16 - The Privacy Issue

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Quel pomeriggio Cassie decise di venire con me da Harry. Voleva parlare con Zayn e scusarsi per quello che aveva fatto la sera prima. Avevo avvisato Fossette via messaggio, così aveva detto al suo amico di non uscire perché la mia gemella voleva parlargli.
“Per fortuna sapevo che sareste state in due, altrimenti avrei pensato di essere ubriaco!” Esclamò Harry quando aprì la porta dell’appartamento. Cassie lo guardò di traverso ed io scoppiai immediatamente a ridere, perché l’umorismo stupido di Fossette mi divertiva tantissimo. “Zayn è in camera sua, comunque.” Mormorò dopo un po’.
 
Qualche giorno prima, dopo aver dovuto raggiungere il mio appartamento a piedi perché l’ascensore era fuori servizio, mi aveva guardata con aria seria e mi aveva detto: “Il tuo palazzo ha la tromba delle scale più brutta del mondo.”
“Anzi, non ce l’ha proprio.” Aveva aggiunto. “Non c’è spazio tra una scala e l’altra. Dovremmo uscire a comprare una tromba e conficcarla tra le ringhiere. Sarebbe più bella così!”
L’avevo guardato per qualche secondo prima di scoppiare a ridere fino ad arrivare ad avere le lacrime. Harry ed io eravamo compatibili anche in quello. Avevamo lo stesso senso dell’umorismo (anche se a volte io ero più sarcastica e contorta di lui e Fossette preferiva le battute letterali che spesso facevano ridere solo lui. E me.)
 
La mia gemella lo ringraziò e sparì dietro la porta della camera di Zayn. Io, invece, seguii il mio ragazzo nella sua stanza. Salutai Niall e Louis, che stavano giocando a un videogioco in salotto e Liam, che guardava lo schermo del suo computer portatile con aria assorta. Poi Harry mi bloccò contro la porta chiusa della sua camera e mi diede un lungo bacio.
“Scusa, dovevo farlo.”
“Non devi scusarti.” Dissi io. “Anzi, a dire il vero…” Continuai, staccandomi leggermente dalla porta e stringendo tra le mani il collo della sua t-shirt. Volevo guidarlo verso il suo letto. Volevo cominciare a baciarlo e non riemergere mai più da sotto il suo piumone.
I nostri piani furono interrotti da Louis, che aprì la porta con uno scatto piuttosto violento e me la sbatté contro la schiena.
“Scusa!” Esclamò il ragazzo. “Insomma, con tutti i posti che ci sono dovete per forza attaccarvi alla porta? La gente deve entrare!” Aggiunse dopo qualche secondo, facendosi spazio tra di noi e sedendosi sul letto.
“Louis!” Dissi, alzando il tono della voce di qualche ottava. “Che ci fai qui?”
“Mi assicuravo che il mio letto non venisse violato in nessun modo.” Replicò lui con un sorriso beffardo. Spostai lo sguardo su Harry, che sbuffò sonoramente e roteò gli occhi al cielo.
“Visto che mi sono preso la stanza più grande, cioè quella principale, qualcuno ha deciso che dovevo condividerla con uno dei due nuovi arrivati. Liam e Louis se la sono giocata e a quanto pare io ho vinto questa ameba. Liam, invece, ha l’ultima camera da letto disponibile.” Spiegò Fossette. “Insomma, hanno tutti una singola ed io sono costretto a dividerla.”
“Hai voluto quella più grande o no?” Lo scherzò Louis.
“Quindi Zayn, Niall e Liam stanno da soli.” Dissi.
“Sì. E mi sono persino offerto di prendere una camera più piccola e lasciare questa a Louis e Liam, visto che entrambi hanno una ragazza in Inghilterra e non avranno bisogno di privacy.”
“Liam non vuole dormire con me.” Disse Louis. Ora aveva perso il sorriso e la sua espressione si era tramutata completamente. Era diventato annoiato, come se non gliene fregasse niente di niente.
Nessuno vuole dormire con te, perché scalci.” Puntualizzò Harry. “Adesso hai capito perché ti ho detto che sono uno sfigato? Perché finisco sempre a fare quello che gli altri non vogliono.” Aggiunse poi voltandosi verso di me.
Bene, avevo capito che per quel momento non avremmo avuto la privacy che stavamo cercando.
Mi sedetti sul letto di fianco a Louis e lo guardai.
“Se ti assicuro che non faremo nulla sul tuo letto ci lasci da soli per un po’?” Domandai. Lui mi scrutò a lungo, sembrava quasi indeciso.
“A parte che non sono mica nato ieri.” Rispose. “E poi… fate quello che vi pare, volevo solo rompere un po’ le scatole a Harry perché prima ha vinto contro di me a Fifa e non ho ancora capito come ha fatto. Credo abbia barato.” Eccolo, il sorriso beffardo era tornato.
Resistetti alla tentazione di darmi una pacca sulla fronte. Uomini.
“Ho schiacciato tasti a caso.” Replicò Fossette. “E questa me la paghi. Non tanto perché sei venuto a rompermi le scatole, quanto perché hai sbattuto la porta contro la schiena di Kim.” Aggiunse.
“Oookay, sto già tremando.” Louis si alzò dal letto e raggiunse la porta. “Cambiate le lenzuola, dopo.”
Questa volta la mia mano si alzò automaticamente e andò a colpire la fronte, emettendo un rumore inquietante.
“Louis.” Disse semplicemente Harry con una scrollata di spalle. Poi mi raggiunse, ma ormai il momento era passato. E, anche volendo, non sarei mai riuscita a fare nulla su un letto dove sapevo che dormiva anche qualcun altro.
“Dai, sediamoci.” Proposi, sistemando il cuscino dietro la mia schiena e mettendomi comoda. Harry imitò il mio gesto e si sistemò di fianco a me. Poi aprì le braccia e mi permise di appoggiare la testa alla sua spalla.
“Mi rendo conto che per te deve essere un po’ strano tutto questo casino. Cioè, siamo cinque ragazzi in un appartamento e siamo abituati a vivere su un tour bus. La privacy non è esattamente il nostro forte.” Disse il ragazzo dopo un po’. Alzai gli occhi e osservai il suo bellissimo viso per qualche istante.
“Non mi dispiace.” Dissi. “Mi fa piacere conoscere anche i tuoi amici. Sono una parte molto importante della tua vita.” Aggiunsi. Lui annuì e mi diede un bacio sulla fronte. Sembrava felice e, a dire il vero, lo ero anch’io.
“Ti devo confessare una cosa.” Disse improvvisamente Fossette, guardandomi negli occhi. Provai una stretta allo stomaco. Le frasi che iniziavano così non promettevano mai nulla di buono, vero?
“Che cosa?” Domandai. Volevo davvero saperlo? Mi maledissi mentalmente, perché dovevo sempre pensare al peggio? Perché non riuscivo a fidarmi al cento percento di qualcuno?
“Volevo fare il figo quando ti ho portata a nuotare nell’oceano. Volevo fare colpo su di te…” Iniziò lui.
“Beh, ci sei riuscito.” Dissi.
“Sì, ma poi sono stato male per il resto della notte.” Confessò lui, abbassando lo sguardo e arrossendo. Lo osservai per qualche secondo. “Sai, ho preso freddo quando siamo andati a nuotare, e…”
“Oh, Harry.” Mormorai, avvicinandomi di più per dargli un bacio sulle labbra. Eccola di nuovo, quella composizione di lettere bellissima che ero onorata di poter pronunciare.
Lui mi attirò più vicina a sé e mi baciò di nuovo, questa volta più a lungo, mentre accarezzava la mia schiena con una mano e teneva l’altra sulla mia nuca.
Al diavolo Louis. Pensai. Mi fermai per pochi istanti, il tempo di togliermi la maglietta, e poi aiutai Fossette a liberarsi della sua. Aveva una collezione di tatuaggi quanto meno strani, ma non mi sarei mai stancata di osservarli tutti.
Proprio quando ricominciammo a baciarci, la porta della stanza di Harry si aprì di nuovo e questa volta entrò Niall, che arrossì violentemente quando si rese conto di quello che stava succedendo. Mi coprii con un cuscino, nonostante fossi ancora abbastanza presentabile, perché stavo indossando la biancheria, e mi allontanai da Harry.
“Che succede?” Domandò il ragazzo al suo amico. Niall cominciò a guardare ovunque, tranne nella nostra direzione.
“Ti stava suonando il cellulare, l’hai lasciato in salotto.” Replicò il ragazzo irlandese, avvicinandosi al letto. Abbandonò il telefono di Fossette sul comodino – sempre senza guardare nessuno dei due – e uscì velocemente dalla camera.
“Credo di aver capito che oggi sarà impossibile avere un po’ di privacy con te.” Disse lui, guardando la lista delle chiamate perse. Cambiò espressione per pochi secondi, poi appoggiò di nuovo l’oggetto sul comodino e sistemò meglio il cuscino dietro la schiena.
Io mi puntellai sui gomiti e cominciai a tracciare il contorno del tatuaggio a forma di farfalla che aveva sul torso.
Avevo accettato il fatto che non saremmo riusciti a stare completamente da soli quel giorno. Dopo un momento di riflessione ero arrivata alla conclusione che, se anche avessimo chiuso la porta a chiave, i suoi amici sarebbero comunque stati a poca distanza da noi. Meglio evitare.
“Sai, si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.” Dissi.
Lui prese la mia mano tra le sue e sorrise.
“Dici che, in qualche modo, quando ho fatto questo tatuaggio ho messo in moto le cose per incontrare te? Sai, puoi essere definita un uragano.”
“Quanto sei scemo.” Dissi con una risata. “Non lo so, però a volte penso a cosa sarebbe successo se non ci fossimo mai conosciuti.” Aggiunsi una volta tornata seria. “Se tu non avessi mai deciso di fare il cantante ed io non avessi iniziato a lavorare per Sophia.”
“A me piace pensare che ci saremmo conosciuti lo stesso, magari a Londra. A me sarebbe piaciuto diventare fisioterapista, se non fossi stato un cantante.”
“E probabilmente io sarei rimasta una cameriera per tutta la vita, se non avessi avuto questa opportunità con Sophia. Quindi avrei finito per rompermi qualcosa e aver bisogno di un fisioterapista figo.”
“Visto? Ci saremmo incontrati lo stesso.” Disse lui con un sorriso. “Le nostre vite sarebbero state diverse sotto tanti aspetti, ma saremmo stati insieme comunque.” Aggiunse lui.
“Okay, basta così.” Lo interruppi. “Mi si stanno per cariare i denti e poi potrei aver bisogno di un dentista figo.”
Fossette scoppiò a ridere, poi si coprì immediatamente la bocca con la mano e mi ritrovai a pensare che mi piaceva tutto di lui, anche la sua risata. L’avrei ascoltata per ore.
Presi una ciocca dei suoi capelli tra le dita e cominciai a giocarci.
“Sono lunghissimi.” Dissi con un sorriso. Non ero sicura che quello fosse sempre stato il suo stile (anzi no, non mi sembrava proprio. Avevo visto alcune sue foto sui giornali durante gli anni e non era mai stato così). Gli piaceva tenere i capelli, che ormai erano diventati piuttosto lunghi, indietro con una bandana.
“Lo so, non voglio mai tagliarli.” Replicò lui. Mi accarezzò la guancia con il dorso della mano e automaticamente mi appoggiai di più a lui.
“Stai bene così. Hai l’aria della rockstar maledetta.”
“Maledetta?” Mi fece eco lui con un’espressione scettica.
“No, in realtà hai la faccia di uno che non farebbe fisicamente male a nessuno, ma quel sorriso… chissà quanti cuori hai spezzato.”
Fossette assunse un’espressione seria.
“Dunque, ci sono state Emma, Amber, Lily, Sarah, Jade, Layla, Jennifer, Elizabeth… oh, e ancora Megan, Rachel, Charlotte e Samantha. Ah, e non posso dimenticare la povera Phoebe.”
“Tutto qui?” Domandai, sconvolta. Forse non era stata una buona idea quel discorso. No, non era stata per niente una buona idea. L’immagine mentale di Harry che spezzava il cuore ad un’infinità di ragazze si fece spazio nella mia mente. Mi misi immediatamente nei panni delle povere ragazze che aveva lasciato. No, non mi piaceva.
“Kim?” Richiamò lui la mia attenzione. Alzai lo sguardo e notai che stava ridendo. “Ti sto solo prendendo in giro.”
“Sei un idiota.” Borbottai, lanciandogli la maglietta che non si era ancora rimesso. Non che mi dispiacesse, mi stavo abituando a vederlo in quel modo.
“Vieni qui.” Disse lui. Mi circondò con le sue braccia e mi diede un bacio sulla testa. Poi restammo in quella posizione per parecchio tempo. Minuti, ore. Non ne avevo idea. Sapevo solo che non volevo che arrivasse il momento di alzarsi e tornare a casa, perché stavo bene lì.
 
Per cena ordinammo del cibo cinese da asporto e restammo a mangiare tutti insieme. Non vedevo l’ora di parlare con Cassie, perché dovevo sapere quello che era successo con Zayn. L’aveva perdonata? A giudicare dall’espressione di entrambi ero convinta di sì. E quindi aveva già iniziato la sua storia senza complicazioni con il ragazzo?
“Devo preoccuparmi per il mio letto?” Domandò Louis mentre tutti stavamo mangiando. Harry quasi soffocò quando un pezzo di pollo alle mandorle gli andò di traverso.
“In effetti sarà inagibile per i prossimi… uhm… tre mesi. Dovrai accontentarti del divano.” Risposi. Il ragazzo mi guardò con un’espressione ammirata.
“Fletcher, che cosa avete fatto là dentro?”
Tutti scoppiarono a ridere.
“Nulla, o non ti avrei detto così.” Replicai infine.
“Brava. Non solo rimetti lui al suo posto, ma anche me. Potresti quasi starmi simpatica.”
“Wow, Tomlinson, grazie. Il giorno in cui mi chiamerai amica piangerò tutte le mie lacrime.” Dissi con ironia.
“Mmh, potrebbe succedere. Ma ti chiamerei amica solo per farti piangere, non per altro, eh.” Rispose con aria misteriosa.
Sapevo che stava scherzando, perché durante il poco tempo che avevo passato insieme a lui avevo capito che l’ironia e il sarcasmo erano la sua seconda lingua. Mi divertivo a parlare con lui, perché sembrava che non prendesse assolutamente nulla sul serio. Era divertente.
Il pensiero di rimanere con Harry abbastanza a lungo da diventare amica dei suoi compagni di band mi scaldò il cuore e mi fece nascere un sorriso spontaneo sulle labbra. Certo, se non avessi rovinato tutto come al solito. Cassie me l’aveva ripetuto più volte. Affronta questa situazione con la mente e il cuore aperti e andrà tutto bene. Non era facile pensare in quel modo, ma Harry tendeva a tirare fuori il mio lato migliore.
 
“Vorrei essere in grado di portarti fuori a cena e di fare cose normali da appuntamento.” Disse Harry prima che ci salutassimo quella sera. Cassie ed io stavamo per tornare a casa e non vedevo già l’ora di rivederlo il giorno successivo.
“Non preoccuparti, sai che per me non è importante. Non mi piacciono le cose romantiche, te l’ho detto.” Replicai, avvicinando il viso al suo.
“Lo so. Sei diversa, sei strana…” Fossette si bloccò immediatamente, come se stesse per dirmi qualcosa che avrebbe potuto darmi fastidio. Mi allontanai leggermente e lo guardai negli occhi.
“Che c’è?”
“Niente, non preoccuparti.” Rispose lui velocemente. Troppo velocemente.
“Stavi per dire qualcosa.”
“No, non è niente, sul serio.”
Paranoia. Sapevo che mi stava nascondendo qualcosa. Cosa pensava di me, oltre al fatto che fossi strana e diversa? Che cosa non voleva dirmi, forse per paura di offendermi?
“Harry, sai che odio chi mente. Ti prego, non farmi questo.”
Durante le serate passate insieme quella settimana non gli avevo raccontato tutto (anche perché parlare dei propri ex ragazzi con quello nuovo non era esattamente una cosa da fare), ma ero stata chiara su una cosa. Avevo seri problemi a fidarmi delle persone e odiavo le menzogne.
Lui non disse nulla per parecchi secondi.
Chiusi gli occhi. Mi sentivo come se avessi appena ricevuto un pugno nello stomaco. Scossi la testa e mi allontanai da lui.
Fossette mi bloccò, prendendomi per il polso.
“Kim, non fare così, ti prego.” Mormorò.
“No. Te l’ho detto che ho problemi di fiducia e che mi hanno mentito più volte di quante io possa contarne e lo stai facendo anche tu in questo momento. E non posso. Semplicemente non posso!” Esclamai.
Vidi il ragazzo chiudere gli occhi e respirare profondamente, come se stesse prendendo una decisione difficile.
“Non volevo dirtelo così, d’accordo? Mi stava per scappare, ma non volevo perché avevo paura di spaventarti o che pensassi che fosse troppo presto! Ti stavo per dire che mi sono innamorato di te proprio perché sei diversa e strana, okay?” Harry aveva alzato la voce e non l’avevo mai sentito così agitato.
La sua risposta mi colpì come una doccia fredda. Avevo pensato che mi stesse nascondendo qualcosa di spiacevole, qualcosa che mi avrebbe offesa. Invece voleva dirmi che si era innamorato di me. Che stupida.
Signore e Signori, ecco Kim Fletcher all’opera in quello che riesce a fare meglio: rovinare tutto.
“Harry…” Mormorai. Lui lasciò il mio polso e si voltò dall’altra parte. Era arrabbiato. Molto arrabbiato.
“Ci vediamo, Kim.” Tagliò corto lui, rientrando in casa e chiudendo la porta alle sue spalle.
Cassie mi raggiunse dopo pochi minuti e mi guardò con apprensione. Gli occhi mi si riempirono di lacrime e raggiunsi l’ascensore senza dire una parola.

The Butterfly Effect || [One Direction - Harry Styles]Where stories live. Discover now