-Sei strana

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Qualcuno una volta disse "C'è un solo tipo di shock peggiore rispetto all'imprevisto: il previsto per il quale ci si è rifiutati di prepararsi".
A mio avviso in quel momento era la frase più adatta che ci fosse.
Mi ero rifiutata categoricamente di prepararmi al peggio con Luca D'Orso, insomma sapevo fosse un mezzo delinquente ossessionato da me ma, onestamente, non mi aspettavo di finire in uno dei suoi guai...o quantomeno non così presto.
Motivo per il quale un semplice sabato sera di divertimento si era appena trasformato in un incubo.
Continuavo a guardare la strada silenziosamente mentre riflettevo sulla piega indecente che la mia serata aveva appena preso, seduta accanto al mio problema maggiore mi sentivo vulnerabile e confusa.
"Come diavolo ho fatto a finire in questa situazione?!" mi ripetei per l'ennesima volta nell'arco di dieci minuti.
"Hai dei fazzoletti?" mi domandò serio, con un'espressione corrucciata sul viso mentre osservava le sue mani sporche di sangue.
"No" mormorai secca, la pochette di quella sera conteneva già a stento il mio cellulare.
Odiavo le pochette, lo ammetto, ma andare a ballare con una di queste era l'unica soluzione possibile e più comoda per avere dietro almeno il necessario.
"Che cazzo ci mettete in quel buco nero se non avete mai un pacchetto di fazzoletti?!" sbottò guardandomi.
"Ti sembra un buco nero questa cosa?! A stento ci entra la mia sanità mentale...e ti assicuro che è quasi inesistente in questo momento." gracchiai nervosa, provocandogli una risatina.
Alzai gli occhi al cielo prima di guardare negli scompartimenti di appoggio della sua auto, non trovando nulla.
Allora decisi di aprire il cassetto del cruscotto, costatando subito dopo che fosse una pessima idea.
"QUESTA È ERBA?!" strillai tirando fuori una busta abbastanza grande di roba.
Luca strabuzzò gli occhi strappandomela dalle mani e gettandola di nuovo al suo posto.
"Potresti smettere di ficcare il naso ovunque?!" mi sgridò nervoso.
"Perché tieni la droga nel cruscotto, se ti fermano che fai?!" parlai agitata.
"Non mi fermo" sghignazzò "e poi non la tengo mai dietro, è un caso che sia li stasera" spiegò più calmo.
"Che fortuna" risi nervosa "proprio quando finisco nella tua auto" lo fulminai con lo sguardo.
Poi posai nuovamente gli occhi nel cassetto, trovando finalmente dei fazzoletti.
Afferrai una bottiglietta d'acqua poggiata fra i due sedili e bagnai leggermente la carta stando attenta a non combinare un macello.
Ne passai uno a lui e poi ne afferrai un altro per me, ripulendomi la faccia mentre mi guardavo nello specchietto parasole.
"Che hai da guardare?!" lo fulminai mentre mi ripulivo il petto da una striscia di sangue ormai asciutto.
Lui non rispose, tornò in se e ripulì le sue mani mentre continuava a guidare.
Ringraziai il cielo di aver indossato un abitino nero quella sera, il sangue su di esso nemmeno si notava per fortuna.
Mi accasciai stanca sul sedile prima di sentire il mio cellulare squillare, Benny mi aveva appena risposto ai messaggi.
Avevo inventato una scusa scrivendole che ero tornata a casa con mio fratello alla fine, perché ubriaco e non in grado di guidare fino all'appartamento dell'amico.
Speravo solo che loro non facessero domande o mi scoprissero, a giudicare dalla sua risposta però sembrò crederci.
Quando sentii la macchina fermarsi alzai finalmente lo sguardo dal cellulare, guardando Luca sconcertata.
"Sul serio D'Orso?! McDonald's?" domandai scioccata.
"Mi è venuta fame" fece spallucce mentre entrava nel percorso del McDrive.
"A questo ragazzo manca qualche rotella" pensai sconcertata.
Mezz'ora prima eravamo nascosti in un vicolo sporchi di sangue e ora eravamo qui, come se nulla fosse successo.
"Che vuoi?" mi chiese quasi davanti allo sportello.
Lo fissai riluttante, non proferendo una parola.
"Ok faccio io" mormorò non curante.
Un quarto d'ora dopo ero intenta, sotto sua minaccia, a mangiare un CrispyMcBacon e guardare il mare davanti a noi.
L'abitacolo restava silenzioso mentre gli unici rumori che si sentivano erano i nostri respiri e le onde che si infrangevano contro gli scogli.
Luca aveva parcheggiato in uno spiazzale a pochi metri dal Mc che affacciava sul mare.
"Sei carina stasera" mi fece voltare di scatto la testa verso di lui.
"Scusami?" alzai un sopracciglio scettica.
"Hai sentito" sghignazzò divertito dalla mia reazione.
Non risposi, sorseggiando della Coca-Cola dalla mia cannuccia morsa.
Gettai le carte del panino ormai finito in un sacchetto marrone e poi lo appoggiai sui sedili posteriori.
"Passami anche quella maglia" mormorò ripulendosi le mani.
Allungai un braccio per afferrare una felpa nera piegata alla meno peggio e gliela passai.
Rimasi in silenzio mentre lo osservavo spogliarsi dei suoi indumenti sporchi e infilare quelli puliti.
Quasi mi schiaffeggiai rendendomi conto di quanto stessi indugiando con lo sguardo sul suo addome nudo e poi sul suo viso, quello fu il momento peggiore per rendermi conto che in realtà era davvero troppo carino per essere così stronzo.
Ma d'altronde questa situazione poteva essere meno problematica di così?!
"No" sbuffai mentalmente.
Dannato Luca D'Orso.
"A che pensi?" mi sorrise interrompendo i miei mille dilemmi esistenziali.
"Che sei uno stronzo" risposi acida, fingendomi indifferente al suo effetto di poco prima su di me.
"Perché non ti piaccio?" alzò un sopracciglio, squadrandomi.
"Basta guardare in che situazione ci siamo cacciati stasera" alzai gli occhi al cielo, distogliendo lo sguardo dal suo volto.
"Tu invece sei strana" mormorò.
Scattai col volto nella sua direzione, poi gli feci segno di continuare.
"Sei la prima ragazza che mi tiene testa, o almeno ci provi" sghignazzò.
"Ci riesco" schioccai la lingua contro il palato, offesa dalla sua aria di sufficienza, divertendolo ancora di più.
"Perché io?" mi riferii al suo improvviso avvicinamento.
"Perché ti avevo già adocchiata, ma per un motivo o un altro non mi ero mai avvicinato. Avevo altre distrazioni" alluse alle altre galline che frequentava.
"Mhm" mugolai seria.
"Perché non mi hai marchiata ancora come hai fatto con tutte?" lo sorpresi.
Ci pensò su prima di darmi finalmente una risposta.
"Perché non sei caduta ai miei piedi la prima volta che ti ho lanciato contro il muro" rise "Sei la mia sfida" guizzò con gli occhi furbi nei miei.
"Hai già perso in partenza" borbottai.
"Io non credo, potevi andare via e basta stasera. Invece hai voluto fermarmi" mi guardò serio.
"Ti ho evitato l'omicidio, non ti ho mica detto di conquistarmi" lo guardai sconcertata.
"Potevi fregartene" mi sfidò.
"E tenere sulla coscienza quel ragazzo?" gesticolai agitata.
Lui scosse il capo contrariato mentre mi incitava a lasciar perdere.
"Perché lo hai picchiato?" domandai all'improvviso.
"Non sono affari tuoi" mi fulminò con lo sguardo, poi girò le chiavi nel nottolino e mise in moto velocemente.
"Dove andiamo ora?" sbuffai stanca.
"Ti accompagno a casa" mormorò mantenendo lo sguardo sulla strada.
"Sai dove abito?!" gracchiai quasi offesa.
Si era già stancato di me?!
E a te che importa?!
Imprecai contro la mia coscienza rendendomi conto che effettivamente aveva ragione, perché mai ero infastidita dalla sua volontà di accompagnarmi così presto a casa?!
"Io so tutto" mi richiamò alla realtà.
"Come sai che non racconterò tutto?!" lo sfidai.
"Lo so e basta" mi guardò finalmente.
Incrociai le braccia al petto silenziosamente, non trovando nessuna risposta valida da dargli.
Aveva un modo di pensare tutto suo, a mio avviso incomprensibile per certi versi.
Mi riscoprii sollevata però quando constatai che nonostante i nostri battibecchi e la sua aria minacciosa, lui mi aveva comunque portato in salvo con se.
Avrebbe potuto lasciarmi in quel vicolo in balia di quei ragazzi, invece mi aveva protetta.
Forse lo aveva fatto solo per essere sicuro del mio silenzio, o magari si era davvero preoccupato per me.
"Dovremmo proprio uscire insieme io e te" cambiò discorso non curante, interrompendo per l'ennesima volta i miei pensieri.
"Perché no? Magari la prossima volta diamo fuoco a un capannone!" lo fissai sconcertata, divertendolo.
Poi calò il silenzio.
"Dico sul serio, solo un'uscita. Se continui a non sopportarmi la finiamo qui, se invece va bene beh... usciamo ancora" sentenziò quando arrivammo davanti casa mia.
"E mi ridai il mio libro anche se non va bene?" domandai scettica.
"È questo il tuo unico problema?" scoppiò a ridere.
"Diciamo che il mio problema sei tu in realtà" sputai fuori scocciata.
"Allora?" attese una mia risposta.
"No" sorrisi finta mentre scendevo finalmente dalla sua auto e mi incamminavo verso casa.
Finalmente ero libera, tornai a respirare serenamente quando varcai la porta d'entrata e mi liberai dei tacchi vertiginosi ai miei piedi.
Salii in camera mia e mi spogliai velocemente, gettai il mio vestito sporco in lavanderia e poi mi infilai a letto, distrutta.
Esultai all'idea di non vedere il moro il giorno dopo, quella domenica avevo intenzione di dormire fino a tardi ed evitare qualsiasi forma di vita.
Non volevo vedere nemmeno i miei amici, mi sentivo troppo in colpa per avergli mentito.
Cercai di soffocarmi con il cuscino quando mi beccai a interpellarmi su cosa stesse facendo Luca.
Chissà se era arrivato a casa?
Cosa pensava della nostra chiacchierata?
Cosa pensava in generale?!
Sbuffai rotolandomi nel letto e rendendomi conto che avrei passato una notte insonne, troppo presa da mille pensieri che portavano tutti ad un solo volto.
Luca D'Orso era riuscito a rovinarmi perfino il sonno, perché mai non avrei dovuto odiarlo?!


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BABIEESSSS!🦇
Primo dialogo più civile fra i due protagonisti, che ne pensate?!
Lasciatemi tanti commento e stelline!⭐️
Fatemi sapere se la storia ci sta piacendo❣️
Al prossimo capitolo, love u❤️
Sorry per eventuali errori😒

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