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Le giornate sono più lunghe, gli alberi sono già in fiore ed è una meraviglia passeggiare. Vengo sempre al lavoro a piedi perché è vicino a casa.. Adesso però devo prendere il pickup. Stringo il volante fino a sbiancare le nocche mentre guido verso casa Brown. Non so cos'aspettarmi da Connor. Probabilmente mi considera una stupida per quello che ho combinato con Logan, oppure ho contribuito a gonfiare il suo ego così tanto che lo troverò a galleggiare sul soffitto. Giuro che se mi fa qualche battutina lo prendo a schiaffi. Sono stata costretta ad aiutarlo e quindi voglio essere solo la sua tutor e lui si deve impegnare perché non gli permetterò di prendere meno di A a quel compito.

Suono il campanello e attendo che qualcuno venga ad aprirmi. Una signora si affaccia alla porta d'ingresso.

«Sono Rachel Anderson, signora, ho appuntamento con Connor», mi annuncio come se stessi per fare un colloquio di lavoro. Lei sorride e mi invita a entrare.

Casa Brown è lucida e immacolata, talmente asettica da risultare fredda. Sembra più una galleria d'arte che una casa. Tutti i quadri alle pareti sono bianchi e neri, così come nere sono le piastrelle del pavimento e bianche le pareti.

«Studierete nella biblioteca. Da quella parte, in fondo a sinistra», mi spiega la donna. Mi accorgo solo adesso che indossa un grembiule. Dev'essere la domestica. Impacciata mi incammino in quella direzione. Supero la sala da pranzo dove qualche mese fa si era tenuta la cena per la vendita di beneficenza della scuola. Più avanti c'è la porta dello studio del signor Brown.

Raggiungo la biblioteca, che altro non è che un secondo studio con un'ampia finestra, le pareti rivestite di scaffali pieni di libri e un tavolo lucidissimo dove al centro troneggia il portatile di Connor. Lui non c'è. Ovvio, dovrà fare una delle sue entrate ad effetto. O come minimo sarà in ritardo e mi toccherà aspettare secoli qua dentro. Ne approfitto per guardarmi intorno e ci vuole poco per capire che la maggior parte dei volumi sono prime edizioni, il che significa che valgono un sacco di soldi. Chissà se sono stati letti o se la famiglia di Connor li compra per collezione.

«Puoi toccarli se vuoi.»

La sua voce mi fa trasalire e quasi urto uno scaffale. Mi volto portandomi la mano sul cuore. «Mi hai fatto quasi venire un infarto».

È appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto, i capelli freschi di doccia lasciati umidi ad arricciarsi naturalmente. Indossa un paio di pantaloni grigi della tuta e una t-shirt bianca. Assolutamente casual e perfettamente a suo agio. Non certo come me.

«Come stai?» mi chiede sondandomi con lo sguardo.

«Bene, grazie», mento. Come faccio a relazionarmi con lui dopo tutto quello che ho combinato? Cosa non darei per sapere che cosa pensa di me. Anche se so che non dovrebbe importarmi.

«Ormai Logan non sa più a cosa aggrapparsi per comportarsi da sfigato», ridacchia.

«Non è stata una sua idea», lo difendo e sento di essere arrossita.

«E che importanza ha?» alza le spalle. «Deve essere più disperato di quello che pensassi.» Si passa una mano tra i capelli. «Accomodati», mi indica una sedia. Obbedisco, ma ho la gola secca. Si siede di fronte a me, davanti al pc. Io comincio a estrarre i libri dalla borsa.

«Gradite qualcosa da bere? Uno spuntino?» domanda la domestica.

«No, grazie», rispondo d'istinto.

«Uno spuntino andrà benissimo, Muriel. È quasi ora di cena e voglio trattare Rachel come si deve.»

«Preparo dei sandwich allora.»

«Ho pensato di organizzare le lezioni in questo modo», comincio a spiegare appena rimaniamo soli, estraendo un foglio diligentemente compilato. «La segreteria mi ha fatto avere il programma d'esame. Non è niente di insuperabile considerando che devi ottenere un livello intermedio».

Another (The Again Serie #2)Where stories live. Discover now