19 • 𝑭𝒊𝒅𝒖𝒄𝒊𝒂

73 7 6
                                    

🌑

Sospirò con calma, lasciando che l'ennesima goccia di sudore scivolasse lungo il suo collo, arrivando infine sulla sua pancia.
Faceva caldo lì nelle fucine. Sentiva spesso la brace del grande camino scoppiettare, accompagnata dal rumore dei martelli o l'acciaio incandescente delle armi che veniva freddato nell'acqua, emettendo un sibilo inquietante.
Quando li avevano portati là dentro aveva perso il respiro, come se qualcuno gli avesse preso il collo d'improvviso: la temperatura vertiginosa gli aveva fatto vedere doppio. Fu come trovarsi dentro una sauna quando li avevano sbattuti in quella cella rozza e improvvisata sul piano superiore della grande sala. Se si affacciava alla sua destra, schiacciando la guancia contro le fredde e fini sbarre d'acciaio, riusciva perfino a scorgere la punta delle fiamme del focolare e il bagliore che le circondava, dipingendo gli angoli della stanza di uno spento arancione.

Non poté fare a meno di pensare a quanto fosse lontano miglia e miglia da Kaceloan, da Isabel. Si chiese cosa stesse facendo in quel momento. Forse stava prendendo i panni dalla piccola terrazza sopra casa o forse era impegnata a cucinare la cena, o ancora, probabilmente passeggiava lungo le vie della città con un cesto di frutta tra le mani. Le aveva mai detto quanto la amava? Glielo aveva mai dimostrato a sufficienza? Non ne aveva idea, ma bruciava di rassegnazione e tristezza, così tanto che le lacrime le sentiva pure in gola e quasi lo strozzavano.

Era stato tutto troppo perfetto, avrebbe dovuto capire prima che il destino gli avrebbe rifilato qualche altro tiro mancino oltre alla piccola sorpresa dell'Armata, tempo addietro.
Si passò il dorso della mano sull'occhio, asciugandosi. L'anello d'argento che aveva comprato al festival e che aveva intenzione di dare alla compagna, era ancora dentro il suo zaino, quello che le guardie avevano portato via chissà dove.

«Non so davvero cosa dire... mi dispiace», mormorò Erd, legandosi i capelli con l'elastico marrone.

A stento lo aveva sentito, si era quasi scordato la conversazione che c'era stata prima. Stavolta era rimasto bloccato nella sua testa per tanto tempo, il risveglio era stato brusco e doloroso, ma tale era la realtà; cos'altro poteva aspettarsi?

«Non mi aspettavo certo che mi dicessero ogni cosa, per carità, ma quantomeno potevano degnarmi di una piccola spiegazione», rispose, premendo la suola della scarpa contro la ringhiera della cella, tirandosi leggemente il colletto della maglia. «Prima non mi sentivo così fuori posto, ma è cambiato tutto da quando siamo tornati a Borgo Salmastro. È da allora che quei due si comportano in modo strano... vorrei tanto capire cosa cazzo è successo».

«L'ho notato anche io a dire il vero», si intromise Oluo, pacato, alzando la testa. «Sembravano cane e gatto, non la finivano di scannarsi a vicenda. Verbalmente parlando s'intende...»

«Sì e poi ancora non riesco a credere alle parole di Eren», Furlan esitò, i pensieri gli giocavamo brutti scherzi. «Ma cosa gli sarà saltato in mente? E dire che ci ha anche salvato la vita».

«Potrebbe averlo fatto per abbassare al minimo i sospetti. Quelli dell'Armata sono capaci di tutto, non sottovalutarli mai», grugnì quello dai capelli grigi con una smorfia. «In più anche tu avevi i tuoi dubbi, no?»

«Sì», Furlan strinse i pugni, sospirando con il naso. Sentiva la rabbia formicolare nel suo petto, la pelle che pizzicava; se solo l'avesse capito prima, che stupido...!

Petra sbatté le palpebre, abbattuta. Tutto quell'odio stava davvero andando alla persona giusta? Non aveva conosciuto a fondo Eren prima dell'accaduto, ma per quel poco che aveva visto gli era sembrata una persona deliziosa e solare, sorvolando l'atteggiamento discutibile nei confronti di Levi. Qualcosa era successo tra quei due, ne era certa; ma da qui ad identificare con precisione il problema, ce n'era di strada. Osservò di sottecchi i due che parlavano, prendendo parola.

𝔗𝔥𝔢 𝔅𝔯𝔞𝔫𝔡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora