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Non appena Isaac giunse al Seraphim, tutta la carica emotiva, che lo aveva condotto lì come un treno in corsa, si dissolse, lasciandolo spaesato e titubante. Le parole al telefono e i messaggi degli amici lo avevano confuso e non sapeva cosa aspettarsi. L'unica cosa che gli era risultata chiara era stata appunto la preoccupazione e la velocità con cui era stato contatto, ma non aveva ancora ben capito il perché.

Non era un comportamento fuori dal comune, quello, per i suoi amici. Isaac lo trovava abbastanza infantile e sufficientemente casinista da risultare più lesivo che altro. Tuttavia sapeva di non poter pretendere che ogni essere umano ragionasse seguendo il suo stesso filo di pensieri e voleva bene ai suoi amici, anche se avevano caratteri diversi dal suo – non considerava quelle loro peculiarità neanche come dei difetti, erano soltanto diversi da lui, ma non per questo migliori o peggiori. 

Era vero che Bryan non aveva mai frequento il locale senza di lui, ma suo marito lo aveva spinto a diventare cliente di quel posto, convincendolo a recarsi lì per staccare dal lavoro, dalla loro quotidianità familiare, in cerca di qualcuno che non fosse lui; qualcuno con cui sfogarsi; qualcuno che magari, nel tempo, sarebbe potuto diventare suo amico, una persona che potesse trasformarsi in una specie di valvola di sfogo per il marito.

Isaac era sempre stato un tipo solitario prima di mettere piede al Seraphim, due anni prima. Nonostante i colleghi, le infinite conoscenze che poteva vantare di possedere, durante le occasioni passate in cui si era trovato a litigare con il suo primo marito, poi con Maria e in seguito anche con Bryan, non aveva mai avuto nessuno da cui rifugiarsi e che fosse disposto ad ascoltarlo. Tutti, anche allora, avevano sempre potuto contare sulla sua pazienza, sulla sua capacità d'ascolto, sui consigli – più o meno saggi – che non risparmiava mai a nessuno, neppure al possibile estraneo che incontrava al bar e chiedeva il suo aiuto.

Isaac c'era sempre per tutti, ma per troppo tempo nessuno era stato presente per lui.

Aveva conosciuto Keith Coleman proprio a quel modo: si era recato al Seraphim, aveva scelto un accompagnatore e gli era capitato quello con un sacco di casini mentali, di tormenti, e aveva finito per diventare la valvola di sfogo del serafino. Ma Keith era rimasto anche dopo, non aveva soltanto preso da lui e amici lo erano diventati davvero.

Era andata esattamente come Bryan si era augurato.

Entrando nel locale, la prima cosa che Isaac vide fu proprio Keith – che ormai, del locale, era diventato direttore. I suoi occhi si mossero in automatico verso il soppalco, sorprendendo l'amico in evidente attesa sul pianerottolo in cima alla scala, i gomiti poggiati sulla balaustra. Amber richiamò la sua attenzione subito dopo e girandosi verso di lei, l'uomo ebbe modo di intravedere pure il profilo di Ryan, seduto su uno sgabello a ridosso del bar, intento a dare le spalle alla sala, mentre sorseggiava del vino rosso da un calice di vetro. Il gruppo dei suoi migliori amici al completo e quella sola visione fu in grado di fargli distendere la mente e rilassarsi un po'.

La prima volta che Isaac aveva messo piede nel locale aveva potuto vantare soltanto la conoscenza di Jeffrey Major, con cui aveva avuto già modo di interagire nel passato proprio grazie al loro lavoro: l'attività principale di Jeffrey, oltre al Seraphim – che l'uomo considerava alla stregua di un capriccio adolescenziale a cui era riuscito a dare vita in età adulta – consisteva nel gestire un'agenzia di modelli, mentre Isaac si occupava di accalappiare possibili sceneggiature, romanzi, da tramutare in pellicole cinematografiche – magari fornendo attori rappresentati dalla sua stessa compagnia e, dove lui e i suoi soci non arrivano in prima persona, una collaborazione con l'agenzia di Jeffrey lo aiutava a trovare i nomi giusti da proporre ai registri.

I "piani" di Bryan erano andati in porto e non solo la conoscenza con Jeffrey, alla lunga, era diventata un'amicizia vera, ma Isaac aveva avuto la fortuna di incontrare nel locale altre persone con cui nel tempo aveva instaurato un legame di profondo affetto.

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