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Tutto è andato come previsto. Abbiamo vinto la causa e posso aggiungere un altro strike tra i miei punteggi. Oltre a dover restituire i progetti che hanno sottratto in modo illegale, tramite una spia nell'azienda di Serena, saranno costretti a versare un grosso risarcimento.
Non avevo più visto Serena, fino a questa mattina in aula. Non siamo nemmeno venuti insieme. Non pretendevo certo che lasciasse Claudio dopo aver fatto sesso con me, ma le sue parole mi hanno ferito più di quanto mi aspettassi. In realtà non ho avuto neanche molto tempo per pensare a lei. Sono stato preso dal lavoro e dal pensiero che Clara potesse stare ancora male.
Ora la guardo e mi rendo conto di aver commesso un enorme sbaglio. Sarei dovuto tornare a casa l'altra sera, Clara o non.
Ho poi parlato con Claudio e mi ha raccontato di quanto gli fosse sembrata disperata quella sera e di essere stato costretto a dirle che avevo discusso con mio padre, con il quale ho un pessimo rapporto. Non mi ha fatto piacere che gliel'abbia detto, ma capisco che si sia trovato in una situazione complicata.

Rivolgo la mia attenzione verso Serena, che parla con l'avvocato della controparte; e non posso credere ai miei occhi, quel bastardo ha appena perso la causa del suo cliente e non si preoccupa di farsi vedere con lei.
E ci sta provando. Cazzo se ci sta provando! Quella mano sulla sua schiena mi da sui nervi.

Saluto la mia assistente e mi avvicino ai due.
«Signor Chidi», gli porgo la mano.

«Avvocato Valenti», me la stringe e fa un sorriso da ebete.

Ho sempre trovato disgustoso quest'uomo, sin dai tempi dell'università. È viscido e subdolo. «Se non le dispiace, vorrei parlarle. In privato.» Serena mi guarda interrogativa e io incrocio il suo sguardo per una frazione di secondo. Chidi mi fa segno di allontanarci e insieme ci spostiamo di qualche metro. «Cosa stai facendo?» attendo una risposta che mi sia gradita, ma conoscendo il soggetto, dubito che arrivi.

«Non so di cosa sta parlando, signor Valenti.» Accenna un sorriso e ho subito voglia di tirargli un pugno in pieno volto.

«Sai bene a cosa mi riferisco. Tieni le mani in tasca, lungo i fianchi, dove ti pare, ma non addosso alla mia cliente», ringhio tra i denti, mentre lancio uno sguardo verso Serena che per fortuna sembra non interessarsi alla nostra discussione.

«Oh, capisco.» E riecco quel sorriso ebete.

Giuro che se continua gli tiro un pugno. «No, non è niente di simile. Serena è la moglie del mio migliore amico, quindi è off-limits.» Come se questo mi avesse impedito di fare sesso con lei. Scaccio quel pensiero.

«Quindi, vediamo se ho capito bene. Ti scopi la moglie del tuo migliore amico e dici a me che è off-limits?» ride di gusto e la mia rabbia cresce.

Lo afferro per il colletto della camicia «Senti, piccolo verme insignificante, io non mi scopo proprio nessuno e tu sei solo un coglione. Tieni a posto le mani.» Lo lascio andare, mentre continua a sorridere come uno stupido, e gli do le spalle.

«Ma certo, "signore".» Si porta due dita alla fronte. «Tanto tu sei abituato al fatto che si fa sempre come dici, non è così? Ci pensano i soldi di paparino ad aprire tutte le porte, e chissà, magari anche le gambe di qualche donna più ostinata.»

D'accordo, questo è troppo. Torno sui miei passi e gli piazzo un pugno in pieno volto.
«Non ho bisogno dei soldi di nessuno per aprire alcuna porta. E le donne non le pago, è offensivo. Prova a crescere.» Faccio per allontanarmi di nuovo.

«Questa me la paghi, stronzo!» mi urla alle spalle, mentre mi dirigo verso la porta l'aula.

Serena è sconvolta, credo non mi abbia mai visto così. Ha gli occhi sbarrati e la bocca aperta. «Ma che succede?»

La moglie del mio migliore amico è off-limitsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora