9 • 𝑳𝒂 𝒇𝒓𝒆𝒄𝒄𝒊𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒎𝒊𝒏𝒂𝒄𝒄𝒊𝒐̀ 𝒊𝒍 𝒎𝒆𝒕𝒂𝒍𝒍𝒐

49 11 5
                                    

Il sole era talmente stolto da pensare di poterla accecare con i suoi raggi, nonostante le nuvole grigie tentassero di coprirlo. Voltò con tranquillità la testa all'interno della carrozza, portando una mano sulla tempia affinché potesse ripararsi dalla luce.

«La vedetta li ha avvistati a Borgo Salmastro due giorni fa», esordì il colonnello seduto davanti a lei. «In pochi giorni avrebbero raggiunto le nostre terre, non preferisce aspettare?»

«No», fu la risposta secca e incontestabile dell'imperatrice. «Ormai abbiamo aspettato tanto, fin troppo».

«Ma certo, ad ogni modo... forse avremmo dovuto portare le reti da lancio per la cattura dell'obbiettivo...».

«Reti?» Hanji drizzò le orecchie, genuinamente sorpresa. «Oh no, non voglio lasciarlo in vita».

L'uomo aggrottò le sopracciglia, palesando la sua confusione.

«Mia regina, ne è sicura?»

«È necessario, Magath. Ho già perso quel preziosissimo carico a Zambrick, non posso permettere loro di guadagnare altro tempo... anche ad Erwin».

Il colonnello abbassò lo sguardo, pensieroso.

«Lo capisci questo, vero?»

«Certamente vostra altezza», mormorò.

***

«Non pensavo fosse così giovane...», sussurrò Hanji, studiando il ragazzo dalla carnagione pallida, cadaverica.

Tolse i guanti vellutati che coprivano le sue mani, porgendoli al generale al suo fianco nel mentre che Furlan si avvicinò a Levi.

«Restiamo uniti, è l'unica possibilità», sussurrò, tenendo d'occhio la donna.

«Quella è l'imperatrice...?» domandò l'altro, voltandosi verso l'amico, ma mantenendo lo sguardo dritto.

Hanji trasalì.

Le figure dei due ragazzi vennero improvvisamente sostituite da altre due: I lunghi capelli corvini mossi, il viso angelico, un sorriso in grado di guarire i malati... e poi un uomo dai corti capelli castano chiaro, la corporatura bilanciata, forse un po' troppo magro, e quel suo modo di preoccuparsi sempre per lei, anche troppo alle volte.

Strinse i pugni, ispirando a fondo. Serrò le labbra, percependo l'ira, il rancore, risalire fino alla sua testa al pari di un serpente tentatore.

«Che sta facendo...?» chiese Levi, perplesso.

«Non chiedertelo, colpiscila!» gridò Furlan.

Il ragazzo scoccò la freccia in men che non si dica, mirando alla cassa toracica del nemico più temibile dell'altopiano della luna: l'imperatrice dell'Armata.
La donna - andando contro ogni loro aspettativa - non si scansò in alcun modo per eludere il colpo, bensì, sollevò la mano destra.

Una nube di fumo viola apparve come dal nulla, formando uno scudo rozzo e misterioso che distrusse la freccia appena scagliata.
Il corvino rimase a bocca aperta anche nell'osservare con più attenzione le mani della donna: avevano il segno di una forte bruciatura, come se avessero tentato di afferrare del ferro bollente.

«Fai attenzione, Levi!» lo avvertì l'amico, spostandosi di lato.

Non appena si mosse, Hanji avanzò entrambe le mani davanti a sé, generando un getto scuro che fendette l'aria ad una velocità spaventosa.
Furlan eseguì una capriola esemplare per evitare quel colpo, il quale sfumò nell'aria, scomparendo.

«Mia signora, mi permetta di ucciderli con le mie stesse mani!» gridò Magath, avanzando con lo scudo.

La bruna sollevò in maniera pacata una mano, tenendo gli occhi fissi sul ragazzo dai corti capelli neri.

𝔗𝔥𝔢 𝔅𝔯𝔞𝔫𝔡Where stories live. Discover now