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Busso alla porta e aspetto il via libera per entrare.

Lo studio della dottoressa Gomez è nell'area professori, insieme al consulente sessuale, all'ufficio tutor per l'orientamento scolastico, la segreteria, l'aula dove si riunisce ogni mese il consiglio studentesco e la redazione del giornale. La nostra scuola non si fa mancare niente.

«Buongiorno, Rachel. Mi chiedevo quando saresti venuta.»

Mi scruta da sopra la montatura blu dei suoi occhiali, dietro la lucidissima scrivania che ormai conosco a memoria, così come ogni angolo di questo piccolo ufficio: due finestre che danno sul cortile interno, una pila di libri ordinati in ordine cromatico nella libreria, due poltrone di pelle bianca, il tappeto rotondo e peloso sotto la scrivania.

Mi siedo senza rispondere né aspettare che mi inviti a farlo. Avrei evitato volentieri questa conversazione, ma era impossibile. Lei è la mia psicologa e adesso anche la compagna di mio padre. Meglio mettere subito in chiaro le cose.

«È una cosa che capita con tutti i pazienti, dottoressa?» chiedo.

«Chiamami Patricia e diamoci del tu, mi sembra più appropriato.»

«Ti darò del tu, ma rimani la dottoressa Gomez», preciso. Lei mi fissa per un lungo istante.

«Qual è il problema, Rachel? Mi sembrava che la cena fosse andata piuttosto bene.»

«L'ho fatto solo per mio padre. So quanto ci tenesse e non volevo deluderlo».

«Molto cortese da parte tua.»

«Questo non significa che approvi».

«Non sei tu a dover approvare.»

Batto le palpebre. «È mio padre.» Se potessi sputare fiamme lo farei.

«Nonché un uomo adulto e nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, mi sembra.» Il suo tono calmo e condiscendente mi sta irritando non poco.

«Ripeto la domanda iniziale: è un comportamento abituale il tuo? Vai a letto con tutti i padri single dei tuoi pazienti?» La guardo dritto negli occhi. Non abbiamo mai avuto un rapporto idilliaco, soprattutto all'inizio quando mi avevano costretto a frequentarla per agevolare il mio inserimento qui, ma ultimamente i nostri incontri erano diventati civili, sembrava quasi che gliene importasse sul serio di me. Invece era tutta una farsa, stava solo cercando di sondare il terreno, di ammorbidirmi nei suoi confronti in attesa di sganciare la bomba.

«Credi che io abbia quindici anni, Rachel? Ti sembro una ragazzina nel pieno di una tempesta ormonale fuori controllo?» mi chiede a sua volta. Non rispondo. «Allora ti prego di non mettere mai più in discussione la mia professionalità.» Adesso sembra quasi irritata.

«Non dovrebbe essere vietato o qualcosa del genere? Sono una tua paziente. Conosci cose di me che non puoi rivelare, né tantomeno utilizzare per scopi personali. Esiste una deontologia professionale o non vale nei licei di provincia?»

«Che cosa ti dà esattamente fastidio, Rachel?»

«Smettila di psicanalizzarmi!» alzo la voce. «Non sono qui per una stupida seduta sui problemi di cuore. Sono qui perché ho appena scoperto che mio padre va a letto con la mia psicologa. La stessa psicologa che sa praticamente vita, morte e miracoli di me e che per quanto ne so avrebbe potuto utilizzare quelle informazioni per circuire mio padre, per puntare all'obbiettivo, o qualcosa del genere.»

«Non rivelerò niente a tuo padre di quello che ci diciamo qui. Così come non lo farei con nessun'altro. Deontologia professionale l'hai chiamata? Bene, ritieniti al sicuro.»

Another (The Again Serie #2)Where stories live. Discover now