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Ero nervoso, troppo nervoso. Continuavo a mangiucchiarmi le pellicine delle dita e fare avanti e indietro tra il piccolo spazio della cucina e del salotto.

Era solamente un uscita, anzi, nemmeno. Ci saremo visti per pochi minuti perché lui, ovviamente, doveva lavorare. Mi aveva scritto, dopo quei messaggi, che lui alle quattro lavorava e alla fine ero finito con il chiedere i suoi turni.

Dal lunedì al venerdì, dalle sette e mezza all'una. Poi aveva pausa e riattaccava alle due e mezza, finendo alle sei.
E io, giustamente, gli avevo proposto di andare lì alle quattro, proprio mentre aveva il turno.

Volevo scrivergli se potevo andarci prima ma poi sarebbe stato da stupidi. Voglio dire, è una caffetteria e non serve chiedere il permesso.

Mi rimisi i vestiti che avevo usato oggi a scuola, sostituendo la camicia bianca macchiata di pittura con una maglia a righe.
Mi sistemai i capelli e pensai di mettere del profumo, ma scacciai subito l'idea. Non era un appuntamento.

Sussultai quando la porta della stanza si spalancò. Portai una mano al cuore e guardai male la persona che era entrata così di botto.
«Che ci fai qui Joonie?»
«Devo nascondermi da Jin» parlò velocemente, dirigendosi verso la nostra camera, ma lo fermai dicendogli che Jimin che stava dormendo.

Si mise seduto vicino a me chiedendo del caffè, che preparai in una moca. Appena pronto glielo versai in una tazzina, porgendoli due bustine di zucchero.

Jin era un ragazzo più grande di entrambi, non frequentava la facoltà ma sua sorella sì. Namjoon è in classe con lei e sono molto amici, perciò il ragazzo lo ha conosciuto e da lì si sono avvicinati. E dire che namjoon aveva preso una cotta per lui, era dire poco.

«Che hai fatto?»
«Gli ho, per sbaglio, detto che mi piace»
«E quindi? Voi due non stavate insieme?» domandai, beccandomi una sberla a quella domanda.
«No che non stiamo assieme. Facciamo solo sesso occasionalmente ma a me lui piace seriamente e mi sono fatto scappare quelle parole per sbaglio»

Mi alzai e feci alzare pure lui, aprii la porta del nostro piccolo appartamento e indicai il corridoio a Namjoon.
«Siete stupidi, ma tu di più. Buttati Joon, non te ne pentirai»

Lui sbuffò ma poi uscì rivolgendomi uno sguardo pieno di cattiveria per poi farmi il dito medio.

All'una e quarantacinque svegliai Jimin, dicendogli che sarei uscito. In risposta ottenni solo un brontolio e il suo corpo che si girò dall'altro lato.
Scossi la testa uscendo dalla camera, presi telefono e portafogli dalla mensola di fianco alla porta e uscii di casa, ricordandomi all'ultimo di prendermi una giacca.

Arrivai alla caffetteria pieno d'ansia e quando vidi Jungkook ero pronto a tornare indietro. Peccato che lui posò il suo sguardo sul mio e mi sorrise.
Ricambiai e poi mi decisi ad entrare, facendo suonare quella fastidiosa campanella sopra la porta.

Guardai intorno, notando come la maggior parte dei tavoli era popolata da ragazzi che studiavano accompagnati da una bevanda. D'altronde la caffetteria era molto silenziosa e ci si poteva concentrare facilmente.

Mi misi seduto sotto lo sguardo del corvino, e il mio viso avvampò. Ero qui da soli due minuti e già ero messo così.

Datti una calmata Taehyung.

Alzai lo sguardo dopo essermi seduto, guardando come il ragazzo parlava con alcuni studenti mentre serviva a loro delle ciambelle.

Mi fece venire fame quindi aspettai che venisse a prendere la mia ordinazione. Ma non fu così, perché una ragazza dai capelli rossi lo sostituì. Il cartellino recitava il nome di Anita.

«Ciao! Cosa posso portarti?»
«Uhm, un cornetto alla crema e dell'acqua, grazie» sorrisi gentile alla ragazza, che era piena di energia.

Quando mi arrivò l'ordinazione iniziai a mangiare, smanettando un po' col telefono finendo per scrivere a Jimin cosa diavolo mi stesse facendo fare.
Ero lì da dieci minuti e Jungkook non mi aveva rivolto neanche una parola, neanche un saluto.
Erano solamente le due e venti e quindi nei dieci minuti precedenti Jungkook aveva dovuto fare pausa, ma non è stato così.

Più passava il tempo più la caffetteria si popolava, più le mie speranze svanirono.
Erano le due e mezza e avevo fatto il sottone abbastanza. Mi alzai dal tavolo andando alla cassa, pagai alla ragazza rossa e poi mi girai pronto ad uscire.

So che magari non è stata colpa sua,aveva molto da fare ed erano solamente in due a lavorare, ma ci rimasi male lo stesso.
Aprii la porta e il solito campanellino suonò, uscii dalla caffetteria e scrissi a Jimin che era stato un fallimento.

Mi sedetti su una panchina lì vicino. Non avevo voglia di tornare in camerata ma non avevo nemmeno voglia di camminare.
Restai lì per dieci minuti, quindici forse, prima che qualcuno mi toccò la spalla.

Alzai lo sguardo e girai la testa notando il corvino sorridermi alle spalle.
«Mi dispiace, Taehyung.»
«Oh,è tutto okay. Tranquillo» sorrisi, facendo vedere i denti. Ovviamente non doveva sapere che ero così sottone da stare male per un non-appuntamento fallito.

«Ti va se ci becchiamo domani? Questa volta vieni alle due, si?»
Feci finta di pensare, ovviamente non doveva neanche sapere che ero un nullafacente - senza contare lo studio - e che non avevo una vita sociale.
«Credo di poter venire, ma non ti prometto nulla»

Stava per dirmi qualcosa ma la voce della rossa sovrastò la sua. Lo richiama dentro perché non ce la faceva da sola, perciò dopo avermi salutato e dopo avermi dato un'ultima occhiata ritornò a lavoro.

***

:(

ᴡᴀʀᴍ ᴍɪʟᴋ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora