.CAPITOLO 28.

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P.o.v. Camille

-"Potresti dirlo a lei. Torna in città quest'estate." Mi fermo sul posto e le guance iniziano a scaldarsi, il sangue mi ribolle sottopelle e sullo stomaco sembra essersi posato un macigno.

-"Come?" la mia voce trema e anche le mie gambe tanto da farmi quasi cadere a terra, mi sento debole e la testa pesante.

-"Ti senti bene?" mi chiede e io solo adesso alzo lo sguardo sul suo, i suoi occhi sono limpidi e cercano di capirci qualcosa, mentre sono sicura che nei miei si legga chiaro e tondo il terrore, un terrore che sono stata in grado di nascondere quando lei non c'era, ma adesso sapere che anche domani stesso potrei trovarmela davanti mi fa salire il panico. Faccio dei passi all'indietro e sento tutto girare, le gambe non collaborano ed è per questo che al terzo passo cado con il sedere a terra.

In quel momento Louis di avvicina per aiutarmi ma io sono già in piedi, la sua risata, la risata di tutti i miei compagni, le prese in giro e le voci rimbombano nelle mie orecchie e sento persino le mani di Michele su di me.
Tanto che quando la mano di Louis va a posarsi sul mio braccio, salto letteralmente in aria e una lacrima scappa dal mio occhio.

Torno con i piedi per terra e cerco di scacciare le lacrime per vedere la faccia del moro che adesso è compassionevole e dispiaciuta.

-"Camille. Sono solo io, non ti farò del male." continua ad avanzare e io invece continuo ad indietreggiare fino al marciapiede.

-"Ok. Sto fermo qui. Ma per favore adesso calmati. Stai tremando come una foglia, sono solo io." tende le mani avanti e fa come ha detto non si muove e le mie gambe cedono un'altra volta, quindi di conseguenza mi ritrovo un'altra volta con le ginocchia a terra.

L'impatto attutito dalla sabbia ha comunque fatto male, non fisicamente, ma moralmente, pensavo di essere diventata forte. Pensavo di aver superato tutto, con il mio cazzo di sorriso stampato in faccia andavo avanti con la mia vita come se niente fosse, con i pezzi del mio cuore incastrati tra di loro e tenuti insieme dall'idea di esserne uscita e invece a sentire il suo nome e a ripercorrere i momenti in questo modo sono crollata di nuovo.

Non so come farei se dovessi rivederla, tutta la merda che mi ha fatto sopportare.
Sto crollando e io mi ero promessa di non farlo più, non posso permetterlo.
Non di nuovo, è solo che anche la possibilità di rivedere la sua faccia, di risentire la sua voce...io- io non posso farlo.

Tiro su con il naso mentre sento il respiro mancarmi, l'aria non entra nei polmoni e mi sento morire. Una mano sulla sabbia fresca mentre un'altra al collo come se potessi allargarmi la gola e far entrare anche solo un accenno di ossigeno ma niente ed è allora che la appoggio sul petto ma l'aria non entra, non ci pensa nemmeno.

Mi sento accaldare e le lacrime continuano a scendere, faccio respiri talmente affaticati che si possono sentire dalla strada. Tossisco e continuo a tenere la mano sul collo, stringendolo e graffiandolo mentre i respiri si fanno sempre più affannati.

-"Camille guardami." le mani grandi di Louis mi afferrano le spalle e io presa da ancora più panico faccio l'unica cosa che credo mi possa liberare, ma che in realtà non fa altro che peggiorare le cose. Urlo, faccio un urlo disperato tanto che il moro appena mi sente si stacca da me.
Un urlo che fa girare alcune persone nella folla di studenti.
Compresa la mia migliore amica che appena riconosce la mia voce, se ne frega delle persone che si sono avvicinate per capire qualcosa, e le spintona cercando di raggiungermi.

La maggior parte degli studenti sta ancora ballando e quelli che hanno sentito sono tornati a farsi gli affari loro senza preoccuparsi.

-"Ei! Tomlinson allontanati!" io continuo a respirare a fatica e penso di star davvero per morire, l'aria che non entra nei polmoni credo sia la sensazione più brutta che si possa provare.

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