-Una stellina

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Tutto sommato ero sempre stata una che rischiava nella vita.
Rischiavo quando andavo contro ogni regola pur di seguire il mio istinto, rischiavo quando mi lasciavo prendere troppo dalle mie vicende quotidiane, rischiavo quando pur di fare di testa mia andavo contro tutti, lo facevo anche quando mentivo ai miei per evitare delle sgridate o quando mi presentavo quelle poche volte impreparata ai compiti in classe.
Avevo sempre amato le sfide, il brivido che regalavano, ma restavo una normale adolescente in balia degli scherzi della vita, nulla di più.
E se c'era un solo rischio che però avevo sempre evitato di correre, era quello di innamorarmi. Probabilmente mi sarei cavata un occhio pur di non incespicare nello stesso errore che tutte le mie amiche avevano fatto.
Tutti correvano dietro ad una sola e semplice parola, l'amore.
Lo cercavano, a volte lo ottenevano e altre invece lo perdevano.
L'amore mi affascinava ma mi intimoriva profondamente.
Tutti erano tormentati dall'amore, come se questo potesse salvarli dall'oscurità o da tutti i mali.
La verità era che a volte era proprio questo a farli cadere nell'oblio del buio e della sofferenza.
L'amore rendeva folli, in un secondo si poteva diventare psicopatici, insicuri, gelosi... deboli.
Non c'è niente che si potesse fare per evitarlo, l'amore riusciva a trovarti ovunque e in ogni modo.
Questo sentimento poteva migliorare la gente o distruggerla disastrosamente e io, fifona solo in questo frangente, non avevo la minima voglia di ritrovarmi un giorno in balia di un cuore spezzato.
Lo capivo ogni volta che vedevo ragazze chiuse nel bagno della scuola a piangere, quando uno dei giocatori della squadra di calcio faceva a pugni nel cortile con qualche altro idiota per la proprio fidanzata e lo capivo proprio in questo preciso istante, mentre Benny piangeva e gettava decine di fazzoletti sporchi sul suo letto.
"Mi ha lasciata" singhiozzò.
"Oh andiamo, te lo avevo detto che era un idiota" sbuffai accarezzandole i capelli.
Gettai la mia sigaretta giù dal balcone, sentendo subito dopo l'imprecazione di un passante, poi mi voltai a guardarla.
"Senti, non c'è nulla di cui disperarsi. Perché piangere per uno che ti ha mollata dopo averti tradita?!" la scossi per le spalle.
Al sol sentire quelle parole, scoppiò a piangere peggio di prima.
"Oh... diamine" le schiaffeggiai un braccio.
"Ascolta, vedrai che passerà e ne troverai centinaia meglio di lui!" borbottai.
"Ma voglio lui" si disperò.
"SUL SERIO?! Volevi restarci nonostante ti avesse messo le corna? Non sei mica la De Lellis sai!" sbottai sconcertata.
"Ma io lo amo!" si agitò.
"Tu sei pazza" sgranai gli occhi.
"Ma che ne sai, non sei nemmeno mai stata innamorata" si soffiò il naso.
"Ok manteniamo la calma" blaterai toccandomi le tempie sfinita "Senti, posso regalarti una sua sagoma di cartone mhm?! Anche se sarebbe alquanto inquietante" ci pensai su.
Mi sentii più sollevata quando finalmente le vidi spuntare un sorriso divertito.
"Stupida" ridacchiò.
"Franci, ceni da noi?" sorrise la mamma di Benedetta irrompendo in camera.
"Oh no grazie, mio padre è tornato proprio oggi da New York... vorrà sicuramente stare tutti insieme" la ringraziai, rifiutando gentilmente.
Mio padre Mario, assente la maggior parte del tempo ma fin troppo presente quando c'era... è già abbastanza contorto solo a dirlo.
Un avvocato penalista rinomato che viaggiava in tutto il mondo per lavoro, sempre impegnato in mille cause e pronto a portare una calamita diversa per ogni posto.
Il mio frigo sembrava un monumento alieno ormai, probabilmente quell'uomo aveva una vera e propria ossessione per quelle cose.
Ancora ricordavo come aveva sclerato quando mio fratello Marco aveva quasi rotto la sua calamita preferita, fortuna che la mamma lo aveva salvato in calcio d'angolo.
Mia madre Michela, lei si che era una donna raffinata ed elegante.
Sempre delicata e pacata, armonia briosa della casa.
Lei era una stilista d'élite di Salerno, la sua Boutique sul corso era un'opera d'arte.
Conosciuta da tutti, era lei la vera star della casa a tutte le serate di Gala e gli eventi benefici.
Quanto a me, ero una copia spiaccicata di mio padre in quanto a carattere, ero testarda, determinata ed esuberante.
Ah, mio padre diceva che sarei potuta diventare un avvocato per via dell'astuzia e della parlantina... d'altronde riuscivo sempre a sfilargli qualche euro anche quando si rifiutava categoricamente.
Esteticamente invece avevo preso tutto dalla mamma, alta e magra ma con le forme giuste, una chioma color miele folta e due occhi azzurri.
"Una stellina" mi diceva sempre, con quella sua mania di rendere qualsiasi cosa zuccherosa e adorabile.



"Non lo mangi quello?" domandò mio fratello, rubandomi letteralmente dal piatto l'ultimo boccone di lasagna.
Sbuffai fulminandolo con lo sguardo.
"Che c'è?! Sono un atleta" mi sorrise fingendosi innocente.
"Sei solo un idiota che rincorre la palla, mangerai anche quella prima o poi?!" borbottai stizzita.
Lui mi fece il verso, prendendomi in giro a sua volta.
"Riesci a passare in boutique domani?" mi domandò d'un tratto la mamma.
"Mimì come procede con la collezione?" mio padre le sfiorò la mano.
"Bene" annuì felice lei.
"Dovrei riuscire mamma" buttai giù un sorso di coca cola.
"Perfetto perché ho fatto fare quelle modifiche all'abito rosa" spiegò.
Essere sua figlia significava farle da modella da quando avevo solo quattro anni.
Mi divertivo a sfilare per lei, e poi mi retribuiva bene.
Diciamo che farlo mi garantiva una paghetta mensile, ben profumata, e questo bastava per convincermi a continuare anche quando avrei sfilato in vestaglie da vecchietta.
Ridacchiai immaginandomi anziana su una passerella a indossare vestaglie simili ad accappatoi.
"Come sta Benedetta?" domandò mia madre, interrompendo i miei pensieri.
"Diciamo non bene, sai che Luigi l'ha lasciata. Perciò..." mormorai sconfortata.
Mi aveva chiamata mentre le porgevo l'ennesimo fazzoletto, quindi sapeva come avessi passato il mio pomeriggio.
"Oh e tu cara? Niente fidanzatino?" indagò mio padre.
"Papà non siamo in tribunale" sbuffai.
"Che c'è?! Sto solo chiedendo" addentò un pezzo di pane.
"No, niente fidanzato" blaterai scocciata prima di cambiare ancora discorso.
Marco affianco a me ridacchiò sotto i baffi mentre guardava la mia faccia speranzosa, mi auguravo veramente che lui lasciasse cadere quel discorso.
Alla fine tutto filò liscio, concludemmo la cena e ci dedicammo a un po' di relax tutti insieme sul divano.
Battibeccammo sul film da vedere e ci abbuffammo di pop corn come una famiglia normale.
Quando finalmente salii in camera mia, sprofondai fra i mille cuscini e nelle coperte calde del mio letto matrimoniale, abbandonandomi subito fra le braccia di Morfeo in un sonno profondo.

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BABIEEESSS!!
Eccovi il primo capitolo, qualche presentazione e un po' di passaggi per farvi conoscere un po' la protagonista.
Avevo intenzione di pubblicare questa storia un po' più tardi ma non riuscivo a stare senza scrivere, mi mancavate troppo❤️
Scusatemi per gli errori se ne troverete, ma Wattpad ha deciso di cancellare letteralmente il capitolo intero che stavo per pubblicare e quindi l'ho dovuto riscrivere frettolosamente pur di farvelo leggere stasera.😭🙄
Perciò fatemi sapere che ne pensate e lasciatemi una stellina⭐️
Love u❤️❤️❤️

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