4 • 𝑩𝒂𝒈𝒍𝒊𝒐𝒓𝒆 𝒄𝒆𝒍𝒆𝒔𝒕𝒆

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C'era silenzio tra le quattro pareti della camera. La seta bianca a contatto con la propria pelle fu un risveglio estremamente gradito, nonché il migliore fino a quel momento. Levi avvertì le lenzuola muoversi debolmente, strisciare come piccoli serpenti, così si voltò ed aprì un occhio, osservando la figura in piedi accanto al letto.

«Dobbiamo già partire...?» domandò, la voce arrocchita e pesante.

«Temo di sì», sbuffò Furlan, stiracchiandosi. «Dobbiamo sbrigarci se vogliamo raggiungere Zambrick in tempo per il festival».

Il moro si mise a sedere con calma, stropicciandosi le palpebre con insistenza: non era riuscito a dormire molto quella notte.

«Fra quanto inizia?» chiese in un sussurro.

«Un mese».

Spalancò gli occhi, pentendosene l'istante dopo, quando sentì la testa pulsargli dalla stanchezza.

«E perché tutta questa fretta allora? Mi avevi detto che ci sarebbero volute due settimane di viaggio circa, o forse meno», borbottò, adirato. «Sei sempre così paranoico o hai fatto male i conti?»

«Voglio solo dire», rise Furlan, avanzando verso la porta. «Che io sono una persona estremamente previdente e, in quanto tale, voglio assicurarmi che tutto vada per il meglio».

«Continuo a non capirti», confessò l'altro, squadrandolo.

«Capirai quando ti farò vedere il teatro e la pagoda, non preoccuparti».

«Eh?»

Il ragazzo chiuse la porta, lasciando Levi alquanto confuso. Era stufo di rimanere all'oscuro di tutto, se ci si metteva pure Furlan non avrebbe esitato a tirargli un malrovescio ben piazzato.
No, non era così che le cose dovevano andare.
Prese un profondo respiro, tentando di calmarsi. Non doveva permettere all'amnesia di tramutare la sua irritazione in permalosità.

«Siete precoci fin dalle prime luci dell'alba vedo», biascicò una voce grave. Proveniva oltre il letto, per terra.

«Non guardare me», replicò il corvino, alzando la testa per meglio guardarlo. «Sicuro di aver dormito bene?»

Eren si sollevò sulle braccia, buttando indietro le spalle. Le sue ali si aprirono per intero, andando a sfiorare con le punte il soffitto grigio della stanza. Anche la coda si tese verso l'alto, prima di ricadere sul pavimento con un piccolo tonfo.

«Sì», proferì infine, sedendosi a gambe incrociate.

Levi osservava le sue scaglie rosse come se ne fosse ipnotizzato: ora capiva perché tutti lo guardavano con meraviglia.

«Non sono scomode? Quando dormi sulla schiena ad esempio», chiese, riferendosi alle gigantesche membrane.

Il castano non capì immediatamente, forse ancora intontito dal sonno. Inclinò la testa, chiudendo gli occhi.

«No, direi di no. A te non dà fastidio quando dormi con la testa poggiata sul braccio?»

«Sì», sbuffò lui, leggermente divertito. «Ma quelle sono decisamente più ingombranti».

«Può darsi, ma ne vale la pena. Io posso andarmene quando voglio e dove voglio, senza dover dipendere da un cavallo o una carrozza», replicò Eren con astuzia, marcando alcune parole con il tono di voce. «Io sono uno spirito libero».

Quelle ultime parole colpirono profondamente Levi. Spirito libero aveva detto... proprio quello che non era lui.

La porta si aprì lentamente, attirando i loro sguardi verso Furlan, appena entrato nella camera con tre piatti tra mani.
C'era formaggio, uva, pane e infine latte fresco. Niente di troppo elaborato, ma sicuramente di prima qualità.

𝔗𝔥𝔢 𝔅𝔯𝔞𝔫𝔡Où les histoires vivent. Découvrez maintenant