Lingue dimenticate

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La mattina dopo mi svegliai con un profumo di pancakes e caffè nell'aria.

Mugolando di stanchezza, rotolai giù dal letto e mi stiracchiai, facendo una smorfia nel sentire le membra dolenti e le giunture scricchiolanti.

Mi infilai una felpa larga e rattoppata e scesi in cucina, seguendo il profumo di cibo come un cane da tartufo.

«Buongiorno, tesoro» mi salutò mia madre, venendomi in contro e dandomi un bacio sulla fronte.

«'Giorno» borbottai, versandomi una tazza di caffè e sedendomi a capotavola.

«Tutto bene?» mi domandò Moira, lanciandomi un'occhiata sospettosa mentre spennellava i pancakes di Meaghan con una bella dose di sciroppo d'acero.

«Sì» risposi, inerte, facendo un sorso di caffè e rimanendo a fissare le venature del tavolo di legno.

Mia madre, però, non si diede per vinta: «Com'è andata ieri sera? So che sei stata invitata alla celebrazione delle Antiche Tradizioni» mi incalzò.

Feci spallucce e mi limitai a non risponderle.

Com'era andata? Questo voleva sapere mia madre? Beh, avrei tanto voluto saperlo anche io.

Male. Bene. Non avrei dovuto fare quello che avevo fatto. Ormai però l'avevo fatto. L'avrei rifatto? Se avessi potuto riavvolgere il tempo come in una videocassetta, avrei fatto le stesse scelte che avevo fatto la sera precedente? Non lo sapevo.

Ero confusa.

E non mi sentivo troppo bene con me stessa.

Una piccola ma fastidiosa parte di me si sentiva come se avessi tradito Rìan... ma non era così, dopotutto lui aveva una fidanzata. Era quasi sposato.

Eppure, io mi sentivo una brutta persona.

Inoltre, mi sembrava di aver usato Solamh, al solo scopo di togliermi Rìan dalla testa.

Ero una brutta persona.

«Tesoro» mia madre si sedette al mio fianco, «Se ieri sera è successo qualcosa e sei preoccupata... perché non avete usato precauzioni... stai tranquilla, nella notte di Beltane lanciamo sempre un incantesimo per prevenire, ehm, spiacevoli sorprese nove mesi dopo».

«Mamma!» strillai, coprendomi gli occhi e maledicendomi perché, effettivamente, non avevo pensato a quel piccolo ma insidioso dettaglio.

«Che c'è? Ho avuto anche io diciotto anni, so cosa succede a Beltane!» esclamò Moira, ridendo.

«Non ne voglio parlare» borbottai allora, ancora più irritata di prima.

«Okay, okay» desistette mia madre, sollevando le mani in segno di resa, ponendomi poi un piatto ricolmo di pancakes in segno di pace.

Bofonchiai un "grazie" e mi lanciai sulla colazione, affogando le mie preoccupazioni e i miei dubbi nello sciroppo d'acero.

Pochi minuti dopo, minuti che io passai a ingolfarmi di cibo e a rimuginare su tutte le mie scelte sbagliate, la porta d'ingresso si aprì e la calda voce di Laidhgeann esclamò: «Amore, sono a casa! C'è anche tua madre».

Moira alzò gli occhi al cielo ma gli andò in contro e, dandogli un leggero bacio sulle labbra, gli sussurrò, ridacchiando con fare cospiratorio: «Non sei riuscito a seminarla? È vecchia, ormai».

«Sono vecchia, mica storpia» ribatté mia nonna, entrando di gran lena in casa e aggiungendo: «E non sono nemmeno sorda, quindi bada a come parli se non vuoi che ti cucia la bocca con un incantesimo».

Sangue di DiscendenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora