- Forse

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"Il forse è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, non certezze... Perché non cerca la fine, ma va verso l'infinito." sentenziò la prof di letteratura mentre alzava finalmente lo sguardo dal suo libro riservato interamente a Leopardi.
Sospirai accasciandomi lentamente sulla sedia fredda, quella mattina alla prima ora ero ancora sola nel mio banco... del signor Plaza nemmeno l'ombra.
Non sapevo se esserne felice o preoccuparmi.
D'altronde la sera prima era scappato via con un'espressione indecifrabile sul volto, sembrava addirittura preoccupato.
Ma mi ritenevo fortunata per aver scampato per un pelo un bacio con lui.
Credo.
In effetti ero così in ansia e imbarazzata per quello che era successo che quasi esultavo non vedendolo arrivare, dall'altro lato però morivo dalla voglia di vederlo e capire quale sarebbe stata la sua prossima mossa nei miei confronti... visto come ci eravamo lasciati.
Insomma, anche stamattina la mia mente era in completo possesso di Luca D'Orso.
Mi irritava tutto il controllo che aveva su di me, perfino quando non c'era.
Come se non bastasse, sentivo addosso il peso di non aver ancora proferito parola sull'argomento "quasi bacio" con i miei amici.
Mi sentivo incoerente con me stessa, lo ammetto.
Non che loro non si fossero accorti di quanto fossi strana quel giorno, a giudicare dalle mille occhiate che mi stavano rivolgendo anche in questo preciso istante.
Guardai l'ora e notai come fossimo quasi a fine lezione, per mia fortuna.
"Posso uscire prof?" borbottai disperatamente, avevo bisogno di un caffè a tutti i costi...nonostante fosse solo la prima ora.
Lei annuì noncurante mentre continuava a parlottare e spiegare qualcosa su quella fase della vita di uno dei suoi autori preferiti a quanto pareva.
Uscii dalla classe al volo e sgranchendomi le gambe appena fuori, trascinai il mio corpo svogliatamente alle macchinette e ricercai furtivamente qualche spicciolo nelle tasche dei miei jeans.
"Cazzo, mi mancano 5centesimi" borbottai accorgendomene.
"Tieni, posso prestarteli io" una voce maschile mi giunse alle spalle.
"Grazie" borbottai rivolgendo uno sguardo torvo al mio interlocutore ma acciuffando lo stesso quella dannata monetina rossa, il caffè aveva la precedenza.
"Mi dispiace, so che sei arrabbiata con me" si grattò il capo Luigi, l'ex traditore di Benedetta.
"Mi sei indifferente" lo snobbai andando via non appena il mio caffè fu pronto.
"Davvero mi dispiace, io ho sbagliato e me ne pento. Volevo solo tu lo sapessi, sei sempre stata una buona amica!" affermò mentre mi fermava per un braccio.
"Già, lo so! Per questo mi sei indifferente ora." sentenziai prima di scrollarmi la sua presa di dosso e andare via verso i bagni.
Appena mi ci infilai dentro accesi vogliosamente una sigaretta mentre sorseggiavo il caffè caldo beandomene.
Al secondo tiro di sigaretta sobbalzai sentendo tre pugni forti contro la porta sulla quale ero appoggiata in maniera pigra.
Stavo per avere un infarto all'idea di essere scoperta da qualcuno a fumare in bagno, poi una voce possente che conoscevo sfondò violentemente i miei timpani.
"APRI" urlò come un pazzo.
Quando realizzai chi fosse quel qualcuno sobbalzai per l'ennesima volta, allora era venuto.
Tirai perfino un sospiro di sollievo capendo che nessuno mi aveva scoperto e non ero nei guai, ringraziando il cielo... o almeno non con la scuola.
"Che ci fai qui?" borbottai aprendo furtivamente la porta mentre cercavo di nascondere il fumo della sigaretta all'interno di quello spazio chiuso.
Lui non si preoccupò di rispondermi, al contrario si infilò dentro con me facendomi venire un infarto.
"Mio dio se ti vedono uscire di qui con me è un macello" bisbigliai in preda ad un attacco di isteria.
Lui mi guardò torvo accendendosi una sigaretta e poi finalmente parlò mentre io mi riappoggiavo alla porta.
"Perché? Al tuo amichetto da fastidio?" sbottò serio e incazzato.
"Cos? Quale..." cercai di parlare stranita.
"Quello di due minuti fa" sbuffò il fumo in aria incazzato.
Strabuzzai gli occhi sentendolo dire quelle parole.
Mi aveva vista con Luigi? Mio dio questo ragazzo era ovunque ed era pazzo.
"Ti droghi pesante per caso?" sputai fuori scioccata, trattenendo una risata.
"Chi è quello?!" parlò fra i denti, la sua espressione seria era quasi spaventosa.
"È l'ex di Benedetta" asserii seria.
"Oh" sospirò più tranquillo "E che voleva?" indagò di nuovo serio, poi con molta calma si piazzò davanti a me incastrano il mio corpo fra il suo e la porta.
"Scusarsi per essere uno stronzo" risposi disinteressata.
"Ho esagerato?" domandò più pacato il moro guardandomi negli occhi.
"Direi" sentenziai mentre cacciavo il fumo fuori.
"Scusami" si avvicinò un po' di più cautamente.
"Sei davvero così geloso?" domandai preoccupata.
Lui mi guardò sorpreso dalla mia domanda e forse anche un po' piccato per averla ricevuta.
"Ti crea problemi?" divenne di nuovo torvo.
"Si, se hai reazioni così esagerate" risposi sincera.
"Esagerate?! Questo non è niente in confronto a quello che potrei fare se davvero scoprissi qualcosa!" affermò esaltato e infastidito dalle mie parole.
"Non ne hai il diritto, tantomeno motivi validi" spiegai seria.
"Non ricominciamo con questa storia, non ho voglia di rispiegarti come funziona con me ne tanto meno di litigare con te oggi" sbuffò stremato.
"Forse sono io che dovrei spiegare a te come funziona con me infatti" sputai fuori stizzita cercando di uscire dalla sua morsa.
"Se lo fai vuol dire che cerchi di far funzionare un qualcosa allora, sono tutt'orecchi anche se farò di testa mia comunque" ridacchiò cercando di addolcirmi mentre mi rimetteva a posto e si schiacciava di più contro di me.
"Non mi va" borbottai seria.
"Sai cosa andrebbe a me invece?" sussurrò sul mio collo mentre mi stringeva a se.
Non risposi, combattuta sul restare così con lui o rovinare il momento e scappare a gambe levate.
"Te lo dico io, riuscire a finire quello che avevamo cominciato ieri" mordicchiò leggermente il mio lobo sinistro.
Sentii le mie gambe cedere leggermente mentre cercavo di mantenere un briciolo di dignità sotto il suo tocco esperto.
"Dai, devo tornare in classe" sbuffai, poi mi divincolai velocemente uscendo dal bagno sotto il suo sguardo stranito.
Se pensava che mi avrebbe convinta così facilmente a cedere si sbagliava, al contrario, ero appena tornata in me.
E poi chissà perché ieri sera era sparito così...
Mi sistemai comoda al mio posto proprio due secondi prima che la campanella suonasse e D'Orso posasse il suo permesso sulla cattedra.

STREETWhere stories live. Discover now