23 - The Breakfast Club

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“Avevo pensato di licenziarti, perché alla fine hai violato una delle uniche due regole. Ma c’è qualcosa in te che mi fa esitare.” Disse Sophia dopo qualche lunghissimo minuto.
Alzai lo sguardo, sentendomi un po’ sollevata. Non mi stava licenziando? Potevo tenere il mio ragazzo e il mio lavoro? Stavo sognando?
“Vedo un fuoco dentro di te, una passione che mi ricorda me stessa alla tua età. Anch’io ho fatto tanti errori – Dio solo sa quanti ne ho fatti – eppure sono ancora qui, perché qualcuno mi ha dato una seconda possibilità.” Continuò la fotografa. “So benissimo che non si può decidere di chi innamorarsi. Se si potesse non avrei fatto metà degli sbagli che ho fatto. Contiamo questa cosa come il tuo secondo grande errore, d’accordo? Ti do l’ultima possibilità e al prossimo errore ti licenzio sul serio.”
“Grazie, Sophia. Grazie davvero.”
“Non ringraziarmi. Da oggi sarò ancora più dura con te. Dovrai dimostrarmi che ci tieni davvero a questo posto di lavoro. Voglio che mi dimostri quanto vali, perché so che sei brava. In realtà hai fatto più tu in due mesi che Luke in tutto il tempo che è stato con me.” Borbottò.
“Non ti deluderò.”
“Spero bene per te di no.” Sophia mi rivolse un mezzo sorriso. “E sappi che ho apprezzato il fatto che tu me l’abbia detto. Avresti potuto continuare a tenermelo nascosto, quindi la tua onestà ha giocato un grande ruolo nella mia decisione di non licenziarti.”
“Quando mi sono resa conto che le cose stavano diventando davvero serie ho pensato di dirtelo tante volte. Ma poi non ho mai trovato il coraggio.” Dissi.
“Deve esserci stato qualcosa che ti ha spinta a dirmelo.”
Scossi la testa. Sophia mi aveva detto che voleva che i suoi dipendenti avessero il coraggio di parlarle di tutto. Forse avrei dovuto essere onesta fino in fondo. E forse avrei potuto chiederle aiuto. In fondo era più adulta di me, magari avrebbe saputo come comportarsi davanti a quello che stava succedendo.
“Sono in una situazione un po’ brutta.” Risposi dopo un po’. Ormai avevo iniziato a parlare, tanto valeva dire tutta la verità. Le raccontai velocemente tutto quello che era successo e mi diede alcuni consigli su come affrontare la situazione.
“E adesso vai dritta a denunciarlo per stalking e a richiedere un ordine restrittivo nei suoi confronti. Se hai bisogno di aiuto posso chiamare il mio avvocato e ti aiuterà lui a compilare i moduli e tutto il resto.” Disse Sophia. “Perché non mi hai detto prima queste cose?”
“Volevo risolvere tutto da sola.” Mormorai.
La donna sospirò e mi mise una mano sulla spalla.
“Sei testarda proprio come me. Ti auguro in bocca al lupo per questa storia e se hai bisogno di aiuto non esitare a chiedere, d’accordo?”
“Grazie.” Riuscii solo a dire. In realtà avrei voluto esprimere la mia gratitudine attraverso mille altre parole, ma il nodo che avevo in gola sembrava bloccarle tutte.
“Adesso vai, ci vediamo lunedì al lavoro – ma puoi sempre chiamarmi per qualsiasi cosa.” Annuii e mi avvicinai alla porta d’ingresso. “A proposito, Kim? Non mi hai detto chi è il cliente di cui ti sei innamorata.”
Nonostante tutto un sorriso spuntò sulle mie labbra.
“Harry.” Dissi. “Harry Styles.”
 
La parte successiva fu difficile, ma liberatoria. Elle ed io, con l’aiuto dell’avvocato di Sophia, compilammo tutte le carte necessarie per ottenere un ordine restrittivo. In quel modo Brian non avrebbe più potuto avvicinarsi nessuna delle due, ai nostri posti di lavoro e al nostro appartamento. Non poteva più nemmeno contattarci e le conseguenze per la violazione di quei termini avrebbero persino potuto farlo arrestare.
 
“È finalmente finita, sei più tranquilla?” Mi domandò Harry quella sera. Eravamo finalmente riusciti ad andare al suo appartamento e a sistemarci a letto. Ero stremata, tutta la tensione della giornata mi aveva fatto diventare stanchissima. Mi sembrava di aver corso una maratona e in realtà non avevo fatto più movimento del solito.
“Più o meno.” Dissi. “Mi sembra ancora tutto così irreale. Brian che si è finto un’altra persona e si è messo con la mia coinquilina per avere accesso al mio appartamento e per controllare ancora più da vicino ogni mio movimento.” Aggiunsi. “E il fatto che pensasse che il suo piano avrebbe funzionato…” Continuai.
“È piuttosto ovvio che quel ragazzo abbia bisogno di aiuto.” Replicò Harry, accarezzandomi i capelli. Essere vicina a lui mi faceva sentire come se potessi superare tutto. “Ciò non toglie che se dovessi mai vederlo di nuovo, gli tirerei un pugno che si ricorderebbe per il resto della vita.” Aggiunse.
Un piccolo sorriso illuminò il suo viso e un pensiero si fece largo nella mia mente. Brian non poteva più avvicinarsi a me. Sophia non mi aveva licenziata. Quell’incubo era finito ed io ero libera. Libera di amare Fossette.
Peccato che avevamo ancora solo tre settimane insieme e poi lui avrebbe dovuto tornare in Inghilterra per le prove del tour. E poi… beh, avrebbe girato il mondo per mesi e non avevo la minima idea di quando sarei riuscita a rivederlo.
“Grazie per essere stato con me.” Mormorai, alzando lo sguardo. Guardai il profilo di Fossette e, per un momento, mi sentii debole. Era bellissimo. Come avevo fatto a conquistarlo?
“Scherzi?” Rispose lui, guardandomi. Ogni volta che quegli occhi verdi si puntavano sui miei, era come se tornassi al giorno in cui l’avevo incontrato. Il mio stomaco si contorceva e il mio cuore cominciava a battere più forte. Era così che ci si doveva sentire quando si era innamorati? “Sai cosa vuol dire questo?” Mi chiese il ragazzo dopo qualche minuto.
“Che cosa?”
“Che non dobbiamo più passare tutto il nostro tempo chiusi in casa. Vuol dire che posso finalmente portarti a un vero e proprio appuntamento.”
“Sei sicuro di volerlo fare?” Domandai. “Perché Sophia non mi ha licenziata, ma se ci vedono insieme cominceranno a scrivere articoli su di te e cose varie.” Dissi.
“No, so che è parte del mio lavoro. Le cose che vengono scritte su di me non mi toccano minimamente. Voglio davvero portarti fuori, andare a cena con te, fare una passeggiata al parco e fare tutte le cose che non abbiamo ancora fatto fino ad ora.” Rispose lui.
Nonostante tutto, sorrisi. Perché Harry era in grado di farmi sentire leggera come una piuma. Di farmi battere forte il cuore solo guardandomi o dicendomi una frase.
“Allora sentiamo, dove vorresti portarmi?” Chiesi.
“È una sorpresa e ho appena deciso di cambiare i piani per il weekend. Tu tieniti libera tutto il giorno domani.”
“Tutto il giorno?”
“Dobbiamo recuperare due mesi di appuntamenti.” Rispose lui. Ridacchiai come una ragazzina alla prima cotta e appoggiai la testa al suo petto. Chissà cosa lo rendeva così speciale. Chissà perché proprio lui era riuscito a farmi innamorare in quel modo.
“Cercherò di fidarmi di te, ma sarà difficile.” Dissi. Poi mi puntellai sui gomiti, lo guardai per qualche secondo e lo baciai.
 
Il mattino successivo, mentre Harry faceva una doccia, incontrai Zayn e Niall a colazione. Il ragazzo irlandese mi offrì una tazza di caffè ed io mi sedetti al bancone della cucina con loro.
“Buongiorno!” Esclamai. Quella mattina mi sentivo particolarmente positiva. Non riuscivo ancora a credere che l’incubo di Brian fosse finito. Certo, in un angolo remoto della mia mente c’era sempre un po’ di paura. Brian era pazzo, avrebbe potuto ignorare l’ordine restrittivo e presentarsi lo stesso a casa mia e cercare di farmi del male prima che io riuscissi a chiamare la polizia. Cercai di ignorare quei pensieri e mi concentrai sui due ragazzi davanti a me. Dovevo essere positiva e pensare che la denuncia e l’ordine restrittivo fossero abbastanza per tenermi al sicuro.
“Buongiorno!” Replicò Zayn con un sorriso. Puntai lo sguardo su di lui e lo osservai per qualche secondo. Non l’avevo mai visto così felice.
“Qualcuno è di buonumore.” Dissi. Il sorriso del ragazzo diventò più grande e cercò di nasconderlo bevendo un sorso del suo caffè.
“Devo chiederti una cosa.” Aggiunse Zayn dopo aver riposto la tazza sul bancone. “Ma ti prego, non ridere.”
“Rimarrò serissima, di qualunque cosa si tratti.” Risposi. Lui sembrò rilassarsi. Poi lanciò un’occhiata a Niall, che sembrava completamene disinteressato al discorso, e tornò a guardare me.
“In questo periodo mi sono trovato molto bene con tua sorella, ma…” Cominciò lui.
Oh, no. Quel ‘ma’ non prometteva nulla di buono. Non voleva che lasciassi Cassie per lui, vero?
“Ma vorrei che le cose diventassero più serie. Pensavo di volere qualcosa di casuale e semplice, ma ogni giorno che passa mi rendo sempre più conto di quanto io tenga a lei. E non so come dirglielo.” Concluse Zayn.
“Perché non le dici quello che hai appena detto a me?” Suggerii, rilassandomi. Sapevo che Cassie era cotta di lui, quindi ero felice di quello che stava succedendo.
“Perché con te è diverso. Sei un’amica. Lei…”
“Questa è la quantità più elevata di parole che abbia detto Zayney negli ultimi tre mesi, ecco perché non sa come dirlo a tua sorella.” Intervenne Louis. Ci girammo tutti a guardarlo e il ragazzo sorrise. Era appoggiato alla parete e non avevo la minima idea di quanto tempo fosse rimasto lì.
“Stai zitto, Louis.” Borbottò l’altro ragazzo. “Non so come dirlo a Cassie, perché ho paura che lei non voglia quello che voglio io.”
“E non potevi parlare di questa cosa con i tuoi amici? Sono offeso, Zayn.” Continuò Louis, avvicinandosi e rubando la tazza di caffè a Niall. Ne bevve un sorso e poi lo risputò. “Che schifo, non è tè!”
“Ehi!” Si lamentò il ragazzo irlandese.
“Forse preferivo parlarne con una ragazza. E per la precisione con la gemella di quella che mi interessa, non credi? Forse è un po’ più sensibile e intelligente di te.” Ribatté Zayn, guardando male l’amico.
“Sensibile? Fletcher?” Commentò Louis, guardandomi di traverso. Socchiuse leggermente gli occhi e scosse la testa.
“Ancora incazzato perché anche questa notte ti abbiamo spedito a dormire sul divano?” Domandai con finta nonchalance.
“La mia schiena verrà a tormentare i tuoi sogni. Sono a pezzi.”
“Boo-hoo.” Dissi, fingendo di asciugarmi le lacrime con i pugni. “A cosa ti serve poi quella schiena?”
“Uhm, forse a stare in piedi durante i concerti? A giocare a calcio?”
“Ma per favore. Sei una schiappa a calcio e lo sanno tutti.” Scherzai. Sapevo di averlo punto sul vivo. Louis sembrò diventare più alto e cominciò a gonfiare il petto.
“Non l’hai detto veramente.”
“Ehm, scusate? Possiamo tornare al mio problema?” Intervenne Zayn, richiamando la nostra attenzione.
“Scusa, hai ragione.” Risposi. “Comunque non preoccuparti, perché sono quasi del tutto sicura che anche a Cassie piacerebbe esplorare quello che c’è tra di voi.”
“Secondo te non è quello che hanno fatto finora, genio?”
Decisi di ignorare i commenti sarcastici di Louis e proseguire la conversazione con Zayn. Tanto poi avrei dovuto parlare con Niall. Dovevo sapere cosa stava pensando. Cos’era successo esattamente durante l’uscita al cinema con Piper.
“Proverò a parlarle questa sera a cena. Spero che tu abbia ragione.” Disse Zayn. Sembrava un po’ nervoso e avrei voluto assicurargli che la mia gemella avrebbe accolto la sua idea di diventare una vera e propria coppia a braccia aperte, ma la verità era che c’era una minima possibilità che lei dicesse di no. Forse non voleva ributtarsi a capofitto in una relazione dopo che era finita quella con Nathan.
“Buona fortuna.” Borbottò Louis, cominciando a scaldare un po’ d’acqua per la sua tazza di tè mattutino.
“Niall!” Esclamai dopo pochi secondi, facendo trasalire il ragazzo, che stava ancora osservando la tazza di caffè in cui Louis aveva sputato e che gli aveva rimesso in mano in malo modo. “Tu invece cosa mi dici? Novità?”
“Hai parlato con Piper, vero?” Chiese lui, parlando velocemente. Il suo accento irlandese gli donava una cantilena divertente e a volte era persino difficile capire quello che stesse dicendo.
“È così ovvio?” Domandai ancora. Lui sospirò e annuì.
“Le cose si fanno interessanti. Cos’è successo con Piper, Horan?” Intervenne Louis. Versò l’acqua bollente in una tazza, immerse il filtro del suo amato tè Yorkshire e si sedette di fianco a noi. Come se qualcuno l’avesse invitato.
“Niente.” Borbottò lui, evitando lo sguardo di tutti. Oh, quindi non aveva detto nulla a nessuno? Non sapevo dire se quello fosse un buon segno o meno.
“Mmh.” Dissi io, alzando un sopracciglio.
“Okay, Piper ed io siamo andati al cinema e mi ha baciato.” Confessò finalmente il ragazzo.
“E cosa c’è di strano?” Domandò Louis. Per un momento mi venne voglia di abbracciarlo.
“Niente, assolutamente niente.”
“Non avevi detto che la trovavi carina?” Chiese ancora Tomlinson, controllando il colore che aveva assunto il suo tè. Decise che non era ancora pronto e riprese a fissare il suo amico.
“Sì, ma non lo so. È successo tutto in fretta, io non ero pronto.”
“Andiamo, cosa sei? Una ragazza?” Louis sorrise e sembrò trafiggere Niall con i suoi occhi azzurri. Finalmente si era reso utile. Allora serviva a qualcosa!
“No, ma non me l’aspettavo, tutto qui.”
“Sai, lei è convinta di averti fatto arrabbiare, perché non ti ha più sentito da quella sera.” Dissi io. Niall spostò lo sguardo su di me e sgranò gli occhi.
“Non mi ha fatto arrabbiare! È solo che non so come comportarmi!”
“Beh, ecco un’idea: perché non la chiami e non la inviti a uscire, come farebbe qualsiasi ragazzo normale interessato a una ragazza che l’ha baciato?” Suggerì Louis con aria casuale.
“Ma non funzionerebbe mai. Tra tre settimane ripartiamo per l’Inghilterra, poi andiamo in tour per sette mesi… non c’è tempo per costruire una storia seria. Sappiamo tutti che le cose a distanza non funzionano!” Rispose Niall. Le sue parole mi trafissero esattamente all’altezza del cuore. “Riusciremmo ad essere una coppia solo se potessi portarla con me in tour, e non è il caso, visto che lei frequenta l’università.”
“Con Eleanor funziona da anni e non la porto quasi mai in tour, perché anche lei studia.” Rispose Louis. Mi lanciò una veloce occhiata e poi tornò a concentrarsi sul suo tè.
“Ma è diverso, voi siete una coppia da anni. Io parlo delle relazioni appena nate. Come fanno a funzionare? È impossibile. Soffriremmo in due e basta, è davvero da coglioni mettersi con qualcuno prima di partire per così tanto tempo.”
Altre pugnalate. Non ero sicura di voler rimanere in quella stanza.
“Complimenti per il tuo tatto, Niall.” Disse Louis. Questa volta il suo sguardo si fermò sul mio viso per più tempo, come se volesse controllare che effetto avevano avuto le parole del ragazzo irlandese su di me.
Sperai che dall’esterno non si vedesse che quelle poche frasi avevano appena fatto crollare il mio mondo e avevo cominciato ad andare in panico.

The Butterfly Effect || [One Direction - Harry Styles]Where stories live. Discover now