7 • 𝑩𝒐𝒓𝒈𝒐 𝒔𝒂𝒍𝒎𝒂𝒔𝒕𝒓𝒐

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I tetti colorati di quelle case sospese sull'acqua si intravedevano chiaramente perfino da lontano. Erano circondate da un azzurro intenso, ogni tanto macchiato da nuvole bianche, e sembravano tutte collegate tra loro in qualche modo.
Le passerelle di legno che affiancavano la sponda del lago, le case somiglianti a bungalow e infine l'odore del pesce… tutto avvertiva i viandanti nelle vicinanze che erano giunti a Borgo Salmastro.

Malgrado gli edifici non fossero così resistenti all'apparenza, il loro sistema di scolo dell'acqua era esemplare. Le grondaie montate ai lati degli edifici non solo erano gradevoli alla vista, ma anche perfettamente efficenti.
L'acqua piovana presente sul tetto scivolava lentamente nelle tubature, per poi cadere nel lago.

«Eccoci qui. Che te ne pare, Levi?»

Il moro osservò le case colorate svettare, imponenti, all'orizzonte. Era una città costruita in maniera particolarmente metodica: ogni edificio sembrava parte integrante di un altro che, a sua volta, sosteneva altre costruzioni e via dicendo.

Se per caso una di loro fosse crollata, Levi era certo che il borgo sarebbe affondato tutto d'un pezzo.

«È… particolare», proferì, immerso nei suoi pensieri.

«Tutte le città dell'altopiano sono uniche e dispongono di proprie caratteristiche, questa è solo una fra le tante. Aspetta di vedere Greenwalk, quella sì che è una città insolita», gli disse Eren, mantenendo il passo.

«E dai, non rovinargli l'esperienza!» replicò Furlan, seguendolo.

Il dragonide scrollò le spalle con fare innocente: era la pura verità. L'altro lo osservò a lungo, invece, studiando la sua andatura prima di soffermarsi sull'arma che era solito portare al fianco.

«Sai, Eren… devo dire che da vicino non fai più così paura», se ne uscì all'improvviso.

«Eh?» il castano lo guardò accigliato, il tono di voce leggermente intaccato da una nota di fastidio e irritazione: se quella era un'offesa o un modo per prendersi gioco di lui, c'era riuscito.

«Sì insomma… non sembravi così amichevole la prima volta che ti incontrammo».

«Guarda che stavi per afferrare tu la spada», si intromise Levi, camminando in mezzo ai due.

«Quella è detta autodifesa. Vuoi che ti aiuti a ricordare chi era armato di tutto punto e chi no?» rispose Furlan, gesticolando.

«Mai giudicare un libro dalla copertina».

«E da quando tu saresti così saggio?» borbotto il biondo, annoiato.

«Da quando Eren mi ha parlato di alcuni dei proverbi che sono soliti utilizzare a Callisto».

«Cosa? E questo quando è successo?»

«Mentre tu dormivi ed io rimanevo sveglio per insonnia, c'era qualcuno che mi faceva compagnia», disse Levi, osservando di sottecchi la persona che lo aveva sostenuto in quei giorni.

«Oh, ecco perché avete entrambi le occhiaie…», mormorò Furlan. «Cavolo… così mi fate sentire in disparte».

«È colpa tua, dormi troppo».

«Tanto ora dovrai farci da guida, no?» intervenne Eren.

Due pugni in faccia, uno dopo l'altro.
Furlan sbatté le palpebre, accusando i colpi.
Guardò Eren con la coda dell'occhio, mettendo il broncio.

«Approfittatore», grugnì.

Una volta giunti in città l'atmosfera cambiò drasticamente: Una certa vitalità scorreva tra le vie di Borgo Salmastro, animato da persone che salivano e scendevano le gradinate in legno, mercanti con grossi carri che passavano loro davanti, tutti diretti verso un unico punto.

𝔗𝔥𝔢 𝔅𝔯𝔞𝔫𝔡Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt