24. andrà mai meglio?

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TW: menzioni di violenza sessuale

CRYSTAL'S POV

"Fin quando non accade a te, tu non saprai mai come ci si sente. E Bella, non te lo augurerei mai."-afferma Crystal per poi raccogliere rapidamente le sue cose e correre all'interno del Castello, senza guardarsi indietro.

Le parole della sorella l'hanno ferita, profondamente, hanno lacerato un qualcosa di già distrutto, le hanno fatto rivivere quella serata.
La vicinanza di quei due ragazzi l'ha fatta sentire in trappola, in una bolla, in un loop infernale, quella loro vicinanza, quei loro sguardi le avevano causato uno dei suoi ormai frequenti attacchi di panico, di quelli che non sono visibili agli altri.

Il respiro si altera, ma non troppo.
Lo sguardo è vuoto.
I polmoni si appesantiscono.
Un nodo alla gola le impedisce di respirare.
Il cuore comincia ad uscire dalla cassa toracica.
Il cervello si estranea dal mondo reale.
Le vie aeree cominciano a chiudersi fino a soffocarti.
La testa comincia a girare vorticosamente.

Ma fuori nessuno se ne accorge.
Dura secondi, forse minuti.
Ma fuori, è tutto normale, si è sempre la stessa persona, nulla cambia agli occhi di chi ti è accanto.
Nessuno si accorge che pian piano il mondo sta cadendo, nessuno si è accorto del grido d'aiuto di Crystal.
Nessuno si è accorto perché esso non è mai arrivato.

Vorrebbe tanto parlarne, sfogarsi con sua sorella, piangere sulla sua spalla, ma come può dirlo se ancora non l'ha accettato?
Come può affrontare qualcosa che ancora la sta uccidendo?
Come può chiedere aiuto agli altri se non riesce a fidarsi di nessuno?
Come può formulare un discorso se nella sua mente regna il caos?

Le lacrime salate ormai scendono senza controllo lungo le guance paffute della ragazza.
Ancora una volta il respiro comincia ad essere affannoso: quel maglione la sta soffocando, la sta imprigionando.

Le pareti del Castello cominciano a girare, le lacrime le impediscono di vedere, così, onde evitare qualsiasi altro incidente, la ragazza si siede su una piccola finestra poco lontana dall'ingresso del Castello.

"Andrà mai meglio?" -pensa la bruna mentre chiude gli occhi in modo da togliere quella sensazione di asfissia, di prigionia.

"Crystal."

La ragazza non alza lo sguardo, sa già di chi si tratta e quella silenziosa richiesta d'aiuto ritorna, quella paura amplificata che attanaglia e non fa respirare.

"Cosa vuoi?" -domanda lei mentre stringe la bacchetta con tutte le forze che possiede.
"Ti prego parlami."

"Vattene, non riesco neanche a guardarti." -commenta la ragazza con le lacrime che rigano il suo volto.

"Io non volevo."
"Tu non volevi?" -ride sarcasticamente la bruna. "Tu mi hai guardato e-e te n-ne sei andato!"

"Non volevo."

"NON VOLEVI COSA ADRIAN?" -urla la ragazza che, per la prima volta, si volta nella direzione del Serpeverde e, al solo contatto visivo, Crystal rivive nuovamente quella sera.

Quelle sensazioni.
Quell'impotenza.
Quella speranza strappata via.
Quella fiducia rovinata.
Quella vita che non può più essere definita come tale.

"Non volevo farlo, ma non avevo scelta." -replica il ragazzo con voce spezzata.

"Io non avevo scelta, tu ce l'avevi, eccome se ce l'avevi." -esclama Crystal mentre scandisce bene le parole. "Tu avevi una cazzo di scelta e hai scelto di distruggermi."

"Crystal n-."
"Crystal cosa?" -domanda la bruna. "Cosa? Tu."-punta il dito verso il petto del ragazzo. Ormai quella paura è stata rimpiazzata da un senso di rabbia incontrollabile. "Tu mi hai rovinato! Guardami. Abbi almeno il coraggio di guardarmi in faccia."

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