- Cotta adolescenziale

532 34 19
                                    

Il sabato mattina era già odioso a modo suo, figuriamoci se poi la sera prima era successo tutto quel macello.
Ricordavo che da bambina lo odiavo perché era il giorno in cui mia madre si concedeva un po' di sano shopping e io invece ero costretta ad andare a scuola.
Con gli anni l'abitudine della radiosa Mimi si era trasformata in mattinate intense di creazione, per me invece era rimasto un giorno di scuola come gli altri... e continuavo ad odiarlo.
Lo odiavo anche in questo momento, quando l'unica cosa che avevo voglia di fare era rannicchiarmi nelle coperte e ignorare la sveglia del mio telefono che continuava a suonare da più di dieci minuti.
L'unica cosa che mi venisse in mente in quel preciso istante era "non voglio andare a scuola".
Poi il colpo di scena, come se qualcuno lassù avesse deciso di risparmiarmi almeno per oggi.
Mamma fece capolino nella mia stanza in preda all'euforia.
"Sono arrivati i nuovi modelli da provare! Se funzionano mandiamo i campioni e cominciamo la campagna!" urlò felice.
Mia madre aveva deciso di portare il suo marchio a livelli più alti, questo significava più sforzi ma anche più soddisfazioni.
"SI!" urlai scoprendomi di botto dalle coperte.
"Si cosa?" ridacchiò mia madre.
"Si... che bello! Dobbiamo provarli subito e fare tutto in fretta" ridacchiai.
"Allora appena finisci a scuol-"
"FACCIAMOLO SUBITO! Prima finiamo e prima andrà in porto la cosa" sorrisi euforica cercando di convincerla.
"Qualcosa mi dice che vuoi sfuggire alla scuola stamattina?" scosse il capo divertita.
"Ti prego mamma" sbuffai gettandomi a capofitto con la faccia sul materasso.
"E va bene, ti dò venti minuti" mi avvisò prima di sparire dietro la porta della mia camera.
"Ssssi" sospirai vittoriosa mentre esultavo con qualche gesto strano.

"Mhm... credo che dovresti arricciarlo di più qui" mormorai toccando la stoffa in eccesso sul mio décolleté.
"Forse hai ragione stellina" farfugliò mia madre con l'ago in bocca mentre  pizzicava la stoffa tra le sue dita.
"Allora... hai intenzione di dirmi perché tutta questa voglia di saltare la scuola?" mi fissò qualche secondo.
"Non avevo studiato per matematica" mentii.
"Da quando menti a tua madre?" mi punzecchiò di proposito con la punta dello spillino che stava usando per fissare la stoffa.
"Ahia!" gracchiai scostandomi leggermente.
"Avanti, la verità signorina! Conosco mia figlia e so che non era questo il motivo" borbottò riavvicinandosi a me.
"Non avevo voglia di vedere qualcuno" sbuffai, tanto valeva dire la verità.
"Quindi questo qualcuno deve essere importante" mia madre bloccò i suoi movimenti per darmi tutta la sua attenzione.
"Sono solo tanto arrabbiata" scossi il capo demoralizzata.
"Beh, se sei tanto arrabbiata un motivo ci sarà!" inclinò il capo guardandomi comprensiva.
"È complicato" mormorai.
"Le cose semplici sono noiose" ridacchiò tornando con le sue mani sull'abito.
"Tu dici?" domandai curiosa.
"Tu non sei la classica ragazza da un mazzo di fiori" scosse il capo divertita "sei come me, le cose banali non ti colpiscono" sentenziò.
"Non so se sia un bene" farfugliai.
"Lo è fin quando ti fa sentire viva" mi sorrise guardandomi dolcemente.
"È che lui non è il classico ragazzo perfetto..." cercai di spiegare.
"Nessuno lo è, l'importante è essere perfetti per qualcuno" mi disse mentre cominciava a sfilare via l'ultimo vestito dal mio corpo.
"Diciamo che è più un tipo da evitare" sganciai la bomba timorosa di come avrebbe reagito.
A questo punto tanto valeva che lei mi vietasse di uscirci, almeno avrei avuto un motivo valido per evitarlo e farmene una ragione.
"Sai, oh cavolo tuo padre mi ammazzerà per avertelo detto... beh, quando l'ho conosciuto lui non era proprio lo stinco di santo che è ora" cominciò, richiamando totalmente la mia attenzione "Tuo nonno mi avrebbe ammazzata piuttosto che vedermi con lui" ridacchiò.
"Che intendi?" domandai più che curiosa.
"Lui era un tipo... particolare. Era il classico ragazzino di strada, combinava solo guai e non sapeva nemmeno lontanamente cosa significasse vivere rispettando le regole" raccontò seria.
"E poi cosa è successo?" mi infilai la felpa sedendomi sul pavimento.
"Ricordo che ci eravamo allontanati, tuo nonno lo aveva minacciato" fece spallucce "poi una sera ad una festa il ragazzo con cui mio padre voleva che mettessi su famiglia si ubriacò talmente tanto che cominciò ad allungare le mani... parecchio" si bloccò.
"Mamma lui..."
"No, per fortuna sono riuscita a liberarmene prima" sorrise genuinamente mentre mi accarezzava un braccio "quando lo dissi piangendo e spaventata alla sua comitiva di amici mi risero in faccia, anche le ragazze che credevo fossero mie amiche non parlarono... forse per paura" spiegò.
"E papà cosa centra?" domandai curiosa.
"Fu l'unico a preoccuparsi per me" sorrise "tornai a casa a piedi da sola e in lacrime, lo incontrai davanti al solito bar dove se ne stava con i suoi amici, l'unico aperto fino alle dieci di sera all'epoca" ridacchiò a quel pensiero.
"Ora alle dieci di sera usciamo" risi per smorzare la situazione.
"Già" mi rivolse un'occhiataccia da madre apprensiva "comunque mi vide e mi riaccompagnò fin sopra casa preoccupato, quando tuo nonno si rese conto che davvero mi amava e che era stato l'unico a preoccuparsi di sua figlia cominciò a chiudere un occhio" spiegò fiera.
"E come è diventato avvocato?" chiesi scettica.
"Tuo nonno lo mise davanti ad una scelta, gli disse che se voleva stare con me doveva fare qualcosa di buono per se stesso e che lo avrebbe aiutato se avesse voluto, così lo aiutò con i suoi studi e poi... il resto lo sai" sorrise vittoriosa.
"Ed è felice?" domandai riferendomi a lui.
"Una volta gliel'ho chiesto... mi ha risposto che è solo grazie a tuo nonno se è riuscito a realizzare quello che la strada gli negava" spiegò.
"Per questo sono cosi legati!" capii finalmente.
"Esatto" mi abbracciò.
"Quindi cosa centra con me questo?" sospirai.
"A farti capire che non deve essere perfetto per amarti, a volte è proprio chi ha di meno a darti di più. È facile regalare affetto a qualcuno quando si vive nella serenità... è quando vivi nel caos che dare amore diventa difficile e vale di più" mi abbracciò coccolandomi tra la sue braccia.
"È che ieri ha fatto un casino" borbottai.
Poi cominciai a raccontare a mia madre la vicenda, sotto i suoi occhi increduli.
"Quel Diego non me l'hai mai contata giusta su di te" scosse il capo divertita per l'ennesima volta.
Feci una smorfia non sapendo cosa rispondere.
"Tuo fratello lo sa?" mi domandò quasi preoccupata.
"In realtà non lo so, io non gli ho raccontato nulla... ma c'erano tutti i suoi amici quindi non saprei" ci pensai su mentre rispondevo dubbiosa.
"Beh cerca di scoprirlo e capire come la pensa" mi avvisò.
"Ci parlerò" annuii affranta.
"E invece con... Luca?" domandò curiosa.
"Non so cosa fare" sputai fuori frustrata.
"Dai tempo al tempo, le cose verranno da sé vedrai" mi rincuorò.
"Grazie mamma" sorrisi abbracciandola ancora.
"Credo che ti stia squillando il cellulare" mia mamma me lo indico sul suo tavolo da lavoro.
Sbuffai quasi timorosa di leggere il nome sbagliato sullo schermo, mi rilassai quando capii che si trattava solo di Benny.
"Benny" risposi indaffarata a infilarmi le scarpe.
"Tu non puoi capire, Luca non è venuto a scuola e qui parlano di espulsione per le sue troppe assenze" bofonchiò tutto d'un fiato mentre probabilmente correva in bagno.
"Cazzo" sbottai senza parole.
"La preside è venuta in classe a chiedere se noi sapessimo qualcosa, poi ha spiegato al prof di matematica la situazione. Dicono che stanno valutando la cosa, ma se continua così è nella merda" spiegò.
"Che cazzone" sputai fuori, ero perfino incazzata per una questione che nemmeno mi riguardava.
"Lo so che... insomma forse non è nemmeno il caso, però magari puoi parlarci" tentennò la mia migliore amica.
"Perché dovrei?! Diamine B" mi agitai quasi al solo pensiero di scrivergli.
"Perché credo tu sia l'unica che possa fargli cambiare idea" sputò fuori atona.
"Fanculo" mormorai chiudendo il cellulare e afferrando le chiavi della mia auto.
Mi fissai per qualche secondo allo specchio, scettica.
Stavo davvero per farlo?!
Ero io a cercarlo dopo tutto quel casino e dopo averlo evitato per una mattinata intera?!
Diamine.
"Vai via?" Mia madre tornò guardandomi incuriosita.
"Si... ci vediamo stasera?" domandai sviando.
"Mhm, vai da lui?" domandò sghignazzando.
"Non ti ci mettere anche tu, è per cause di forza maggiore" le puntai il dito contro minacciosa, guadagnandomi un'occhiata divertita.

STREETWhere stories live. Discover now