5 • 𝑭𝒆𝒏𝒅𝒂𝒃𝒆𝒕𝒆

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La nebbia mattutina era qualcosa di affascinante per Levi. Un alone di mistero caratterizzava i dintorni, occultava le foglie degli alberi oppure le prime luci dell'alba, lasciando dietro di sé un clima che ai suoi occhi aveva un ché di mistico.
Era un peccato, invece, tutta quella fastidiosa umidità che lo costringeva ad arricciare il naso e avvicinare una mano al viso per bloccare i piccoli starnuti.
Inutile menzionare il fastidio che provava, l'irritazione nel doversi passare un dito sotto il naso, ogni qualvolta sobbalzava e tirava fuori l'aria sotto le grandi risate di Furlan.

La portiera della carrozza venne aperta con galanteria, così i bambini salirono la breve scalinata, prendendo posto sui sedili imbottiti.
Il marito, vestito con abiti formali, non salì subito. Si fermò accanto a loro, rivolgendogli la parola.

«È stato un piacere ospitarvi», asserì, un lieve inchino ad accompagnare le sue parole.

«Lo stufato era delizioso», Furlan infilò le mani nelle tasche, alzando un poco il mento. «Senza di voi non avremmo saputo cosa fare».

La donna diede una pacca ai lati del suo nero vestito, muovendosi sul posto per sistemare le ballerine ai suoi piedi, pregando che non venissero macchiate dal fango.

«È sempre un piacere aiutare persone come voi. Al giorno d'oggi è difficile trovare uomini in buona fede…»

«Parole veritiere. Auguro a lei e alla sua famiglia un viaggio sicuro».

«Non si preoccupi, a Zambrick vivono senz'altro persone dotate di estremo raziocinio. Altrimenti non sarebbe una cittadina così squisita».

«Dunque siete diretti anche voi al festival?»

A prendere parola era stato Eren; gli altri ne rimasero sorpresi, giacché fino ad allora era rimasto distratto ad osservare il cielo all'orizzonte.

«Ma come, non sapete nulla?» rispose la donna, perplessa. «Il festival è stato annullato».

Tra i tre viaggiatori era forse Furlan quello più pallido in volto: era quasi riuscito a replicare la carnagione di Levi.

«Che cosa? Ma com'è possibile?!» si passò un palmo sulla fronte, massaggiando la pelle con i polpastrelli come a voler grattar via il fastidio che vi stava nascendo.

«La notizia ci è giunta qualche giorno fa. Sembrerebbe proprio che le riserve della città siano state razziate dall'Armata, in particolare la polvere da sparo necessaria per i fuochi d'artificio. Visto che il trattato di Mezzaluna è stato infranto al momento c'è molta tensione, girare per le strade non è sicuro».

«Quando è accaduto di preciso?» chiese Levi, assottigliando lo sguardo.

«3 giorni fa, ma non credo che i giornali abbiano raggiunto tutte le metropoli. Le carovane hanno un limite di velocità e anche le condizioni atmosferiche hanno la loro influenza».

«Praticamente quando siamo partiti…», sussurrò Furlan, affranto. «Non ci posso credere, ho fatto un viaggio a vuoto».

«Se quello che ci avete detto corrisponde al vero, perché siete in partenza con vostro marito e i bambini?» Eren sbatté le ciglia, guardando la signora dall'alto in basso.

«A Zambrick abita la nostra figlia biologica, si chiama Sasha. Lavora lì come cameriera in un ristorante a dir poco grazioso e nonostante la situazione vorremmo andarla a trovare ugualmente. È da molto che non la sentiamo…», borbottò l'altra dalla parlantina facile.

«È una lavoratrice instancabile quando mette qualcosa sotto i denti», aggiunse il marito, ridacchiando debolmente. «Ma ditemi, non eravate diretti a Zambrick anche voi?»

𝔗𝔥𝔢 𝔅𝔯𝔞𝔫𝔡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora