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Non so quando tutto è cominciato. Sono sempre stato fedele ai miei amici, soprattutto a Claudio. Noi due ci conosciamo dai tempi dell'università; sono stato il primo a cui ha presentato Serena. Ho sempre creduto che fossero perfetti l'uno per l'altra.
Lei lo è di sicuro. Perfetta, intendo.
Il suo modo di buttare la chioma di capelli biondo cenere tutta da un lato è di una sensualità unica.

Ero titubante quando ho ricevuto l'invito a cena. L'ultima volta che abbiamo condiviso un pasto è stata la cena di fine anno.
Avevo portato una bottiglia di buon vino e, quando Serena si è avvicinata per lasciarmi un bacio sulla guancia come ringraziamento, qualcosa dentro di me si è smosso. Ma non era la prima volta.

Qualche mese prima avevo dovuto riportare il notebook che Claudio aveva lasciato da me e mi ero fermato per un caffè. Mi ha sorriso. Non ricordavo che mi piacesse così tanto vederla sorridere.

Mi ero ripromesso di non ficcarmi più in certe situazioni. Eppure rieccomi qui.
Claudio blatera da mezz'ora e lei, anche se continua ad ascoltarlo, sono sicuro che si sta annoiando da morire.
Io invece non riesco a staccarle gli occhi di dosso. Il suo abbigliamento per l'occasione è un invito a farsi ammirare. Forse non è il mio preferito, ma indossato da lei sembra perfetto.

Le sue labbra si sono schiuse per parlare e Claudio, con la sua esuberanza, ha bloccato qualsiasi frase si stesse celando dietro quel bocciolo rosso. Quando timidamente mi ha guardato, ho accennato un sorriso e lei ha abbassato lo sguardo.

«Tu cosa ne pensi?» finalmente Claudio ferma la mitragliatrice che ha al posto della bocca, per prendere un sorso di vino.

Per un attimo distolgo l'attenzione da lei.
Eh, cosa ne penso? Ora tira in ballo me. Daniele, dì qualcosa di intelligente.
«Penso che mi piacerebbe sentire l'opinione di Serena, al riguardo.»
Lei sembra sorpresa. Un grosso sorriso si stampa sulle sue labbra. Non sarà stata la cosa più intelligente da dire, ma quel sorriso vale più di qualsiasi tipo di ammirazione potesse provare per me dopo aver ascoltato la tesi di Claudio, secondo la quale l'anzianità lavorativa conta più delle capacità del singolo individuo. Un argomento piacevole e leggero, proprio adatto a una serata tra amici.
È sempre il solito. Dove potrebbe esserci leggerezza, trova sempre il modo di far diventare tutto un dibattito.
Attendo che lei finisca il suo boccone.

«Io credo che una persona diventi esperta nel proprio settore con il tempo, per cui l'anzianità è importante.»

«Ecco, vedi? È quello che stavo dicendo», le lascia un bacio sulla guancia.

Accenna un timido sorriso. «Sì, però non è sempre così.» Prende un sorso di vino. A quanto pare ha bisogno di una spinta.
Sorrido e la imito, sollevando il mio calice. Mi metto comodo. Sono proprio curioso di sapere cosa pensa quella testolina. «Qualche volta si possono incontrare persone così intelligenti da apprendere in poco tempo quello che altri ci mettono una vita ad imparare.»

Eccola Serena. E questo spiega perché non l'ha lasciata parlare prima. A Claudio non piace che gli si dia torto.
«Quindi, secondo te, è normale che uno si impegni duramente nel proprio lavoro per anni, per poi vedersi soffiare il traguardo da un pivello?»

Guardo lui, poi lei. Non sembra intimorita dal confronto, anzi, l'opposizione di Claudio sembra averle acceso una fiamma dentro. Aggiusto la mia postura e mi godo il momento.

Serena mette giù le posate. «Forse si tratta solo di capacità. Si è capaci, oppure non lo si è. L'anzianità è solo una scusa per non impegnarsi abbastanza, convinti che basti quello per ottenere un posto di prestigio. So di cosa parlo.» È tutta rigida. I pugni chiusi sul tavolo e la mascella serrata, mentre Claudio ha abbassato lo sguardo, per niente intenzionato a proseguire il discorso. Non le dà corda.

La moglie del mio migliore amico è off-limitsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora