.CAPITOLO 11.

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P.o.v. Camille

Mi sono fiondata sul mio letto da quando la bionda ha lasciato la casa, sono rimasta con la testa affondata nel cuscino cercando di placare il mal di testa, invano. Mi fidavo della sua amicizia, come può rinfacciarmi delle volte che mi è stata vicino?
L'ha fatto solo per avere un tornaconto? Le lacrime si sono fermate ma il peso sul mio petto è ancora lì, pesante e non intenzionato ad andarsene. Chiudo gli occhi stringendomi le ginocchia al petto e mi muovo solo appena sento il mio telefono squillare e per un momento ho sperato che fosse Sammy.
Invece il nome di mia mamma compare sul display.

-"Pronto? Cami, come va?" la voce di mia madre mi dà un po' di sollievo.
-"Diciamo bene dai. Tu come va?" la sento sospirare.
-"Bene, oggi mi hanno detto che tornerò a casa per metà maggio. La casa sta diventando una discarica?" sento una risata dall'altra parte e un piccolo sorriso si apre sul mio viso.

-"No, stai tranquilla anche oggi ho pulito la casa da cima a fondo." Si complimenta e mi racconta di come la sua stanza d'hotel assomigli più ad un attico, sono felice che almeno lei se la stia passando bene.

-"Ci risentiamo tesoro." un'altra lacrima silenziosa mi scorre sulla guancia, il mio cuore si stringe nel petto e mi fa quasi mancare il respiro.

-"Ci sentiamo mamma, mi manchi." le ultime due parole si affievoliscono mentre le pronuncio.

-"Camille mi manchi anche tu." attacco la chiamata e scendo al piano di sotto per prendere un bicchiere d'acqua, bevo dando un po' di sollievo alla mia gola secca ma gli occhi sono ancora pesanti e la testa fa ancora male. Non so perché ma, mentre passo per il corridoio, invece di tornare in camera mia entro in camera di mia mamma e mi stendo sul materasso che ha il suo odore, mi sento accolta ed è così che mi addormento.

La mattina successiva la stessa storia, stacco la sveglia, mi preparo ed esco di casa.
Mentre vado a scuola parte una canzone sul mio cellulare che mi fa pensare a Sam, dovrei smettere di fare sempre lo stesso errore, dedicando canzoni che mi piacciono a persone che prima o poi se ne andranno, mi porta sempre ad odiarle.

Arrivo davanti al cancello e la vedo che sta parlando con Austin, la osservo una manciata di minuti per poi sfilare le cuffie e infilare il cellulare nella tasca posteriore del jeans.
Le passo accanto e lei non mi rivolge nemmeno uno sguardo così abbasso la testa e continuo per il corridoio, mi sento così vuota. Staccata dalla persona per la quale donerei la mia stessa vita, staccata dalla mia bottiglia d'acqua fresca dopo una lunga corsa. Mi sento in colpa quando in realtà vorrei semplicemente non provare nulla, chiudermi in quella bolla di nuova e farla trasformare in un alone, un alone nero che mi risucchia fino a farmi scomparire, ma non succede.
Come se non bastasse vado a sbattere contro una spalla, una persona ma non mi preoccupo più di tanto.

-"Scusami." sussurro senza guardare con chi mi sono scontrata, non sento nessuna riposta allora entro in classe sedendomi al mio posto in terza fila, non parlo e non rivolgo a nessuno la parola, cercando per davvero di scomparire. Alzo la testa al suono di una risata familiare, per primo entra Nate che mi rivolge un sorrisino che io ignoro e poi è seguito da Sammy che mi guarda per poi andarsi a sedere dietro, la risata era la sua. Sta bene anche senza di me e in un certo senso ne sono felice.

Mi giro, nonostante mi sia sforzata di non farlo e vedo che si è seduta accanto a Sophie, sgrano gli occhi ma torno avanti prima che mi guardi anche lei, cristo, non ci credo, appoggio il gomito sopra al banco e mi porto una mano sulla fronte, sarà una lunga giornata ed è appena iniziata. Penso di dare un freno alle mie pene ma ovviamente nessuno lassù e con me visto che poco dopo l'entrata della bionda entra il professore seguito da un ragazzo.
Do una veloce occhiata e non conoscendolo abbasso di nuovo la testa, come se mi fossi scottata rialzo la testa repentina e con un po' di stupore e dopo un minuto abbondante riconosco che quel ragazzo è Styles.

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