Capitolo Undicesimo | Kiss.

4.6K 240 190
                                    

La sveglia mi suonò stoppando il mio tanto gradito sonno, segno che dovevo svegliarmi ed alzarmi dal letto. Mi svegliai con uno strano e fastidioso sorriso e questo lo notò anche mia madre, ovviamente presa in modo sovrumano da se stessa. Feci per la prima volta colazione, ma una di quelle importanti.

“Buongiorno Michael” disse con un tono di voce abbastanza squillante mentre analizzava ogni mio movimento. Le sorrisi lo stesso, insomma ogni tanto conta molto avere un alto tasso di tolleranza nella vita. Avrei avuto Luke tutta la sera in casa mia, permanentemente e senza alcuna fretta, ne via di fuga, quasi come se lo avessi catturato.

“Tutto okay?” mi chiese ancora e forse il famoso tasso di tolleranza, stava iniziando a calare per quanto mi ero ripromesso di non rovinare ne il mio umore, ne la giornata. Annuì semplicemente, volendo annettere un piccolo sorriso.

“Nah, probabilmente sto ancora dormendo o chissà, adesso il mio cervello sarà attivo ed il mio corpo in uno stato di dormiveglia!” disse ridendo e alzando una mano contro la fronte, con fare quasi scenico. Le misi il broncio fingendomi offeso, forse un po' lo ero. D'altronde la colpa della sua incredulità era anche mia.

“Una volta che mi sento felice e senza un peso al petto che mi renda tutto scuro e cupo, arrivi tu con le tue insinuazioni fastidiose e mi rovini tutto!” dissi salendo innervosito dai suoi atteggiamenti di superiorità nei miei confronti. Speravo soprattutto che non aprisse i suoi soliti discorsi moralisti sul rispetto, dato che le avrei per l'ennesima volta ricordato che il rispetto deve essere reciproco.

“Ma Mike, per caso hai scordato che sta sera ci sono Nicolas e Luke a cena?” mi chiese ridendo, quasi col fare provocatorio. Feci finta di irritarmi di più, per quanto l'avrei voluta indispettire mostrandole la mia gioia causata dalle sue pseudo cattiverie nei miei confronti.

“Ah, hai proprio ragione. L'avevo dimenticato, sai sei davvero spassosa quando riesci a distruggere il mio buon umore in tre secondi contati! ” dissi ironicamente ed entrai in camera mia, sbattendo in modo sonoro la porta. Chiusa la santissima porta di cui ancora rimbombava l'eco per la stanza, mi prese una gioia incredibile e saltellai dalla finestra al letto, dalla scrivania all'armadio. Una gioia irrefrenabile. Concluso il mio atto di commiserazione per la gioia che stavo fin troppo esprimendo, aprì l'armadio e fissai i miei grandi capi di moda tutti uguali e pagati più o meno sei, sette dollari in un mercatino frequentemente montato in città.

“Dovrei sul serio ampliare la mia gamma di colori in quest'armadio ” mormorai tra me e me.

Trovai dietro le scatole delle scarpe appoggiate sul piano dell'armadio un maglioncino azzurro e dopo un po', senza via di scampo, abbinai dei normalissimi  skinny jeans neri. Trovai anche le vans grigie, nonché quelle meno utilizzate e quindi più decenti e presi lo zaino gettato sempre infondo al letto. Scesi facendo velocemente le scale da camera mia all'entrata e fui obbligato a salutare mia madre dopodiché finalmente riuscì ad aprire la famosa porta e a trovare la libertà che tanto mi mancava.

“Mike, girati su!” sentì la vocina di Akìm bloccare la mia boccata d'aria pulita e allora mi girai per salutarla, ma, come volevasi dimostrare: il cristo non era dalla mia parte e ovviamente era lei ad essere abbracciata a Lucas, come un koala e le avrei voluto dire di lasciarlo stare perché la sua irritazione era palpabile. Mi feci attraversare da un brivido gelido e trattenni le lacrime, perché non me lo aspettavo, non pensavo potesse apprezzare una come lei, per quanto le volessi bene. Ma soprattutto perché doveva essere tutto così difficile?. Ci voleva così tanto per capire che mi piaceva Lucas?, dovevo scriverle un messaggio a caratteri cubitali?. Questo mi fece anche perdere fiducia nei suoi confronti, una vera amica non necessita di parole per capirti.

“Ciao” salutai entrambi con un lieve sorriso e tenni la testa bassa, giusto per evitare che notassero il rossore degli occhi e il sorriso tremolante agli angoli delle labbra. Akìm mi abbracciò forte, con quel suo fare dolce ed innocente mentre Hemmings, rimase fermo a fissarci con autorità e fastidio, qualcuno gli avrebbe dovuto insegnare che l'affetto é un qualcosa di sempre bello ed apprezzabile.  Quando si staccò continuò a fissarmi e mi accarezzo la guancia affettuosamente, ma comunque i suoi occhi non si staccarono. Avevo qualcosa in faccia oppure aveva realizzato quanto fosse un amica penosa?.

Afraid | MukeWo Geschichten leben. Entdecke jetzt