14 - The Third Degree

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“Allora, stabiliamo qualche regola base.” Dissi, guardando Fossette di fianco a me, in ascensore. Le pizze erano ancora bollenti e mi scaldavano le mani. La sensazione di calore che provavo all’altezza del cuore, invece, era tutta merito (o colpa?) di Harry.
“Okay, devo prendere appunti?” Scherzò lui. Da quando lo avevo baciato e aveva capito che non sarei più scappata, aveva cambiato completamente umore.
“Non puoi più spuntare davanti a casa mia come un’erbaccia.” Enunciai, alzando l’indice per indicare il primo punto.
Un’erbaccia?” Ripeté lui, ridendo. Lo ignorai e continuai il mio elenco.
“Niente gesti ultra-romantici, non fanno per me.” Alzai il secondo dito.
“Mi tratterrò. Poi?”
“Per l’amor del cielo, non chiamarmi quando sono al lavoro. L’ultima cosa di cui ho bisogno è che Sophia veda il tuo nome e il tuo faccione sullo schermo del mio telefono.” Alzai il terzo dito.
“Io non ti avrei chiamata se tu non fossi sparita così da casa mia.” Rispose lui.
“Avevo i miei buoni motivi.” Ribattei. L’ascensore si fermò al mio piano e percorsi il corridoio con Fossette al mio fianco.
“Altre regole?” Mi chiese lui mentre cercavo le chiavi.
“Sì, qualunque cosa tu faccia, non mentire davanti a mia sorella.” Replicai. Aprii la porta e annunciai la mia presenza alle mie coinquiline. “Sono a casa! Ho portato la pizza e…” Cominciai.
Piper, che era seduta sul divano, alzò lo sguardo dal libro che stava studiando e sorrise.
“E un ospite, vedo!” Esclamò.
Elle e Cassie uscirono dalle loro stanze e ci raggiunsero nella zona giorno. Harry sembrava un po’ nervoso, quasi intimorito dall’idea di passare un’intera cena con le mie amiche.
“Spero di non disturbare!” Disse dopo qualche secondo, riprendendo un colorito normale e un’espressione allegra.
“Assolutamente no, ogni amico di Kim è il benvenuto a casa nostra.” Disse Elle, accompagnando il ragazzo al bancone della cucina. Dopo avermi vista nello stato in cui ero quella mattina, ero sicura che il Terzo Grado sarebbe cominciato da lì a momenti. Non sapevo se lui fosse pronto – chi poteva essere preparato a una cosa del genere? – ma speravo che facesse una bella figura. Non ero mai stata una persona a cui importava il giudizio degli altri, avevo sempre frequentato chi volevo senza curarmi di nessuno, ma per qualche motivo credevo che fosse importante che le mie amiche trovassero simpatico il mio ragazzo. Rabbrividii davanti a quella parola. Fossette era il mio ragazzo. L’inferno si era congelato? O si era semplicemente sciolto il muro di ghiaccio che proteggeva il mio cuore?
“Allora, Harry.” Cominciò a parlare Cassie. Stava studiando il ragazzo con interesse, come se stesse cercando di valutare se fosse quello giusto per me solo con lo sguardo. Magari stava leggendo i suoi pensieri. La mia gemella assunse un’espressione diabolica, una che solitamente si addiceva più a me che a lei. “Cos’hai pensato la prima volta che hai visto Kim?”
Il Terzo Grado era iniziato. Fossette mi rivolse un’espressione spaventata, come se volesse chiedermi: ‘Devo davvero rispondere?’ ed io sorrisi e basta. Ero curiosa anch’io di sentire quello che aveva da dire.
“Lo so, ti stiamo rendendo la vita difficile, ma dobbiamo pur proteggere la nostra amica, no?” Disse Elle. Amica, aveva usato proprio quella parola. Sorrisi di nuovo, felice.
“E ricordati che riesco sempre a capire quando qualcuno mente.” Lo minacciò la mia gemella. Non era vero, riusciva a farlo solo con me, ma era ovvio che non voleva che Fossette lo sapesse. Doveva spaventarlo per costringerlo a dire tutta la verità.
“Okay, cominciamo.” Disse lui, arrotolandosi le maniche della camicia a quadri che stava indossando e guardando la mia gemella con aria sicura. “Ho pensato che fosse un po’ strana.” Ammise Fossette dopo qualche minuto. “Bellissima, ma un po’ strana.”
“Perché?” Domandai, cercando di ricordare quei momenti.
“Diciamo che la primissima cosa che ho pensato quando ti ho vista è stato ‘wow’. Quando sono entrato, ecco, prima che la tizia in reception ci si fiondasse addosso.” Spiegò, voltandosi verso di me e guardandomi negli occhi. “Poi mi sono presentato e tu ti sei comportata in modo un po’ strano.” Ricordò con un sorriso.
“Cos’ho fatto? Giuro che non mi ricordo.”
“Beh, io ti ho dato due baci sulle guance e mi sono presentato, tu sei rimasta lì a fissarmi per un po’, poi il mio manager ha cominciato a parlare e tu, dal nulla, hai detto ‘Kimberly Fletcher’. Ho pensato che fosse un po’ strano e mi ha fatto sorridere.” Raccontò.
“Oddio, che figura orribile.” Dissi, coprendomi il viso con le mani. “Non mi ero resa conto di essere stata così… avrete pensato che fossi pazza!” Esclamai.
“No, solo un po’ strana. Ma in senso buono, eh.” Mi rassicurò. Ma ormai la parola ‘strana’ era stata associata alla mia personalità e non potevo più smettere di pensarci. Per fortuna Sophia non era con me quel giorno. Ringraziai mentalmente il cane che le aveva mangiato la tessera della metro e l’aveva fatta arrivare in ritardo. Quello sarebbe stato il mio primo grande errore, di sicuro.
“E poi quando hai capito che ti piaceva?” Continuò Cassie.
“C’è stato un momento particolare, appena ci siamo conosciuti, in cui ho capito che mi piacevi parecchio.” Rispose Fossette, sempre guardandomi negli occhi. Sapevo che per lui era difficile sostenere quella conversazione. Era un ragazzo, lui non parlava di sentimenti e cose varie, specialmente di fronte a ragazze che non conosceva. Però si stava sforzando di elaborare quello che provava per esprimerlo a parole. Per me. “Niall ti ha detto che era irlandese e tu l’hai guardato e sei scoppiata a ridere. È stato quello. Il tuo sorriso, la tua risata. Mi hanno fatto un po’ girare la testa.” Ammise. Era diventato impacciato e nervoso ed era arrossito leggermente. Io, invece, avevo provato una stretta allo stomaco e mi era venuta una gran voglia di baciarlo, perché quelle erano le cose più carine che mi avessero mai detto.
“Awww.” Piper, Elle e Cassie formarono un coro e guardarono Harry. Se fossimo stati in un fumetto o in un cartone animato, ero sicura che i loro occhi sarebbero diventati a forma di cuore.
“Così è stato il mio sorriso, eh?” Dissi, appoggiando la mia spalla contro la sua e mordendomi le labbra. Era già troppo tardi, lo sapevo. Se quella mattina lasciarlo era stato quasi impossibile, sapevo che non ci sarei mai più riuscita. Ero intrappolata, non avevo più una via di fuga e non ero nemmeno più tanto sicura di volerne una.
“Sì.” Confermò lui.
“Vuoi sapere invece cosa mi è piaciuto di te?” Domandai. Lui annuì ed io inspirai. Era arrivato il momento di essere completamente sincera. “Le tue fossette. È così che ti chiamo nella mia mente e con le mie amiche. Fossette.”
Lui sorrise, mettendo quella sua bellissima caratteristica ben in vista, ed io mi sentii sciogliere. Come avevo fatto a scappare solo poche ore prima? Dovevo essere completamente pazza e masochista.
“Ah sì?” Disse lui, avvicinando il suo viso al mio e guardandomi negli occhi. Stava sorridendo, aveva un’espressione furba sul viso. Un’espressione che mi faceva battere il cuore ancora più forte e mi faceva sudare i palmi delle mani.
“Quindi cosa farai adesso che sei a New York? Voglio dire, cosa farai mentre Kim lavora?” Domandò Cassie. Di solito non era così diretta con le persone. Stava quasi rasentando la maleducazione. Le lanciai un’occhiataccia e lei mi rivolse un sorrisino a mo’ di scusa.
“Beh, non ho ancora progettato nulla. Zayn, Niall ed io vogliamo scrivere un po’ per il nostro prossimo album. Abbiamo bisogno di canzoni e vogliamo buttare giù qualche testo. Louis e Liam ci raggiungeranno presto e sono sicuro che anche loro avranno qualche demo da proporci. E poi voglio esplorare un po’ New York, voglio viverla.” Rispose lui. “A proposito, venerdì sera Zayn, Niall ed io vogliamo andare in un locale, siete tutte le benvenute.” Aggiunse.
Erano secoli che non andavo a ballare. Non era quello che preferivo fare, ma ero curiosa di provare un’esperienza del genere con lui. Saremmo riusciti a passare una serata tranquilla in un locale o la gente l’avrebbe riconosciuto e gli avrebbe reso la vita impossibile? Sapevo che non avremmo potuto essere una coppia in pubblico, e tutta la situazione mi intrigava. Ma soprattutto, l’idea di passare ulteriore tempo con lui mi faceva venire voglia di correre, di ridere e di urlare al mondo che ero felice.
“Volentieri!” Risposero le mie amiche.
“Così ti terremo d’occhio ancora un po’.” Aggiunse Elle.
Scoppiammo tutti a ridere. Il Terzo Grado non era stato terribile come avevo temuto. Lui aveva risposto cose bellissime e si era comportato bene. Ero sicura che Cassie aveva apprezzato l’onestà di Harry. E mangiare fette di pizza con lui e le mie coinquiline, nell’appartamento che avevo affittato a New York, mi sembrava una cosa bella e normale. Non mi ero ancora abituata all’idea che Fossette, in realtà, fosse Harry Styles, membro della boy band più famosa del mondo. Un po’ temevo cosa sarebbe successo dopo quei tre mesi di pausa, quando avrebbe dovuto tornare in tour e girare il mondo con il suo gruppo. Saremmo stati abbastanza forti da superare tutto e rimanere insieme? Avremmo sofferto? Mi avrebbe tradita? Avevo un milione di domande nella mia testa, ma per quel momento decisi di ignorarle tutte e godermi il tempo che avevo a disposizione.
Harry rimase da noi anche dopo la cena. Guardammo tutti insieme la televisione – lo obbligai a guardare Criminal Minds con me – e poi lo salutai fuori dalla porta dell’appartamento. Lo baciai a lungo, alzandomi sulle punte dei piedi per raggiungerlo meglio. Non volevo lasciarlo andare. E pensare che solo quella mattina avevo preso la decisione di non vederlo mai più e me ne ero andata da casa sua di mia spontanea volontà. Quante cose cambiavano in dodici ore!
“Domani sera, dopo il lavoro, vieni a cena da me? Toccherà a te subire il Terzo Grado dai miei amici.” Disse lui, mettendomi una ciocca di capelli dietro le orecchie e accarezzandomi la guancia con il dorso della mano. Aveva le mani che profumavano di sapone all’arancia, quello che avevamo in cucina.
“D’accordo, se proprio devo…” Risposi. Un altro bacio. Sarei mai riuscita a staccarmi da quel ragazzo?
“Hai il tuo telefono con te?” Mi chiese improvvisamente. Annuii, prendendo l’oggetto dalla tasca posteriore dei miei jeans, e glielo porsi. Lui cercò il suo numero nella mia rubrica e cambiò il nome da ‘Harry’ a ‘Fossette’. Sorrise, scattò una foto solo della parte inferiore del suo viso e la utilizzò come immagine del contatto al posto di quella della sua faccia. “Così se dovessi mandarti un messaggio quando sei al lavoro nessuno scoprirà che sono io.” Rispose. La sua convinzione mi fece scoppiare a ridere.
“Come se nessuno potesse mai capire che quel sorriso è il tuo.” Dissi, guardando la foto sullo schermo del mio telefono. “Io lo riconoscerei tra un milione.” Aggiunsi, abbassando la voce e appoggiando la testa alla sua spalla.
“Ma non tutti hanno il tuo occhio per i particolari, quindi siamo salvi.”
“Harry, lavoro con una delle migliori fotografe del mondo e ti conosce.”
“Non mi riconoscerà mai.”
Lo baciai ancora, consapevole del fatto che avrei dovuto salutarlo sul serio. Si stava facendo tardi e avevo bisogno di dormire per evitare di fare casini al lavoro. Stavo già violando le regole, non potevo anche essere distratta.
“È meglio che tu vada.” Dissi dopo qualche minuto.
“D’accordo. Allora buonanotte e a domani.” Replicò lui, abbassandosi leggermente per darmi un ulteriore bacio sulle labbra.
“Buonanotte.” Dissi. Ci staccammo l’uno dall’altra e lo osservai camminare verso l’ascensore. Fossette era il mio ragazzo.
 
Avevo passato tutta la settimana a stare estremamente attenta al lavoro e a cenare con Harry e le mie coinquiline o i suoi amici. Non eravamo mai usciti a mangiare, perché avevamo paura che qualcuno potesse riconoscerlo e scattarci qualche foto. Non potevamo permettere che Sophia scoprisse in quel modo che ci stavamo frequentando. Venerdì sera provammo a uscire tutti insieme – Cassie, Piper, Elle ed io avevamo passato un paio d’ore a prepararci tutte insieme per l’occasione – e, una volta arrivate al locale in cui avevamo deciso di vederci, avevamo trovato solo caos. Quella era la parola giusta.
Qualcuno aveva riconosciuto Zayn, poi avevano visto Harry e Niall e si era sparsa la voce che tre dei membri della band erano in una discoteca a New York. Le fan si erano riversate per le strade di Manhattan e avevano raggiunto il locale, rendendo completamente impossibile passare una serata insieme ai ragazzi. Non potevamo rischiare che qualcuno cominciasse a parlare.
Così Harry mi mandò un messaggio, dicendomi di aspettarli davanti al loro appartamento. Cassie, Piper, Elle ed io recuperammo un taxi e scappammo a gambe levate da quella discoteca.
Quando arrivarono Zayn, Niall e Harry, dopo essersi assicurati che nessuno li avesse seguiti fino a casa, salimmo tutti nell’appartamento e ci lasciammo cadere pesantemente sui divani.
“Sembrava troppo bello…” Cominciò Niall.
“Forse avremmo dovuto scegliere un altro locale.” Intervenne Zayn.
Harry mi strinse una mano. Non sapevo cosa volesse cercare di dirmi con quel gesto. Forse voleva scusarsi per non essere riuscito a farmi passare una serata normale. Strinsi anch’io la sua mano, sperando che capisse che a me non interessava proprio nulla andare in un locale a ballare fino a tardi. Eravamo tutti insieme e le mie amiche stavano conoscendo per la prima volta gli amici di lui. Era tutto perfetto.
Il telefono di Zayn vibrò sul tavolino e il ragazzo rispose alla chiamata. Dopo qualche minuto di ‘sì’, ‘okay’ e ‘ti mando un messaggio’, ci annunciò che Liam e Louis erano in taxi ed erano appena arrivati a Manhattan dopo essere atterrati all’aeroporto JFK.
“Quindi questo vuol dire solo una cosa.” Rifletté Niall ad alta voce.
“Dobbiamo festeggiare il loro arrivo?” Suggerì Zayn. Non aveva l’aria di una persona che voleva organizzare un party in casa, ma in fondo lo conoscevo da una settimana e non avevo ancora imparato a decifrare le sue espressioni.
 
Louis, che era l’unico ad avere ventun anni, quindi l’età legale per bere negli Stati Uniti, si era fermato a comprare alcool per la sua stessa festa di benvenuto. Una volta arrivato e dopo tutte le presentazioni del caso, il party vero e proprio era iniziato. La musica non era alta, ma ci stavamo divertendo lo stesso. C’erano chiacchiere, battute, risate e addirittura mosse di danza (più che altro erano Niall e Louis che facevano ridere tutti).
Cassie, Piper ed Elle si stavano divertendo. Le vedevo bere e chiacchierare con i ragazzi come se fossero a una normalissima festa in casa di amici. Piper, soprattutto, mi aveva sorpresa, perché ero quasi convinta che non le piacesse quel genere di divertimento. Pensavo che preferisse stare in casa a leggere un buon libro, ma a giudicare da come stava ballando con Niall, mi sbagliavo di grosso.
“Cosa ne pensi della serata?” Mi domandò Harry, mettendomi le mani sui fianchi e attirandomi più vicina a sé. Avevamo passato quasi tutto il tempo insieme, ma non come coppia. Ci eravamo divertiti insieme ai nostri amici ed eravamo stati di compagnia, non ci eravamo chiusi in camera a baciarci o cose del genere. Era stato bello, mi ero divertita.
“È perfetta.” Risposi. Stavo indossando un paio di scarpe con il tacco (Elle aveva insistito, anche se io non volevo. Mi aveva detto che non mi avrebbero fatta entrare nel locale se non ne avessi indossate un paio) e cominciavano a farmi male i piedi, così mi sedetti su uno dei divani. Harry prese due bottiglie di birra dalla zona cucina e me ne porse una. “Grazie.” Dissi.
Chiacchierammo per un po’ (non avevo idea di quanto tempo era passato, potevano essere dieci minuti come un’ora) e nonostante stesse andando tutto bene con Fossette, continuavo a sentire una sensazione di ansia alla base dello stomaco. Non sapevo nemmeno io cosa fosse. Angoscia? Non ero sicura. Poi vidi Cassie uscire di corsa da una delle camere da letto. Aveva il mascara colato e stava piangendo.
Mi alzai di scatto e la raggiunsi.
“Cassie?” Le domandai. “Cassie, cos’è successo?”
La mia gemella non rispose. Evitò di guardarmi negli occhi e rimase zitta, con le lacrime nere che scorrevano sul suo viso.
Ecco cos’era quel senso di ansia o di angoscia che sentivo pochi minuti prima. Capitava a entrambe quando stava succedendo qualcosa all’altra. Era una di quelle cose da gemelle che nessuna delle due sapeva spiegare, ma che succedeva sempre.
Elle ci raggiunse e portò un bicchiere d’acqua a Cassie, mentre io decisi di andare a scoprire da chi era scappata da quella stanza.
Aprii la porta ed entrai senza bussare. Zayn era seduto sul letto con lo sguardo perso nel vuoto e una mano sulla guancia.
“Che cosa hai fatto a mia sorella?” Domandai con rabbia.

The Butterfly Effect || [One Direction - Harry Styles]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora