11 • 𝑨𝒍𝒍𝒂 𝒓𝒊𝒄𝒆𝒓𝒄𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒇𝒐𝒏𝒕𝒆

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Era nel bel mezzo del mare, isolato da qualsiasi cosa. L'acqua si estendeva a perdita d'occhio e c'era così poca luce che la linea dell'orizzonte - limite tra cielo e oceano - era impossibile da definire.
Punti luminosi decoravano la volta del cielo, formando strane costellazioni; eppure, ciò che lo confondeva ancor più, era il fatto che non riconosceva quelle stelle. Appartenevano ad un altro cielo, uno che non aveva mai visto prima.

In preda ai dubbi si guardò attorno, cercando di riconoscere il luogo nel quale si trovava, ma invano. Un vento tiepido aveva allora soffiato nella sua direzione, smuovendo i lunghi capelli marroni sciolti.

La quiete presente aveva un ché di mistico, evanescente, e lui, per la primissima volta, si ritrovò ad apprezzare quella calma che mai aveva caratterizzato la sua vita.

«C'è qualcuno?!»

La sua voce pacata - più debole di quanto pensasse - lasciò le sue labbra con leggerezza. L'eco la rincorse, propagandosi tutt'intorno e affievolendosi poco a poco.
Quando abbassò lo sguardo, attirato dal leggero suono che emettevano le onde a contatto con la terraferma, vide l'acqua scura del mare e, sul fondo, la sabbia che veniva smossa con dolcezza.

Immerse un piede nell'acqua sorprendentemente tiepida, appurando che quello che a lui sembrava un oceano somigliava più ad una gigantesca pozzanghera, poiché il livello dell'acqua giungeva solo fino alle sue caviglie.

Iniziò a camminare lontano, verso l'ignoto; guidato solo ed esclusivamente dal suo istinto.

🌤️

La radura attorno a loro era davvero suggestiva, complice la luce dell'alba che valorizzava i riflessi sulle foglie verdi. Avevano già attraversato il passo del serpente, il quale segnava il confine tra l'altopiano del Sole e quello della Luna, ma la vegetazione era molto più tropicale laggiù.
Palme, ibischi, piante d'ananas, baobab... nel bosco nel quale si trovavano ora non c'era nulla di tutto ciò.

Levi scansò brutalmente le foglie che ostacolavano il cammino, scavalcando il tronco che era caduto a terra in seguito al maltempo.
Furlan - dietro di lui e completamente in silenzio - lo seguiva senza effettivamente prestare attenzione a ciò che faceva.
Il suo corpo camminava, saltava, eseguiva, ma la sua testa era altrove, forse a casa, forse a Zambrick... forse a Borgo Salmastro.

Inciampò su di un sasso nascosto dal terriccio del sottobosco. Era rimasto così indietro che il moro non si accorse della sua caduta, nemmeno dopo che tornò da lui con la maglia tutta sporca e impolverata.
Gli occhi di Levi erano vivaci: guardavano a destra e a sinistra, saettavano dall'orizzonte alla cartina che si ostinava a tenere tra le mani, controllando sempre il percorso da seguire.

Lo sguardo, ad un tratto, era scivolato ai bordi della mappa, scorgendo di sottecchi dei funghi marroni accanto al tronco dell'albero appena superato. Parevano deliziosi, in un'altra occasione li avrebbe raccolti per farci uno stufato.
Ovviamente non lo avrebbe cucinato lui.

«Non manca molto», mormorò al compare, alzando lo sguardo.

La punta aguzza della montagna era davvero vicina rispetto a quando erano partiti. Quelle erano le catene montuose che avevano dovuto aggirare poco dopo aver lasciato Stoodfall; era stato un prezioso consiglio di Eren, il quale li aveva avvisati delle possibili frane.

Il silenzio innaturale che seguì la sua affermazione lo convinse a voltarsi alla ricerca di Furlan.
Non si sorprese più di tanto nel notarlo a qualche metro da lui; lo sguardo basso e il passo a dir poco fiacco, flemmatico.

«Che ti prende?» chiese il corvino, infastidito da quel comportamento.

Il biondo sbatté le palpebre calanti, moderando il proprio respiro. Fece per dire qualcosa: Levi vide le sue labbra tentare di articolare l'inizio di una frase, o chissà, un discorso.

𝔗𝔥𝔢 𝔅𝔯𝔞𝔫𝔡Where stories live. Discover now