15 • 𝑩𝒂𝒄𝒊𝒐, 𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒆 𝒅𝒊 𝒄𝒂𝒎𝒃𝒊𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐

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La stoffa verde copriva il suo corpo con estrema raffinatezza. Attraverso il riflesso dello specchio poteva scorgere il proprio viso avvolto nel disagio; quelle vesti non erano adatte a lui, malgrado fossero belle oltre ogni dire.
Lungo i bordi delle maniche erano cucite delle strisce scure con dentro ricamati piccoli ghirigori luccicanti somiglianti a foglie d'oro. Un lungo nastro era legato attorno al suo busto mentre, sul retro, un buco circolare permetteva alle sue ali di rimanere all'esterno, indisturbate, lasciando parte della schiena scoperta.
Afferrò l'elastico che aveva poggiato sulla mensola poco prima, quando si era tolto i vecchi vestiti, dunque si raccolse i capelli come suo solito.

«Guardati...», mormorò, parlando con quello spettro che si spacciava per lui. «Questo non sei tu».

Quel lieve nero che sfumava alla base delle sue palpebre gli sembrava naturale oramai. Erano 3 notti che non riusciva a dormire, e quando si svegliava aveva come l'impulso di strapparsi la pelle pur di espellere quella stanchezza dal proprio corpo. Fu sul terzo nodo che la vista lo abbandonò; per poco non cadde a terra, vittima di quel capogiro improvviso. Premette una mano sulla parete adiacente, fresca e liscia come la roccia di una sorgente, poi sentì una voce risuonare dall'altra parte della porta.

«Eren, ci sei? Non preoccuparti del vestito e porta le tue chiappe fuori da qui. Dobbiamo andare!»

La voce di Furlan giunse nelle sue orecchie come un rimbombo, tale e quale al crepitio confuso ed incalzante di un tuono. Brividi fugaci percorsero le sue braccia ed il suo collo, così si diede degli schiaffi sulle guance, finché esse non divennero di un rosso quasi normale, tipico del colorito della sua pelle olivastra. Uno spiffero d'aria lo riportò alla realtà, facendogli curvare il volto verso la finestra semiaperta sopra al piccolo comodino in legno di mogano. Sentiva un immenso vociare aldilà di essa, perfino delle grida: gioiose, acute, di ogni tipo, accompagnate dal rumore dei passi e dai fischi dei popolani.
Quel mondo non gli apparteneva, doveva metterselo bene in testa. Era riuscito a dimenticare per molto tempo una cosa tanto basilare, distratto e ammaliato dalla presenza di quel ragazzo dai neri capelli.
Sbatté le palpebre, sussultando: qualsiasi cosa facesse i suoi pensieri lo riconducevano sempre a lui, e quanto avrebbe voluto che non fosse così, quanto gli sarebbe piaciuto avere controllo sul proprio cuore.
Terminò di legarsi i capelli, sospirando profondamente.

Stava per calare il sipario, mancavano solo poche battute, doveva resistere ad ogni costo.

Aprì gli occhi, sfoggiando un'espressione a dir poco strafottente. Lui era forte, molto forte, e lo avrebbe dimostrato perfino a sé stesso. Varcò la soglia della camera, e da quel momento non guardò più indietro.

🎆

«Ti dona proprio l'arancione, Furlan».

La stoffa bianca - dipinta con sfumature multicolori simili ad onde - ondeggiò lentamente al suo spostamento. Petra sorrise candidamente, facendo spazio al ragazzo appena arrivato nel piccolo cerchio composto da lei, Gunther, Oruo e infine Erd.

«Ha ragione», confermò l'ultimo, facendogli un cenno con la testa.

«Voi dite?» Furlan si guardò le vesti, alla ricerca della bellezza che elogiavano i suoi amici, ma senza trovarla. «E pensare che ad Isabel non piace».

«Ecco, ci risiamo con questa Isabel...» Oruo alzò gli occhi al cielo, mostrando disappunto. «Se posso darti un consiglio, vedi- AGH!»

Petra, il gomito sollevato, mostrò un espressione soddisfatta, accompagnata da alcune risate. Furlan si guardò attorno, sereno e quieto, osservando i tendoni colorati che sfilavano lungo la strada, le persone che in coppia, in gruppo o da sole camminavano per la via chi con vesti eleganti come loro e chi con semplici tute. Intravide qualcosa nella confusione generale, e quando ebbe messo a fuoco la figura sorrise spontaneamente. Le ali rosso sangue erano troppo appariscenti per non essere notate, assieme al viso del castano, decisamente non appropriato per una festa. Non era triste e nemmeno arrabbiato, sembrava solo rilassato, calmo.

𝔗𝔥𝔢 𝔅𝔯𝔞𝔫𝔡Where stories live. Discover now