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Suono a quella che dovrebbe essere la porta di casa sua, sperando di non essermi sbagliato di nuovo

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Suono a quella che dovrebbe essere la porta di casa sua, sperando di non essermi sbagliato di nuovo. Quando sono venuto qui a darli i biglietti l'avevo indovinata a primo colpo dove era, grazie alla tecnologia che abbiamo ora, ma oggi che sono senza telofono mi sento completamente perso.
Ho bisogno di una cartina o qualcosa del genere in questo momento.

"Si ha bisogno di qualcosa?" chiede un ragazzo che mi apre la porta.
"Ehm qui vive Park Jimin?" chiedo aspettandomi una conferma da parte sua, ma sfortunamente nega lasciando in me un senso di vuoto.
Saluto il ragazzo e vado alla prossima casa sperando stavolta che sia quella giusta.
"Ti prego fa che sia questa, ti prego fa che sia questa, tu prego fa-"
I miei pensieri vengono interrotti dall'apertura della porta e mi rivela l'ennesima faccia nuova portandomi quasi al urlare in faccia a quella povera ragazza.

Camminando in questa fila di appartamenti penso a ciò che dovrei fare e come sempre arrivo a delle conclusione. O tornare indietro e riprendere il mio telefono e arrivare alla casa giusta oppure continuare a girare nella speranza di trovarlo.

Dopo il concerto non ho più avuto modo di parlare con lui, tra interviste, video da registrare, coreografie nuove da imparare e un album da far uscire, mi manca davvero molto.
Chissà se anche lui mi pensa.
Entro in un piccolo negozio volendo comprare qualcosa di dolce da mangiare.
Sono coperto dalla testa ai piedi di nero con mascherina e cappello che coprono il mio volto per evitare che qualcuno mi riconosca.

Vado nella sezione dolci, in cui sono presenti tutto ciò che voglio. A partire dalle torte fino a ogni tipo di cioccolato.

"Cosa prendiamo hyung?"
"Qualsiasi cosa tu voglia, non fa differenza."
Non credevo che dopo mi sarei ritrovato il carrello pieni solo di dolci e niente cibo da sopravvivenza.

Prendo una barretta di cioccolato non curandomi nemmeno di vedere di che tipo è, mentre mi dirigo alla casa una persona di piccola statura si scontra con me.
"O-oh scusami."dice con una voce che riconoscerei sempre.
"Jimin?"al sentire il suo nome pronunciati alza lo sguardo verso di me riconoscendomi subito solo nel guardarmi negli occhi.
"Kook?"
"Cosa ti porta qui?" chiede osservandomi con quei meravigliosi occhi.

"oh, sono qua....per comprare questa barretta di cioccolato." dico imbarazzato. Di certo non gli dirò che ho passato più di due ore alla ricerca della sua abitazione facendomi apparire come un idiota ai suoi occhi.
"Qui?" continua a chiedermi osservandomi curioso.
"Si, ho sentito che questo negozio ha i gusti migliori del paese." adesso si che sembro un idiota.
Lui mi guarda ridacchiando e iniziando a mostrarmi i suoi gusti preferiti per quanto riguarda a partire dal cioccolato fino ad arrivare alle torte.
"Vedi questa alle fragole, è la mia preferita." dice emozionato e prendendola, dirigendosi alla casa, con io appresso.

Una volta finito di pagare usciamo fuori e li la situazione per me diventa imbarazzante.
"Ehm, quindi io ti lascio." no no no perché ho detto una cosa del genere. Potevo offrirmi volontario per accompagnarlo.
"J-jungkook vuoi, se ti va, di venire con me a casa e mangiamo assieme la torta?" al pronunciare quelle parole le sue guance si colorano di un rosso acceso.
Annuisco velocemente e iniziamo a camminare facendo sfiorare leggermente le nostre mani.

In quel percorso per arrivare alla sua abitazione mi sono reso conto di una cosa: quanto io sia stupido.
Il suo appartamento si trova esattamente l'opposto dove cercavo io.
Una volta dentro osservo come quel posto sia decorato in modo semplice esattamente come lui  è sempre stato. Un luogo confortevole e piccolo.

"Amore, pensi mai alla casa dei nostri sogni?"
"No Jimin, perché sono sicuro non potremmo permetterci nemmeno una capanna con tutto ciò che compri ogni giorno"
Lui gonfia le guance mostrandosi offeso.
"Però comunque io la voglio piccola, con semplici colori e pochissime cose."

"Hey ti sei bloccato? Da questa parte la cucina." mi risveglia sorridendomi.
Non credo riuscirò mai ad abituarmi a tutto ciò.
"Si arrivo".

"Ti sei divertito al concerto?" chiedo cercando di iniziare una conversazione.
"Si. Chi lo avrebbe mai detto mesi fa un tuo concerto era qualcosa di immaginabile e ora sei qui davanti ai miei occhi."rispondi continuando a mangiare la sua fetta.
Lo osservo e senza volerlo porto la mia mano alla sua guancia accarezzandola.
Lui si ferma vedendo il suo corpo irrigidirsi e mi stacco da lui con gli occhi pieni di terrore.
L'ho spaventato.
"Scusami Jimin. È che...mi dispiace."
"No...tranquillo. Perché lo hai fatto?"
"Perché sei bellissimo."

Dopo tanto tempo non stavo mentendo.

the past life (JIKOOK) Where stories live. Discover now