06 - The Heartbreak

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“Fammi capire, hai rifiutato il numero di telefono di Harry Styles?” Mi chiese Cassie quella sera, quando le raccontai tutto quello che era successo negli ultimi due giorni. Stavamo leggendo entrambe sui nostri letti e lei si era accorta immediatamente che c’era qualcosa che non andava. Aveva appoggiato il suo libro sul comodino e mi aveva chiesto com’era andata la mia giornata. Niente di troppo specifico, perché sapeva che se avessi voluto raccontarle qualcosa l’avrei fatto lo stesso. Lei voleva solo farmi sapere che era disposta ad ascoltare tutto quello che volevo dirle. E le parole erano uscite dalla mia bocca come un fiume in piena, una dopo l’altra.
“Cosa potevo fare?” Domandai di rimando, guardando la mia gemella negli occhi.
“Kim, questo è il primo ragazzo che ti piace dopo Chad, è una cosa grossa!” Esclamò lei. Provai un’ondata di rabbia quando sentii quel nome.
“Ma figurati, è solo una cotta passeggera. Un po’ di stupida attrazione fisica, niente di più.” Dissi immediatamente. Era come se intorno al mio cuore si fossero innalzate delle mura altissime al solo sentire nominare Chad.
“Beh, ma avresti potuto accettare il suo numero. Chissà cosa avrebbe potuto nascere tra di voi.”
Eccola, la solita Cassie, l’inguaribile romantica.
“Nulla, perché il mio capo mi ha espressamente vietato di uscire con i suoi clienti. E Fossette è un suo cliente.” Risposi, chiudendo gli occhi. Li riaprii immediatamente, perché mi sembrò di vedere il viso di Harry. “Piuttosto, hai sentito Nathan negli ultimi giorni?” Domandai.
Cassie capì immediatamente che volevo cambiare argomento e sospirò.
“Sì, ieri sera abbiamo parlato su Skype, ma mi manca da morire. Non è la stessa cosa, vorrei averlo qui.” Disse lei, abbassando lo sguardo e stringendo il piumone con una mano. “Non è facile stare lontana da lui.”
“Lo so, ma pensa che stai seguendo il tuo sogno.” Cercai di consolarla. “Quando torneremo a Londra organizzerai matrimoni epici, tra cui il tuo.” Aggiunsi. Cassie sorrise. “E Nathan è sempre lì, lo puoi vedere quando vuoi su Skype, puoi chiamarlo, mandargli sms…” Dissi.
“E’ difficile sapere che probabilmente non lo vedrai mai più?” Mi domandò la mia gemella improvvisamente.
“Chi? Fossette?” Chiesi di rimando. Lei annuì ed io inspirai profondamente. “No, in un certo senso è più facile. So che non lo vedrò mai più e quindi non potrà mai esserci nulla tra di noi. Sarebbe molto più difficile doverlo vedere spesso.” Risposi.
Per un po’ nessuna delle due disse più nulla. Se Harry Styles fosse stato un mio collega sarebbe stata una tragedia. Avrei odiato doverlo vedere tutti i giorni.
“Buona notte, Kim.” Mormorò Cassie.
“’Notte.” Risposi, spegnendo la luce e sistemandomi sotto le coperte. Appena appoggiai la testa sul cuscino cominciai a pensare a quello che aveva detto la mia gemella e a Chad.
 
Dopo quello che era successo con Brian e Aria avevo perso fiducia nel genere umano. Avevo passato due anni interi a concentrarmi solo sullo studio e, alla fine, ero riuscita a smettere di stare così male per quel tradimento doppio. Okay, da parte di Brian non era stato esattamente un tradimento perché non stavamo insieme, ma ci ero rimasta male comunque.
Poi, quando avevo diciassette anni, avevo conosciuto Chad su internet e, più precisamente, sul social network della mia scuola.
Mi aveva scritto un messaggio, un giorno, dicendomi che era convinto di avermi già vista da qualche parte. Lui aveva tre anni più di me e si era già diplomato da un pezzo.
Avevo deciso di rispondergli, perché ero curiosa di sapere dove mi avesse già vista.
All’inizio ci eravamo limitati a chattare per ore, a volte anche per tutta la notte. Poi avevamo deciso di incontrarci di persona, perché abitavamo entrambi nella stessa città e avevamo frequentato la stessa scuola. Era stupido continuare a scriversi su internet e basta.
Così ci eravamo incontrati a South Bank durante un pomeriggio estivo. Avevo portato Cassie con me, perché non volevo andare all’incontro da sola in caso non fosse davvero chi diceva di essere.
Ma Chad era davvero il ragazzo della chat. E non solo, era anche più simpatico e divertente dal vivo. Avevamo passato il pomeriggio insieme e l’avevo trovato più attraente che in foto. Era alto. Molto alto. Aveva i capelli lunghi castani e gli occhi dello stesso colore. Suonava in una band rock locale e avevamo legato perché avevamo gli stessi gusti in fatto di musica. Lui sperava di sfondare con il suo gruppo, io non vedevo l’ora di finire la scuola per smettere di vedere Aria e Brian e per cominciare a seguire il mio sogno, cioè quello di diventare una fotografa.
Da quel giorno avevamo cominciato a uscire insieme regolarmente – e quando non ci vedevamo ci scrivevamo in chat.
Ricordavo ancora perfettamente il momento in cui mi ero innamorata di lui. Mi aveva invitata all’Hard Rock Calling, il festival di musica a Hyde Park. Eravamo andati insieme e avevamo passato una serata indimenticabile. Lui mi aveva fatta sedere sulle sue spalle durante la mia canzone preferita e poi, quando mi aveva fatta scendere, mi aveva abbracciata stretta. Ci eravamo guardati negli occhi per qualche secondo e poi mi aveva baciata. Così, dal nulla. Ed io mi ero innamorata di lui. Profondamente ed innegabilmente.
Avevo cominciato ad aspettare con ansia le sue telefonate. Non vedevo l’ora di vederlo e quando ci incontravamo a South Bank, alla solita panchina, gli saltavo in braccio e lo baciavo. Lui mi metteva le mani sui fianchi e mi faceva girare mentre le sue labbra toccavano le mie. Era come se ci incontrassimo dopo tanto tempo ogni volta, anche se in realtà ci eravamo visti il pomeriggio precedente.
Dopo circa tre mesi dal nostro primo bacio, Chad mi aveva invitata a casa sua. Eravamo andati a vedere un concerto al Koko a Camden e poi avevo detto alla signora Fletcher che avrei dormito a casa di un’amica, invece ero andata all’appartamento di Chad – che viveva già da solo – ed eravamo stati insieme. Avevo avuto la mia prima volta con lui ed era stata una serata magica.
Pensavo che fosse la mia anima gemella ed ero al settimo cielo quando passavo del tempo con lui.
Più o meno dopo un anno dalla sera della prima volta – ma chi volevo prendere in giro? Erano passati esattamente trecentodue giorni, li avevo contati – Chad ed io ci eravamo trovati in chat e avevamo cominciato a chiacchierare. Ormai lo conoscevo così bene da riuscire a capire il suo umore dalle frasi che utilizzava.
Ricordavo perfettamente la conversazione di quel pomeriggio. Era impressa nella mia memoria e ogni tanto la sognavo.
 
KimF: “Ehi, va tutto bene? Mi sembri giù di morale.”
ChadC: “No, in realtà sono un po’ triste.”
KimF: “Che succede?”
ChadC: “Ho litigato con la mia ragazza.”
 
Avevo riletto quella frase almeno cento volte. All’inizio non avevo capito. Pensavo che si riferisse a me, così avevo digitato una risposta velocemente.
 
KimF: “Ma la tua ragazza non è arrabbiata con te. Le manchi e basta.”
ChadC: “Non tu, Kimmy. La mia ragazza.”
KimF: “Credo di non capire… pensavo di essere io la tua ragazza.”
ChadC: “No, piccola, la mia ragazza vera, quella con cui sto da cinque anni.”
 
Dopo quella risposta avevo chiuso la conversazione e mi ero disconnessa da internet.
Che tipo di persona confessava di avere un’altra ragazza alla sua amante via chat? Amante. Quanto odiavo quella parola. Non riuscivo a credere di aver vissuto una menzogna per tutto quel tempo. Io mi ero innamorata di lui. Avevo avuto la mia prima volta con lui. Ero convinta che fosse la mia anima gemella. E, soprattutto, pensavo che lui ricambiasse i miei sentimenti, anche se non mi aveva mai detto che mi amava. Io, da stupida ragazzina ingenua, ero convinta che non lo avesse mai fatto perché voleva fare il figo, e dire quelle parole alla propria ragazza non era rock’n’roll.
Invece per lui non ero stata altro che un passatempo. Un’amante. Una bambolina. Un giocattolo.
Avevo visto Chad qualche giorno dopo quella conversazione e avevo ceduto solo perché lui aveva continuato a chiamarmi e a mandarmi messaggi. Ci eravamo incontrati alla solita panchina a South Bank e aveva cercato di spiegarmi come stavano le cose. Sì, lui aveva una ragazza da ben cinque anni e non pensava che io avessi frainteso quello che c’era tra di noi. Pensava che fosse anche per me un gioco, un modo per uscire dalla solita routine. Gli avevo tirato un sonoro schiaffo e quella era stata la prima e l’unica volta che avevo alzato le mani su qualcuno.
Il mio cuore si era rotto in un milione di pezzi e non avevo la minima idea di come fare a rimetterlo insieme. Non avevo mai provato un dolore simile in tutta la mia vita e avevo giurato che non avrei mai più permesso a nessun ragazzo di farmi sentire in quel modo.
 
Il mattino successivo mi svegliai con una nuova missione in mente: da quel momento mi sarei concentrata solo sul lavoro. Avrei smesso di pensare a Fossette, perché tanto non l’avrei più rivisto e sarebbe andato tutto bene. Avrei passato un anno incredibile lavorando per Sophia e non avrei permesso che niente e nessuno rovinasse quell’esperienza.
Dopo una doccia veloce mi spostai in cucina, dove Piper aveva già preparato la colazione per tutte.
“Oggi tocca a me, quindi spero che pancake alla banana e succo d’arancia vadano bene per tutte!” Esclamò.
Elle si sedette al bancone della cucina e sbadigliò.
“Quello che vuoi, P.” Rispose. Anche Cassie ci raggiunse, già vestita di tutto punto, truccata e pettinata.
“Wow, come sei vestita bene oggi!” Esclamò Piper, guardando la mia gemella dall’alto in basso. La osservai anch’io per qualche secondo e sorrisi.
“E’ una giornata importante!” Rispose Cassie, agitandosi. “Sapete che dopo le lezioni per il momento lavoro in un negozio di scarpe, giusto?”
“Sì.” Rispondemmo tutte.
“Bene, oggi ho il colloquio per un potenziale posto in un negozio di abiti da sposa!” Esclamò Cassie! “Non volevo dirvi nulla per non rovinare tutto, insomma, per superstizione, ma non ce la faccio! Sono troppo contenta e spero che mi prendano!” Aggiunse.
“Ma è fantastico!” Disse Elle. “E sono sicura che ti prenderanno. Voglio dire, quando ti conosceranno capiranno immediatamente che sei una persona da non lasciarsi scappare.” Aggiunse la ragazza.
“Incrocio le dita per te, C!” Esclamò Piper.
Io guardai la mia gemella e basta, consapevole del fatto che un solo sguardo contasse più di mille parole. Ci conoscevamo da tutta la vita, ormai sapevamo cosa significava anche il minimo movimento di un muscolo facciale. Osservai Cassie con orgoglio e le sorrisi, appoggiandole una mano sul braccio.
“In bocca al lupo.” Dissi.
“Grazie, Kim. Crepi il lupo, ma non prima di aver comprato un abito da sposa da me!” Rispose lei. Scoppiammo tutte a ridere. Poi Piper servì la colazione per tutte e cominciammo a mangiare.
“Ma sei una cuoca fantastica, P!” Disse Elle dopo un solo boccone.
“Ti piacciono? Sono una ricetta di mia madre! In realtà è lei la cuoca, io so fare un decimo delle cose che fa lei.” Rispose Piper.
“Però sei brava.” Commentai io con un sorriso. “Grazie per questa delizia.”
“Figurati.” Replicò la ragazza. “A proposito, è vero che in questi giorni avete fatto un servizio fotografico agli One Direction?” Mi chiese dopo pochi secondi.
“Sì.” Risposi. “Erano foto promozionali per il nuovo album.” Aggiunsi.
“Oh, e com’erano? Non le foto, ma i ragazzi. Zayn era un figo assurdo, vero?” Mi domandò Elle, legandosi i capelli in uno chignon spettinato.
“E’ molto bello, sì.” Replicai. “I suoi occhi sono qualcosa di straordinario. Grandi, profondi, di un colore bellissimo. E le ciglia scure non fanno altro che aumentare l’intensità del suo sguardo.” Aggiunsi.
Le ciglia scure non fanno altro che aumentare l’intensità del suo sguardo? Chi diavolo ero diventata? Da quando avevo cominciato a notare certe cose sdolcinate?
“E Harry, invece?” Mi chiese Piper. “E’ quello che mi incuriosisce di più.”
Cassie mi lanciò un’occhiata di nascosto ed io scossi la testa quasi impercettibilmente per farle capire che potevo rispondere a quella domanda senza problemi.
“Lui è… molto bello e molto gentile.” Risposi. “Non è altissimo, in foto sembra più alto perché è magrissimo. Però sembra avere un bel fisico. Ha un sorriso che illumina la stanza, seriamente. E i suoi occhi sono incredibili. Sembra quasi che ti attraversino il corpo e arrivino direttamente al cuore.” Continuai, rivedendo il viso di Fossette nella mia mente. Poi mi resi conto di quello che stavo dicendo. “Per il resto ha svariati brufoli e avrebbe bisogno di un gran bel taglio ai capelli.” Conclusi velocemente, cercando di ricompormi e sperando che le ragazze non si fossero accorte di nulla.
Guardai la sveglia appesa alla parete e decisi che era ora di andare al lavoro. In realtà era presto, ma sarei andata a piedi quella mattina. Una passeggiata mi avrebbe fatto bene.
“Deve essere bello incontrare di persona tutte queste celebrità.” Disse Elle. “Io, in redazione, vedo solo gli articoli e le interviste che fanno i colleghi con più esperienza. Purtroppo sono ancora alla fase caffè, fotocopie e telefonate.” Aggiunse prima di bere un sorso di succo d’arancia.
“Vedrai che prima o poi diventerai anche tu una giornalista. Lo stage è giù una grande opportunità e se ti farai notare per la tua professionalità e bravura… sarà un gioco da ragazzi essere promossa!” Esclamai. “E adesso, parlando di caffè, vado al lavoro. E’ sempre meglio arrivare un po’ prima, così fare trovare a Sophia la sua tazza mattutina.” Dissi, alzandomi dallo sgabello e raggiungendo la camera per finire di vestirmi.
 
Katy, buongiorno!” Esclamò Sophia dopo essere entrata nello studio. Prese il caffè dalla scrivania, ne bevve un lungo sorso e poi mi sorrise. “Sei mai stata a Los Angeles?” Domandò.
“No.” Risposi, cercando di ignorare l’ennesimo nome sbagliato con cui mi aveva chiamata la fotografa. “New York è la prima città degli Stati Uniti in cui io sia mai stata. Beh, in realtà la prima in generale, perché non sono mai uscita da Londra. Anzi no, sono andata una volta a Brighton.” Aggiunsi.
“Oh, allora ti piacerà tantissimo, perché è diversa da quello che conosci.” Replicò lei, accendendo il computer e sedendosi alla scrivania.
“Andiamo a Los Angeles?” Domandai, sperando di non sembrare troppo contenta. Dovevo cercare di dimostrarmi professionale.
“Sì, la settimana prossima. Il Rolling Stone vuole fare un articolo sugli One Direction. Sai, uno di quelli della serie: ‘un giorno nella vita di...’ e hanno chiamato me per le foto, visto che sono in buoni rapporti con la band.”
Per un momento mi sentii come se tutto avesse cominciato a girare intorno a me. Dovevo andare a Los Angeles e passare un’intera giornata con Fossette? Era una cosa tremenda, orribile, tragica e avrebbe dovuto essere dichiarata illegale in vari paesi, per quanto mi riguardava.
“Oh, perfetto.” Mi costrinsi a rispondere.

The Butterfly Effect || [One Direction - Harry Styles]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora