8 • 𝑰𝒏𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒐 𝒊𝒏𝒇𝒂𝒖𝒔𝒕𝒐

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Era l'alba di un nuovo giorno e così anche di nuove preoccupazioni. Le gocce di rugiada sfioravano le foglie verdi al mattino con delicatezza immane, apprestandosi a cadere verso terra. Quella piccola collina, la quale dava inizio alla vasta pianura, era il luogo scelto da Eren per contemplare l'arrivo del sole, stranamente più accecante del solito.
Appoggiato con la schiena al tronco di un albero, attendeva - impaziente - qualcosa.

Teneva le ali rosse spalancate in modo da sgranchirle un po'. Una delle rogne principali dei dragonidi era proprio questa: era necessario tenere in attività costante le proprie ali onde evitare che si irigidissero. In caso contrario, dopo un lungo periodo di inattività, vi era il rischio che le loro ossa si potessero spezzare in seguito ad un movimento brusco.

Chiuse gli occhi, immaginandosi un universo diverso, privo di imprevisti, problemi e qualsivoglia scocciatura. Un mondo di pace, dove avrebbe potuto cogliere la libertà, viverla, non rincorrerla giorno dopo giorno in un vano tentativo di raggiungere l'equilibrio. Purtroppo i suoi tentativi risultarono vani all'arrivo di un falco pellegrino dalle penne marroni. Esso scese in picchiata verso di lui prima di svolazzare sopra il ramo della giovane quercia, perdendo una piuma.

«È bello rivederti», mormorò il ragazzo; le palpebre chiuse e scaldate dal sole.

In risposta il falco stridette, agitando le ali con vigore. Eren riuscì a sentire quel lieve spostamento d'aria; espirò aria dal naso, poi sollevò gli angoli della bocca.
Schiuse gli occhi e allungò un braccio verso il pennuto, lasciando che quest'ultimo strusciasse la testolina contro il suo palmo in una tenera dimostrazione d'affetto.
Gli si scaldò il cuore a quella dolce visione. Quei momenti pacifici erano tanto rari quanto preziosi, li avrebbe custoditi con cura.

Senza sprecare ulteriore tempo, dunque, gli porse la lettera con attenzione. Attese che la prendesse con il becco, poi gli rivolse la parola con tono basso e sottile.

«Portala a casa...», disse.

Il rapace spiccò il volo in un lampo, librandosi nel cielo mattutino con le ali spalancate.
Si diresse verso nord, più veloce che mai.

🌤️

Il silenzio presente era davvero una toccasana dopo aver subito il chiacchiericcio costante dei civili per le vie della città.
Le pareti erano occupate da alcuni scaffali o decorate ogni tanto con mappe esplicative. Il pavimento di legno produceva un rilassante suono quando veniva calpestato, così come quando poggiavi un manuale sul tavolo o lo chiudevi dopo averlo letto.

Levi adorava i posti così.

Avanzò verso una scaffalatura casuale, iniziando le ricerche. La libreria di Borgo Salmastro non era certo grande quanto quella di Callisto, ma c'era pur sempre una piccola probabilità di scoprire qualcosa sul suo marchio che - stranamente - aveva smesso di bruciare da prima che arrivassero al borgo.

Afferrò un libro dalla copertina di cuoio marrone, aprendo la prima pagina. Non c'erano titoli né nomi, un libro anonimo o almeno così sembrava, visto che il nome dell'autore era stato occultato dall'umidità che aveva danneggiato il foglio.
Ad ogni modo, Levi incominciò a sfogliare le pagine, tenendo gli occhi sull'attenti.

«Vediamo un po'...», mormorò a sé stesso, afferrando il bordo della carta. «Le origini del clan Blouse; Flora & Fauna del passo del serpente; la cucina del sud; le fatiche del Casato Brown-»

Si bloccò nel leggere le prossime parole.

"Lo stemma degli Yeager"

Strabuzzò gli occhi, fermando il dito accanto alla scritta d'inchiostro. Gli venne spontaneo voltarsi verso Eren, il quale stava controllando dei libri in una credenza più lontana.
Gli diede le spalle, accostandosi alla scaffalatura.

𝔗𝔥𝔢 𝔅𝔯𝔞𝔫𝔡Where stories live. Discover now