12. fame d'aria

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ARABELLA'S POV

Se ne sono andati tutti.
Ancora una volta, come al suo arrivo, Griammauld Place è tornata ad essere una casa immensa, ma senz'anima.

Aveva guardato Remus andarsene.
Poi la famiglia Weasley.
Poi Alexis.
Poi sua sorella.

Ed è rimasta solo lei, senza aspettative, senza futuro, senza idee, senza nessuno che l'ama e questo non è stato semplice da digerire, non è stato affatto facile capire che lei è così facile da lasciar andare.

È una cosa devastante.

Da quando ha capito che i suoi genitori sapevano a cosa sarebbero andati incontro, vorrebbe essere abbastanza per qualcuno.

Ma non lo è mai stata e mai lo sarà.

A volte ha persino pensato che a lei importa molto di più rispetto agli altri.
E questa idea, ora che si trova rinchiusa in quattro mura, riappare sempre più spesso. Tutti hanno preferito degli sconosciuti a lei, la sua stessa famiglia è morta per salvare sconosciuti, la sua stessa famiglia l'ha abbandonata senza neanche insegnargli a vivere da sola, ad essere indipendente. Senza neanche lasciargli un messaggio, un ricordo della loro voce.

Se ne sono andati e hanno portato via tutto, ma non hanno lasciato niente se non il dolore e dei ricordi che non sono neanche più nitidi.
E questi giorni, il silenzio fa troppa paura, parla ad un volume troppo alto.

Sirius non lascia la sua stanza da giorni, eventualmente anche lui, come Arabella, ha paura di essere nuovamente abbandonato. Si era così abituato all'idea di avere finalmente ritrovato la sua famiglia, da non capire che tutto ciò era soltanto temporaneo e incerto.

Che anche lui è destinato alla solitudine.

Prima si era abituato e fra quelle mura infernali la sua compagnia non gli dispiaceva più di tanto, ma ora che ha conosciuto tutte queste persone meravigliose, non riesce più a sopportare la loro assenza.

Entrambi si erano abituati così tanto di essere circondati da persone a cui vogliono bene, che non sentire più alcun rumore, alcuna risata, alcun grido li fa star male.
Sono entrambi rinchiusi nella loro solitudine, nella paura di non rivedere nessuno come già accaduto e, soprattutto, nell'inutilità delle loro vite.
Essere stati abbandonati più e più volte gli ha semplicemente insegnato che non contano niente per nessuno. Gli ha insegnato che sono proprio loro le persone sbagliate della storia.

Ma ormai sono quasi abituati a questa narrativa e forse questa è la cosa più triste.

Non si stupiscono più quando vedono le persone allontanarsi da loro, quando sentono le persone rimproverarli o quando si prendono delle colpe che non gli appartengono.
Sono cosi abituati che continuano a camminare cercando di far finta di niente, continuano a far battute per non far vedere come stanno. Quello è destinato solo alle quattro mura che racchiudono le loro camere perché, alla fine, i loro sentimenti non hanno importanza, non interessano a nessuno.

Ogni loro aspetto è semplicemente sbagliato e sono così abituati a sentirselo dire, che anche loro si sentono sbagliati in ogni aspetto, si sentono imperfetti ed inutili. E sono questi i pensieri che tormentano la mente di Arabella, è questo che sente ogni volta che si guarda allo specchio o fissa il soffitto.
Ogni singola volte lei tenta di migliorarsi, di essere meno sbagliata, riprova ancora e ancora, solo per perdersi sempre di più, fino a non rimane più nulla di lei. Si ricompone lentamente; solo per farlo accadere di nuovo e in ogni singolo ciclo si rompe, lasciando sempre un cuore rotto al suo posto.

Mentre questi pensieri popolano la sua mente, Arabella fissa, con sguardo vuoto, tutte le foto appese in quella che è la sua nuova camera.

Ogni parete è tappezzata da foto. Ogni foto la ritrae in compagnia di qualcuno, con un sorriso che farebbe invidia a tutto il mondo.
Ogni foto la ritrae con una persona che, alla fine, non si interessa di lei.

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