-Gira a destra

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Quel giovedì mattina ero particolarmente frastornata mentre, ancora scossa dalla serata precedente in compagnia del moro, mi crogiolavo nei miei pensieri appoggiata al muretto della scuola.
La sera prima alla fine, dopo i suoi dieci motivi,  Luca mi aveva riportata a casa sotto mia richiesta, un po' contrariato ma comunque sorridente e soddisfatto del suo bottino.
Al momento dei saluti aveva provato a lasciarmi un altro bacio sulla guancia, non riuscendoci, e io ero letteralmente scappata dalla sua auto dopo un misero "Grazie" accompagnato dalla buonanotte.
Perciò la prima cosa che avevo fatto di primo mattino era stata raccontare tutto l'accaduto ai miei migliori amici, che ora mi stavano bacchettando per la mia troppa rigidità.
"Andiamo hai solo accettato uno stupido appuntamento" borbottò Filo.
"Non è questo il punto" sbuffai.
"Allora cosa?" Benny agitò le mani in aria.
"E se davvero andasse bene?! Se me ne chiedesse un secondo?" tirai nervosamente dalla mia sigaretta.
"Allora uscirai con lui una seconda volta" rispose ovvio il biondo.
"Non posso!" imprecai "stiamo parlando di Plaza, non del figlio del macellaio sotto casa tua" mi lamentai.
"Forse dovresti rilassarti" Benedetta mi poggiò una mano sulla spalla "Non puoi importi dei limiti sentimentali solo per la vita che fa" continuò dispiaciuta.
"E poi non è ancora successo nulla, ti stai fasciando la testa per niente" Filippo mi guardò più comprensivo.
"Lui è un d-" iniziai.
"Delinquente! E allora?! Vivi la tua storia da fan fiction e non rompere i coglioni!" sbottò Filo, ricevendo un'occhiataccia dalla mia migliore amica.
"Oh quindi rompo i coglioni?!" domandai offesa.
"Non è questo che intendeva. Filo voleva solo dire che ti fai troppi problemi, dovresti solo lasciarti un po' andare. In fondo che ti costa? Non devi mica entrare nella sua banda malavitosa" cercò di spiegare più tranquillamente la mora.
"È che io non voglio problemi e drammi d'amore" mormorai.
"Senti, non puoi privarti di qualcosa solo perché hai paura di soffrire" mi abbracciò Benedetta.
Sospirai stanca prima zittirli con uno sguardo appena notai il moro entrare in cortile.
"Io davvero non ti capisco, come fai a resistergli? Guarda che manzo" bisbigliò il biondo ridacchiando.
Alzai gli occhi al cielo e incrociai le braccia al petto, per niente sconvolta dal suo solito commento.
"È così appetibile e succulento che mi ricorda il pollo con le patate di nonna Eva" si morse il labbro sognante.
"Che cosa?!" scoppiai a ridere seguita a ruota dalla mora.
"Ma che razza di pensieri fai?!" Benny lo guardò sconcertata.
"Indecenti... sempre" sorrise colpevole Filippo.
Distolsi lo sguardo dal soggetto dei nostri discorsi prima che potesse notare il modo in cui i miei occhi lo osservavano minuziosamente.
Sembrava più pimpante e sorridente del solito, fasciato dai suoi jeans a lavaggio chiaro e il suo giubbotto over-size nero, camminava tranquillamente verso il suo solito posto sul muretto accompagnato dai suoi amici.
Merda, è davvero bello oggi.
Aveva tagliato i capelli?! Erano così curati in ogni minima linea e dettaglio che mi venne la voglia di toccarli, costringendomi a schiaffeggiarmi mentalmente per quel pensiero.
"Lui ti piace" bisbigliò Filippo nel mio orecchio.
"No!" risposi burbera.
"Diamine perché sei così cocciuta?! Accetta la realtà e smettila con la tua fobia dell'amore" borbottò.
"Lui non mi piace" schioccai la lingua contro il palato.
"E io sono vergine" mormorò scocciato il biondo.
"Smettetela di fare i bambini e filiamo in classe" ci sgridò Benedetta, stanca dei nostri battibecchi, poi ci prese per un braccio e ci trascino verso l'entrata.


"Ciao tesoro!" una voce pimpante rimbombò nel corridoio appena entrai nell'istituto.
"Salve Lucrezia!" la abbracciai sorridente, per quello che riuscii viste le buste ingombranti che portavo con me.
"Vieni, ti aspettano tutti" mi trascinò verso la grossa sala ricreativa del centro.
Tutti i bambini mi saltarono addosso felici appena mi videro, provocandomi un sorriso enorme.
L'ultimo ad avvicinarsi fu Ciro, con un'espressione estasiata sul volto.
"Sei venuta!" esclamò abbracciandomi forte.
"Certo che si" lasciai un bacio sulla sua guanciotta morbida, facendolo arrossire.
"Ho portato dei giochi che possiamo fare tutti insieme" iniziai cacciando vari giochi da tavolo dalle buste "tante schifezze" sorrisi furba, ricevendo un applauso generale e qualche risatina "e una macchina fotografica!" conclusi fiera, ricevendo qualche occhiata confusa.
"Ho pensato che potreste immortalare tutti i vostri bei momenti insieme" sorrisi.
"Allora scattiamo la prima foto con te!" esclamò una ragazzina poco più piccola di me.
Annuii sorpresa prima di porgere la macchina alla signora Lucrezia e mettermi in posizione insieme a tutti i ragazzi.
"Sorrideteee!" urlò la donna felice.
E sorrisi davvero, un sorriso sincero.
Questi ragazzi erano preziosi, capaci di regalare sorrisi anche se la vita provava a toglierglieli.
Una volta realizzato lo scatto ci impegnammo tutti insieme per scegliere un gioco da fare in gruppo.
Alla fine, persi completamente la cognizione del tempo, ritrovandomi a guardare l'orologio solo alle otto di sera.
"Credo sia ora di andare, ci vediamo la settimana prossima?" esordii tranquilla.
Qualcuno sbuffò dispiaciuto, pregandomi di restare ancora, qualcun altro invece mi sorrise comprensivo.
"Pure io devo tornare a casa" sospirò Ciro.
"Vengono a prenderti?" domandai mentre infilavo il mio cappotto e salutavo tutti affettuosamente.
"Macchè" ridacchiò seguendomi lungo il corridoio.
"Oh" mormorai.
Salutai la signora Lucrezia calorosamente e poi mi rivolsi nuovamente a lui mentre scendevamo le scale dell'istituto.
"Vuoi che ti accompagni?" dissi mentre ripensavo allo sguardo di compassione che la donna aveva rivolto a Ciro, mi aveva anche raccontato che purtroppo era impotente riguardo alla sua situazione.
"Nono tranquilla" sorrise.
"Dai vieni, ti faccio vedere la mia macchina" cercai di convincerlo appena fummo in strada.
"Ok" fece spallucce mentre la sua bocca rilasciava una risatina imbarazzata.
Quando finalmente entrammo in auto, accesi repentinamente l'aria condizionata dopo aver messo in moto, a quanto pare il freddo invernale si stava avvicinando sempre di più.
"Allora, dove abiti?" domandai curiosa.
"Vai dritto di là" mi indicò col suo dito mingherlino.
Annuii e lo osservai mentre si toccava l'orecchino nervosamente, poi partii immettendomi sulla strada.
Dopo qualche altro vicolo svoltato arrivammo davanti a quello che mi indicò come il portone di casa sua, il quartiere era così malridotto e tenebroso da farmi venire i brividi, tanto da farmi inserire la sicura appena lui uscì dall'auto.
Così, dopo averlo salutato sorridente, accesi una sigaretta mentre aspettavo che entrasse. Sgranai gli occhi scivolando lentamente sul sedile, tentando di nascondermi inutilmente, quando vidi l'impensabile... Luca D'Orso era appena uscito dallo stesso palazzo e stava abbracciando il piccolo amorevolmente.
"Addò si stat ogg?!" sfregò una mano sulla testa del ragazzino.
"Al centro, c'era la mia nuova amica oggi" sorrise Ciro "mi ha accompagnato lei" indicò la mia auto imbarazzato.
"Ah fai conquiste, è carina?" ridacchiò Luca poi alzò il capo guardando nella mia direzione.
"Santo Dio è ovunque" borbottai fra me e me, poi abbassai di mezzo centimetro il finestrino per buttare la cenere della sigaretta fuori e non rischiare di darmi fuoco.
"Assaij" la voce di Ciro bloccò i miei pensieri.
"Ja vai a casa, ci vediamo domani scugnì" il moro salutò il ragazzino e si aggiustò il giubbino.
Sospirai credendo di essere salva, ancora nascosta sul sedile.
"Magari non mi ha vista" mormorai fra me e me, poi tre colpi al vetro mi fecero sobbalzare impaurita.
"Pensavi non riconoscessi la tua macchina? E poi fattelo dire, sei una frana a nascondino!" ridacchiò.
"Mi hai spaventata!" portai una mano sul cuore, dal battito accelerato.
"Non sapevo conoscessi Ciro" disse mentre mi intimava ad abbassare totalmente il finestrino.
"Era lì quando sono andata al centro, sai... quando mi hai lasciato il bigliettino sulla macchina" borbottai con un sorriso falso mentre aspiravo del fumo.
"Oh certo!" mi lasciò un occhiolino.
"È tuo fratello?" indagai curiosa.
"No, il mio vicino. Abita nell'appartamento difronte al mio, ogni tanto cerco di portarlo fuori con me. A casa sua sento sempre urla" spiegò dispiaciuto, lasciandomi sgomenta.
"Sei tu quello che gli compra i lecca lecca?!" constatai.
"Te lo ha detto?" sorrise fiero.
Annuii silenziosamente mentre lo osservavo guardarmi con un'espressione indecifrabile.
"Vai a casa?" mi chiese.
"Si, ho fame" ridacchiai "e tu?" domandai.
"Ho da fare" si grattò il capo in difficoltà.
"Ok beh... ci vediamo a scuola" sorrisi forzatamente, ingranando  la prima.
"A domani, sta attenta. Esci per questa strada e gira a destra, se vai a sinistra finisci in brutti posti" mormorò.
"Grazie" boccheggiai.
"Scrivimi quando arrivi a casa" tentò.
"Sai già che non lo farò" scoppiai a ridere gettando la sigaretta e alzando il finestrino definitivamente.
"E tu sai che ti scriverò io tanto" alzò la voce per farsi sentire, poi diede due colpi sullo sportello intimandomi a partire.
È così feci, lasciandomelo dietro.
Restò fermo sul posto a guardarmi fino a quando non lo vidi sparire per la lontananza, poi svoltai a destra come indicatomi e guidai con cautela verso casa.

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BABIEEESSS!!🦇
Nuovo capitolo, anche se di passaggio!
Fatemi sapere che ne pensate e lasciatemi tanti commenti e stellineee⭐️⭐️⭐️
A presto, love u❤️

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