento?» mi chiede. Porge l'apparecchio a Malek e guarda mamma. Mamma guarda Patricia e la situazione si fa leggermente imbarazzante.

«Direi che una foto di famiglia sia d'obbligo», dice la Gomez. Anche lei è bellissima. Come al solito indossa un abito aderente, lungo fino al ginocchio con una scollatura generosa ma non volgare. I capelli scuri e fluenti le incorniciano il volto abbronzato. Mi metto in mezzo ai miei genitori stringendo il tocco tra le mani.

«Lo sai che sarai il padre più invidiato dell'auditorio, vero?» chiedo a papà.

«Perché?» mi chiede lui confuso.

«Perché hai due donne splendide al tuo fianco.» Sorrido.

Malek scatta la foto.

«Pronta per il discorso?» le chiedo.

«Prontissima», annuisce decisa e si porta una mano alla pancia. Il suo vestito è morbido in vita e nessuno direbbe che è incinta. «Alfie mi aspetta a scuola», aggiunge. So che spera ancora nella sua famiglia. Sarebbe il miglior regalo per lei la presenza della famiglia Oufkir.

«Direi che possiamo andare», ci interrompe papà.

«Signor Anderson vorrei ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me in queste settimane», dice Malek. Le sue valigie e le sue cose sono in salotto. Stasera si trasferirà da Alfie.

«Era il minimo che potessimo fare. Sarai sempre la benvenuta.» Papà non è bravo con le cose sentimentali. Gli si forma il groppo in gola e non riesce a dire niente. Lo fa anche con me. Malek si avvicina e lo abbraccia e io non posso far a meno che guardarli e sentirmi felice.

L'auditorio della scuola è già pieno zeppo di gente nonostante siamo in anticipo. Non oso immaginare come sarà tra un'ora. I tendoni scuri delle finestre sono stati tirati e adesso la sala è invasa dalla luce. Si vede il campo sportivo fuori e parte dell'istituto. È emozionante. Un momento solenne.

«Vi conviene andare a prendere posto», dico a mamma. Le prime file sono già occupate. Gli organizzatori avevano pensato di assegnare un nome alle sedute, per creare meno confusione, ma certi studenti si sono portati dietro amici e parenti e probabilmente sarebbe stato peggio.

«Mi raccomando», mi dice mamma. «Quando sarà il tuo turno schiena dritta e sguardo fiero. Io riprenderò tutto e ti riempirò di fotografie.»

Mi viene da ridere a vedere il suo entusiasmo. Malek intanto si guarda intorno.

«Non ci sono?» chiedo.

«Sembra di no», risponde chiaramente delusa. La famiglia Oufkir non si vede, ma forse sono solo in ritardo. In compenso Alfie si fa largo tra la calca. Indossa un paio di jeans chiari e una camicia, molto più casual del ballo di fine anno, ma altrettanto elegante. Malek gli va incontro e lo bacia.

«Salve signor Anderson», dice Alfie a mio padre. Si stringono la mano.

«Alfie, lei è mia madre: Megan», faccio le presentazioni. Mamma mette da parte i convenevoli e lo abbraccia calorosamente lasciandolo senza fiato.

Poi, poco più avanti vedo il signor Brown. È impettito come al solito, ma sembra a suo agio mentre discorre con una coppia di genitori. Fa la parte del padre presente, mentre Sarah al suo fianco, in un abito estivo azzurro cielo sembra sobria e rilassata, i capelli biondi freschi di parrucchiere.

Ho un disperato bisogno di vedere Connor.

«Rachel, io vado nello spogliatoio», mi dice Malek. «Ho bisogno di stemperare l'agitazione. Comincio a prepararmi.» Si allontana con Alfie e io sospiro. Ho la mia toga e il tocco nella borsa che stringo tra le mani. Tra poco sarò nello spogliatoio con i miei compagni, poi ci disporremo sulle famose due file che il preside Gordon ha preteso ieri, saliremo sul palco, prenderemo posto, ascolteremo il discorso di Malek e uno dopo l'altro sfileremo verso il nostro futuro sotto gli applausi dei presenti. E poi dirò addio al liceo. Per sempre.

Mi guardo intorno alla ricerca di Connor. Ho bisogno di vederlo, di sapere che c'è, di farmi dire che va tutto bene. Invece intercetto Logan, in un angolo della sala tra il signor e la signora Wilson che sta cercando di coprire i lividi sulla faccia del figlio con del fondotinta. Anche se siamo lontani vedo chiaramente che è conciato male. Jenna e Jay sono sedute poco più avanti, una smanetta al cellulare con aria annoiata, l'altra sta leggendo un libro.

«Christopher?» mi volto.

Una signora elegante e distinta, con un cappello calato in testa si fa avanti. Sento mamma tirare un'imprecazione e poi coprirsi la bocca con la mano in imbarazzo.

Papà si fa di ghiaccio e sbianca. «Mamma?» domanda sgomento.

Sgrano gli occhi. Quella è mia nonna? Nonna Anderson è qui? Perché?

Another (The Again Serie #2)Where stories live. Discover now