05 - The Meeting

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La mattina successiva Sophia mi inviò un messaggio e mi disse che avrei dovuto presentarmi al lavoro più tardi. Nominò qualcosa su Cosmopolitan, che aveva cancellato il servizio fotografico o cose del genere. Lei voleva approfittarne per avere un paio d’ore libere, di conseguenza avevo anch’io del tempo a disposizione.
Le mie coinquiline uscirono tutte presto, chi per andare al lavoro, chi per andare all’università ed io mi ritrovai da sola per la prima volta in più di due settimane.
Decisi di sedermi sul divano e guardare un po’ di televisione. Magari un po’ di zapping mi avrebbe aiutata a togliermi dalla mente quello che era successo il pomeriggio precedente.
Portai la mia tazza di caffè con me e, ancora avvolta nell’accappatoio, accesi la TV.
“Un concerto incredibile, quello di ieri sera! Niall, Zayn, Harry, Louis e Liam hanno cantato i loro più grandi successi con una forza incredibile e il pubblico del Madison Square Garden è assolutamente impazzito! Avanti, ammettetelo voi nel pubblico. Qualcuno di voi è andato per vederli sul serio, prendendo la scusa di accompagnare i propri figli, vero?” Disse Wendy Williams, conduttrice di un talk show mattutino, mostrando un enorme sorriso. Dietro di lei, sul grande schermo, si susseguirono immagini del concerto della sera prima.
Sbuffai e cambiai canale.
“Oggi parliamo di genetica. Conosciamo tutti almeno una persona che ha le fossette, vero? Sapevate anche che a volte giocano un ruolo nell’attrazione sessuale o nella scelta del partner? Il dottor Rafferty, in studio, ci aiuterà ad approfondire questo argomento.”
Ce l’avevano tutti con me quella mattina? Visualizzai il viso di Harry nella mia mente e scossi la testa per farlo sparire. Cambiai di nuovo canale e finii su MTV, che in quel momento stava trasmettendo uno dei video musicali degli One Direction. Fossette cantava guardando nella telecamera. Sembrava che stesse fissando direttamente il mio cuore e provai un brivido. Poi, dal nulla, il cantante sorrise ed io sentii di nuovo la fastidiosa sensazione di avere le farfalle nello stomaco. Per fortuna ero seduta, perché altrimenti le mie gambe non mi avrebbero retta, ne ero sicura.
Perché lo trovavo attraente? Era un bel ragazzo, sì, ma niente di più. Perché non riuscivo a far sparire il suo viso dai miei pensieri?
Spensi il televisore. Tanto era inutile, sembrava che tutta New York stesse parlando di lui quella mattina.
Decisi di occupare il tempo in altro modo, così dopo essermi vestita e truccata, andai a fare una passeggiata per le vie di Manhattan, esplorando i dintorni e fotografando tutto quello che attirava la mia attenzione.
Da anni la fotografia era diventata la mia salvezza, la mia via di fuga dalla realtà. Non ero mai stata brava ad esprimermi a parole, ma ritenevo di essere abbastanza in gamba con le immagini. Catturavo i momenti e quello che mi colpiva di più, era come se, attraverso la lente, riuscissi a far vedere il mondo dal mio punto di vista agli altri.
 
“Kim!” Esclamò Amber quando arrivai al lavoro, poco prima di mezzogiorno.
“Ehi!” Ricambiai il saluto. “Sophia è già arrivata?”
“No, ma mi ha detto di prenotare un tavolo al The Little Owl, perché andrete a pranzo con degli ospiti.” Rispose. Alzai le spalle e mi sedetti di fronte alla scrivania della ragazza, guardando le immagini che avevo catturato quella mattina nello schermo della mia macchina fotografica.
“Com’è andata la serata?” Le domandai distrattamente. Volevo fare conversazione, avevo bisogno di parlare e di distrarmi.
“Oh, benissimo! Sono andata al concerto degli One Direction ieri sera. Ho accompagnato la mia sorellina ed è stato fantastico!” Esclamò lei. “Sophia aveva i pass per il backstage e ho passato un po’ di tempo con loro. Harry Styles è proprio un figo, lasciatelo dire. Perché non sei venuta anche tu? Ti saresti divertita!”
Sospirai e guardai fuori. Perché Fossette mi stava tormentando in quel modo? Era ovunque.
“Avevo impegni.” Mentii dopo qualche minuto, abbozzando un sorriso.
“Peccato. Però la prossima volta devi venire, perché sono troppo simpatici. E poi sono bravi.”
“D’accordo, la prossima volta ci penserò.” Dissi. Guardai l’orologio, sperando che Sophia arrivasse presto. Avevo bisogno di buttarmi a capofitto nel lavoro e avere la mente così impegnata da foto, pose e obiettivi da dimenticarmi di tutto il resto.
Nylon Magazine voleva dedicare la copertina al cast di un famoso telefilm e Sophia era stata ingaggiata per gli scatti. Il che non mi dispiaceva, perché l’attore era un gran figo e magari mi avrebbe fatto smettere di pensare a Fossette per qualche minuto.
Dovevo anche scegliere la musica per il servizio fotografico di quel pomeriggio. Qualcosa di allegro e movimentato per permettere agli attori di sciogliersi e posare.
 
Robin Thicke è già passato di moda, e in ogni caso la sua canzone è sessista. Pensai.
 
Si aprì la porta dello studio e Sophia entrò con gli ospiti. Le rivolsi un cenno di saluto distratto, mentre continuavo a pensare alle canzoni da scegliere.
 
Potrei mettere Pitbull e Ke$ha o Katy Perry. Oppure…
 
“Ehi, Kimberly! Che piacere rivederti!” Esclamò Fossette, piazzandosi esattamente di fronte a me e sorridendomi.
Miley Cyrus.” Blaterai ad alta voce, sgranando gli occhi. Lui rise e mi rivolse un sorriso.
“Beh, mi sono vestito da Miley a Halloween, ma sono Harry.” Disse. “Harry Styles.” Aggiunse.
E come avrei mai potuto dimenticarlo?
“Stavo pensando alle canzoni da scegliere per il servizio di oggi e… mi hai preso alla sprovvista.” Dissi, arrossendo e alzandomi per salutare la band. Fossette mi mise una mano sul braccio e poi si avvicinò per darmi un bacio su ogni guancia.
“In ogni caso sono tutti pazzi per il nuovo album di Beyoncé in questo periodo. Piace anche a Sophia, farai una bella figura.” Mormorò nel mio orecchio prima di allontanarsi.
Provai un brivido e gli rivolsi un sorriso nervoso. Qualcuno avrebbe dovuto spiegarmi perché mi sentivo così a disagio in sua presenza. Avevo conosciuto centinaia di persone nella mia vita. Dannazione, non mi ero sentita così strana nemmeno la prima volta che ero andata a letto con un ragazzo!
“Grazie.” Dissi.
Salutai velocemente anche il resto della band e poi un pensiero mi colpì come un fulmine a ciel sereno. Loro erano gli ospiti con cui sarei dovuta andare a pranzo quel giorno. Avrei dovuto condividere un tavolo con Fossette.
Studiai velocemente un modo per evitare quell’orribile situazione. Sophia non avrebbe mai creduto a un improvviso malore, vero?
“Forza, andiamo tutti a pranzo! Così voi potrete partire a stomaco pieno.” Esclamò la fotografa.
No, ormai era troppo tardi per fingere qualsiasi cosa.
 
Fossette si sedette di fronte a me, di fianco a Sophia, così dovetti costringermi a comportarmi normalmente. Il mio capo continuava a osservarmi, non potevo farle capire quello che stava passando per la mia mente.
“Cosa ti manca di più di Londra, Kim?” Mi domandò Louis, che si era seduto di fianco a me. “Io devo essere sincero, quando sono in tour vado in crisi d’astinenza da thè Yorkshire. Me ne porto un po’, ma insomma, prima o poi finisce.” Continuò lui.
“Sei incredibile, Louis.” Disse Liam con un sorriso. “Speravo che la tua risposta a quella domanda fosse che ti manca la tua ragazza, e invece no! Ti manca il thè!” Esclamò, facendo scoppiare tutti a ridere.
“Certo che mi manca El!” Rispose Louis, sulla difensiva. “Ma quando mi manca la mia ragazza posso chiamarla o vederla su Skype. Ti sfido a telefonare a una tazza di thè.” Aggiunse con una serietà che fece ridere di nuovo tutti.
“Scusa, ti abbiamo interrotta.” Disse poi Liam, rivolgendosi a me.
“Nessun problema.” Risposi. “In realtà di Londra mi manca solo una cosa: Holland Park.” Aggiunsi.
“Abitavi lì vicino?” Mi chiese Harry.
“No, ma era il posto in cui andavo più spesso. Mi rifugiavo lì quando volevo stare da sola o quando ero triste. Lo amavo particolarmente nei giorni di pioggia.” Replicai. “C’è un portico affrescato stupendo e mi mettevo sempre lì a leggere. E poi Holland Park è una fonte incredibile di ispirazione, è stato lì che mi sono innamorata della fotografia.”
Ricordai per un momento il parco e sorrisi. Era sempre stato il mio nascondiglio quando tutto andava male, nonostante non fosse vicino alla mia abitazione.
L’avevo scoperto durante una piccola gita insieme agli altri bambini e ragazzi della Casa Famiglia dove eravamo state sistemate Cassie ed io in attesa di essere adottate. E poi avevo continuato a tornarci anche anni dopo, quando i Fletcher avevano deciso di adottarci. Era stata la mia oasi di tranquillità, la mia ancora di salvezza dopo tanti momenti difficili.
 
Avevo quindici anni e i Fletcher, dopo qualche mese di affidamento, avevano deciso di adottare Cassie e me. Ci avevano detto che volevano che diventassimo parte della loro famiglia. Ormai avevamo perso le speranze, perché chi voleva portare a casa due gemelle adolescenti? I Carter, che ci avevano prese in affidamento quando avevamo dodici anni, ci avevano riportate alla Casa Famiglia dopo sei mesi, perché Ethan, il loro unico figlio naturale, si era innamorato di Cassie.
A scuola eravamo le nuove arrivate. Avevamo cambiato quartiere e non conoscevamo nessuno. La notte prima del nostro primo giorno Cassie ed io non avevamo dormito per niente. Lei era terrorizzata da quello che sarebbe successo ed io avevo cercato di tranquillizzarla, anche se ero spaventata quasi quanto lei.
Avevo conosciuto subito una ragazza di nome Aria. Ci eravamo sedute vicine a pranzo ed eravamo diventate istantaneamente amiche. Lei era un po’ più bassa di me, aveva i capelli castani, lisci e tagliati all’altezza delle spalle. Aveva gli occhi di un colore molto strano. Erano azzurri, ma all’interno dell’iride si vedeva anche del verde. In pochi mesi eravamo diventate inseparabili. Ci dicevamo tutto e passavamo quasi tutti i pomeriggi insieme. A volte si univa a noi anche Cassie, ma la maggior parte delle volte eravamo solo noi due, perché la mia gemella aveva cominciato a uscire con un ragazzo di nome Samuel e passavano tutto il tempo libero insieme.
Mi piaceva quella scuola e tutti i miei compagni di classe mi stavano molto simpatici.
Poi, un giorno, Brian – un ragazzo del mio anno molto alto, con i capelli scuri e gli occhi grigi – aveva deciso di sedersi di fianco a me durante una festa in pizzeria. Avevamo scherzato e riso insieme per tutta la sera e avevo cominciato a provare qualcosa per lui. L’avevo sempre trovato attraente, ma dopo quelle ore passate insieme avevo capito di essermi presa una cotta per lui.
Brian mi aveva dato un soprannome – “K-Bomb” - e aveva continuato a fare battute inappropriate per tutto il tempo. Mi aveva chiamata ‘bomba sexy’ e mi aveva fatto arrossire, perché nessuno mi aveva mai detto che mi trovava attraente.
Dopo la cena avevamo deciso di andare a fare una passeggiata per le vie di Londra e lui mi aveva permesso di prenderlo a braccetto.
Al momento di salutarci mi aveva dato un bacio sulla guancia e mi aveva fatta ridere, facendomi vedere che aveva modificato il mio nome sul suo telefono da Kimberly a K-Bomb.
Avevamo continuato a passare tempo insieme anche a scuola, durante i mesi successivi. E i miei sentimenti per lui non avevano fatto altro che crescere.
Finché una sera non avevo deciso di organizzare una festa a casa, avevo indossato gli abiti più carini che avevo e avevo passato la sera a chiacchierare e a ridere con lui.
I segnali c’erano tutti: Brian mi aveva toccata più volte con una scusa qualsiasi – “La stronza di Filosofia mi ha interrogato a tradimento!” E mi aveva posato una mano sulla gamba. “Deve essere stato difficile continuare a cambiare casa.” E la mano si era spostata sul braccio. “Mi piace il vestito che stai indossando questa sera!” E la mano era scivolata sulla mia gamba. – aveva posato lo sguardo sulle mie labbra più e più volte, mi aveva messo un braccio intorno alla mia vita e mi aveva attirata a sé per un ballo lento. Ed io avevo pensato che il mio cuore sarebbe scoppiato, perché non ero abituata a provare quella quantità di sentimenti.
Poi, quella notte, dopo la festa mi era arrivato un messaggio di Aria.
 

The Butterfly Effect || [One Direction - Harry Styles]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang