-Enigma del giorno

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L'indomani arrivai in classe abbastanza in orario, nonostante il poco entusiasmo, concentrandomi a non farmi abbattere dall'idea di Luca D'Orso come vicino di banco.
Sbadigliai mentre mi dirigevo verso il mio banco assonnata, la prof di matematica non era ancora arrivata e avevo visto con la coda dell'occhio il moro chiacchierare coi ragazzi qualche banco più avanti.
Benny si diresse verso il suo posto mentre Filo dietro di me continuava a punzecchiarmi fastidiosamente, consapevole della mia suscettibilità.
Sospirai spingendolo leggermente e invitandolo poco gentilmente a chiudere il becco, mi accasciai sulla mia sedia già sfinita e sbuffai sentendolo ridacchiare dietro di me.
D'un tratto però mi sistemai meglio sulla sedia, notando il mio libro di matematica proprio davanti a me, Luca aveva mantenuto la sua parola.
Toccai la copertina quasi incredula, sorridendo vittoriosa, poi alzai lo sguardo verso il moro... che non perse l'occasione per farmi un languido occhiolino.
Più serena, cacciai fuori dallo zaino il suo libro e lo poggiai al suo posto, poi mi accasciai assonnata sul mio libro e mi coprì la testa con le braccia.
Volevo solo dormire, ero così stanca che mi sarei potuta addormentare all'istante.
"Hai fatto le ore piccole gattina?" Luca mi fece sobbalzare, costringendomi ad alzare la testa controvoglia.
"Non sarebbero comunque affari tuoi" alzai un sopracciglio sfidandolo.
"Ti ho appena restituito il tuo libro e mi tratti così?" percepii del risentimento mentre si accomodava al suo posto lentamente.
"Mhm" mugolai già esausta e troppo infastidita dalla sua voce.
Appena sveglia non avevo voglia di sentire nessuno, figuriamoci lui.
"Ok ho capito, aspetterò la fine della prima ora per infastidirti" ridacchiò scuotendo il capo rassegnato, graziandomi.
In quel preciso istante la prof di matematica entrò in classe, l'espressione torva sul suo viso mi fece subito intuire che non era assolutamente di buon umore.
Ciò significava solo una cosa.
"Oggi interrogo!" Gracchiò acida di punto in bianco, confermando la mia tesi.
"Oh fanculo" mormorai passandomi una mano sul viso, provocando una risatina del moro.
Certo ero preparata, ma non avevo la minima forza di alzarmi in piedi e passare mezz'ora davanti alla lavagna con le sue urla nelle orecchie.
Quella donna urlava anche per dire semplicemente 'ciao'.
"Sta gallina" la voce di Luca arrivò alle mie orecchie lamentosa, costringendomi a sforzarmi di non ridere.
Quando chiamò un mio compagno di classe alla lavagna mi rilassai leggermente, aprendo finalmente il mio libro tanto atteso alla pagina indicata.
Mi corrucciai notando una sequenza di dieci numeri scritta su entrambe le pagine in vista.
"Ha scarabocchiato anche il mio libro?!" strillai mentalmente, poi cominciai a voltare freneticamente le pagine.
Aveva avuto la capacità di scrivere quella sequenza su tutte le fottutissime pagine di quel libro, tutte! Nessuna esclusa, perfino sulla copertina.
Inspirai lentamente, cercando di calmarmi, poi intuii che quelli non erano semplici numeri... era il suo numero di telefono.
"Hai scritto il tuo numero su tutte le pagine del mio libro?!" bisbigliai isterica.
"Beh credevo che avresti accettato di uscire con me la prima volta che sei venuta a reclamarlo, te lo avrei ridato e tu avresti avuto il mio numero" sorrise innocentemente.
"Non ti avrei comunque cagato di striscio" borbottai mentre tornavo alla pagina con l'esercizio alla lavagna.
"Si, l'ho capito col tempo, fortuna che ora sono nel gruppo della classe. Sei carina nella foto di Whatsapp!" mi pizzicò le guance deridendomi.
"Sei insopportabilmente invadente" sospirai divertendolo.
Luca D'Orso era il mio tormento, probabilmente nel giro di un mese mi sarei ritrovata una chioma di capelli bianchi al posto dei miei bellissimi capelli color miele.
"Stavo pensando" mormorò attento a non farsi scoprire dalla prof.
"Sei pericoloso quando pensi!" bisbigliai.
"Non è che ora che sono stato così gentile da restituirti il tuo libro usciresti con me?" si avvicinò leggermente, ignorando la mia frase.
"Mhm quando Plaza ti accarezza vuole l'anima" bisbigliai allontanandomi con la sedia.
"E non solo quella" acciuffò una ciocca dei miei capelli, giocandoci.
"Disgustoso" storsi il naso divertendolo, poi riportai la mia attenzione al mio povero compagno di classe in piedi alla lavagna.


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