Il Mondo Sotterraneo pt. 1

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Attenzione! Questo capitolo ha scene un po' crude. Non leggetelo se siete deboli di stomaco... O se state per pranzare!

Inoltre, l'ho spezzato in due per non rendere la lettura troppo pesante: questa prima parte è più breve, è una sorta di capitolo introduttivo per meglio inquadrare le fate. A domani con la seconda parte!

***

Sbattei le palpebre un paio di volte, momentaneamente acciecata dalla forte luce che aveva colpito il mio viso, e socchiusi gli occhi. Una vampata di calore mi fece arrossare le guance, e un profumo di fiori e di miele mi stuzzicò le narici.

Feci un paio di passi incerti oltre il portone in oro massiccio e mi ritrovai accerchiata da soldati in scintillanti armature dorate. I loro occhi brillavano di curiosità dietro gli elmi che rifulgevano d'oro, e la loro stazza imponente mi intimidì non poco.

«Lei è la ragazza?» domandò uno di questi energumeni e io, udendo la sua voce profonda e tonante, rabbrividii nel mantello.

«Sì, lei è la ragazza. Ora, se non vi dispiace, la devo scortare da Finvarra» sbottò Lúg, afferrandomi per un braccio e strattonandomi in avanti.

Sotto gli sguardi dei guerrieri, avanzai con gli occhi colmi di meraviglia: mi trovavo in un portico circolare, ampio e elaborato, il cui soffitto era un alternarsi di archi e volte in pietra candida e lucente.

Sul lato esterno del porticato vi erano decine di porte chiuse, di forme e colori diversi; mentre il lato interno era delimitato da una balaustra in ferro battuto dipinto d'oro, la cui forma ricalcava l'intreccio di un rampicante fiorito.

Trotterellai dietro a Lúg e, ad ogni passo, osservai con stupita meraviglia il pavimento mosaicato dai colori sgargianti del corridoio, le cui immagini trasmettevano un crudo realismo della vita delle fate: i tasselli appariscenti andavano a comporre scene di vita quotidiana come feste e banchetti, matrimoni e funerali, combattimenti e incontri amorosi.

Giungemmo quindi alla balaustra e, nel guardare in basso, mi dovetti reggere alla colonna di marmo intarsiato al mio fianco per non cedere allo shock. Oltre la ringhiera, infatti, vi era il vuoto: un'immensa voragine si apriva nella terra, e dal fondo provenivano luci e voci chiassose.

«Laggiù, nelle profondità più lontane, vive Finvarra. È proprio là che stiamo andando» mormorò Lúg al mio orecchio, inspirando l'odore dei miei capelli come un cane da caccia.

Sporgendomi più avanti, seguii con gli occhi il corridoio porticato e mi resi conto che scendeva a spirale nelle profondità della terra, avvolgendosi su sé stesso nel modo di un serpente.

«Forza, seguimi» mi intimò Lúg, procedendo a grandi falcate lungo il corridoio principale della reggia di Finvarra.

Per evitare di incappare nella sua furia per la seconda volta in poche ore, non obiettai e lo seguii come un'ombra. Con occhi spauriti mi guardai intorno, cercando di imprimere nella mia mente più dettagli possibili, nel vano tentativo di elaborare un piano di fuga che, me ne rendevo conto, sarebbe stato impossibile da mettere in pratica. Passammo davanti a numerose porte chiuse e io trasalii nell'udire risate sguaiate e grida divertite provenire da dietro i battenti: quando ancora ero nel mio mondo, avevo cercato di immaginarmi il regno delle fate, e ciò che mi trovavo di fronte agli occhi in quel momento era completamente al di fuori delle mie aspettative.

«Cosa... cosa sta succedendo là?» domandai ad un certo punto, udendo delle grida acute e strazianti provenire da dietro una porta dai pesanti battenti neri come la pece, sprangati da pesanti chiavistelli in ferro grossi almeno quanto il mio avambraccio.

Un ghigno sadico comparve sul regale volto di Lúg: «Oh, sono proprio contento che tu me l'abbia chiesto, mocciosa» mormorò con voce suadente e, stringendo la mia spalla in una morsa d'acciaio, mi sospinse nella direzione della porta misteriosa.

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