3 • 𝑺𝒕𝒐𝒐𝒅𝒇𝒂𝒍𝒍

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L'individuo li osservava da capo a piedi, studiandoli con attenzione.
Era una persona - se così poteva essere definita - dalla corporatura slanciata e le spalle larghe, ma il dettaglio che fece trasalire Furlan fu la coda rossa e le grandi ali piegate sulla schiena dello sconosciuto.

Era un dragonide, una stirpe discendente dai draghi, antica e prestigiosa quanto possente. Alcuni esemplari erano in grado perfino di sputare fuoco, ma erano rari. Era una specie in via di estinzione, incontrarne uno era assai difficile al punto che era considerato simbolo di buon auspicio secondo molti.

«Furlan…?» Levi si rivolse a lui, cercando una reazione.

«Mantieni la calma», lo interruppe l'altro, facendo qualche passo avanti. «C'è qualche problema?»

Il misterioso individuo sbatté le palpebre.

Non era una persona affabile, questo era intuibile soprattutto dalla mano che teneva poggiata sull'impugnatura della katana. Furlan non l'aveva proprio notata, gli vennero i brividi.

«Affatto. Siete viandanti?» chiese l'estraneo, osservando il biondo accartocciare la cartina nella tasca.

«Sì, è così. Veniamo da oltre la foresta, a sud. Lei invece?»

«Non credo vi interessi».

La mano di Furlan strisciò lentamente sul fianco, lì dove la lama argentea della sua spada attendeva di essere sfoderata sotto i raggi del sole. A seguire fu lo sguardo di Levi, che si voltò immediatamente verso di lui, aggrottando le sopracciglia.

Eren strabuzzò gli occhi alla vista di quel marchio nero. Mosse la coda, infittendo lo sguardo.

«Non si vedono molte persone in giro con quel segno sulla pelle», disse a gran voce.

Bastò quell'unica frase a catalizzare l'attenzione su di sé.

«Tu... conosci questo simbolo?» chiese il moro, perplesso.

«Perchè, voi no?»

I due si guardarono a vicenda, corrucciando lo sguardo. L'atteggiamento del dragonide cambiò drasticamente dopo quelle parole: rilassò la postura, spostando le mani dall'arma.

«Oh, capisco...», sussurrò.

«Tu sai qualcosa? Forza, parla!» sentenziò
Levi, avido di risposte.

Avanzò con passo rapido, rendendosi presto conto dell'altezza dell'individuo. Quest'ultimo, invece, sembrò spostarsi sulla difensiva.

«Sta' calmo», lo ammonì. «Quello è il simbolo di una divinità se non erro».

Che belle iridi, di un verde smeraldo quasi accecante. Erano davvero particolari, parevano fatte di vetro.

«Divinità?» replicò.

«Sì, mi è capitato di scorgere quel simbolo tra le pagine di un libro che lessi a Callisto, molto lontano da qui», spiegò, fissando il cielo come se potesse aiutarlo a ricordare.

Furlan si avvicinò a loro con calma, tenendo alta la guardia.

«Una divinità... ma scherziamo?» chiese, arricciando il naso.

«Venite da Kaceloan, giusto? Se non sbaglio, lì non vi è alcun culto-».

«Già», l'altro lo interruppe, aveva capito subito dove voleva andare a parare:
non conosci l'argomento? Allora, taci.
Preferiva non udire quelle parole rivolte a lui, giacché lo avrebbero irritato parecchio, per quanto veritiere.

Eren rimase piuttosto colpito dall'intuizione dell'altro, lo avrebbe tenuto a mente.

«Dove siete diretti comunque?»

𝔗𝔥𝔢 𝔅𝔯𝔞𝔫𝔡Where stories live. Discover now