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L'ufficio del direttore si trovava nel soppalco del locale. Abbastanza ampio per ospitare una scrivania, tre sedie, un piccolo salotto e un armadio, vantava una parete ch'era un'opera d'arte, finamente intagliata, realizzata in ferro battuto e che si ramificava simulando un intricato disegno floreale; ciò permetteva a chi stava dentro la stanza di osservare quello che accadeva al piano di sotto, attraverso le fessure della scultura, mentre dall'altro lato schermava la vista, impedendo di capire cosa accadeva o chi c'era dentro l'ufficio.

E, in quel momento, anche se il locale era ancora chiuso, la stanza era occupata proprio dal direttore del Seraphim – Keith – e da Amber, quest'ultima stravaccata sul divanetto di pelle nera, con un'espressione diffidente dipinta in viso.

-Non mi piace- disse e tracannò ciò che rimaneva del contenuto del bicchiere che teneva in una mano.
-Neanche a me piace che ti ubriachi mentre stai ancora al dopo sbronza di ieri-
-Oh, ma guarda... il tasso alcolemico dell'acqua batte quello di qualsiasi altro alcolico- ribatté la ragazza, sollevando un sopracciglio. Keith sgranò un po' gli occhi e si scusò con lei, dato che aveva frainteso il contenuto del suo bicchiere, e tornò a trafficare tra gli scaffali interni all'armadio, dove stava cercando di mettere ordine mentre parlavano di Bryan. Gli fuggirono di mano un plico di fascicoletti flessibili e Amber li osservò schiantarsi sul pavimento, aprirsi, e riversare a destra e a manca decine di fogli, mentre Keith imprecava e si chinava sul pavimento per raccoglierli.

-Sei un caso disperato- borbottò la giovane, premendosi il freddo fondo di bicchiere contro la fronte.
-Sto solo cercando di aggiustare queste carte prima che torni Jeffrey...-
-Quindi le scombini di più sparpagliandole dappertutto, logico-
-Mi sono sfuggite di mano!-
-Sei troppo nervoso e quando sei nervoso sei ancora più goffo del solito...-
-Ti pare che non lo so!- tuonò Keith, battendo i fascicoletti contro la scrivania. -Sono in pensiero per Bryan- disse poi a bassa voce.

Amber si mise a sedere composta e lo fissò per qualche secondo prima di riprendere a parlare.

-Sai che Titty è melodrammatica da fare schifo, magari sta solo ingrandendo una cosa piccola...-
-Sai che Evan le ha detto di farsi da parte e non dirmi nulla?- le fece eco il giovane. -Io non capisco perché Bryan è in difficoltà e tutti lo sappiamo e tutti stiamo facendo finta di niente-
-Oh, beh, dopo l'esito disastroso dell'aiuto che volevamo dare a Claud e Ryan... L'hai già dimenticato? A momenti rischiavamo di mandare a puttane la loro relazione con Jade-
-Solo perché Jeffrey non era d'accordo al fatto che fossero un trio. Noialtri avevamo buone intenzioni...-
-Prenditi le tue responsabilità, Coleman. Abbiamo sbagliato tutti, quella volta, non possiamo commettere due volte lo stesso errore, sarebbe da stupidi-

-Uhm- fece Keith, riportando alla mente le conseguenze che si erano manifestate a seguito di quell'episodio: aveva rischiato di perdere Ryan, di essere tagliato fuori dalla sua vita, dato che l'amico si era sentito soffocare dal suo comportamento. Non voleva che accadesse lo stesso con Bryan e Isaac.

-Quindi... restiamo a guardare?- chiese infine e Amber annuì.
-Finché non ci chiedono direttamente aiuto-
-Da chi aspettiamo un S.O.S.?- li interruppe la voce squillante di Claud, che fece irruzione nell'ufficio senza bussare. -Mi auguro che sia alto, aitante e con un cazzo...-
-Porca miseria, Claud!- tuonò Keith, arrossendo all'inverosimile.
-Oppure adorabile come te!- ribatté il serafino, sghignazzando sotto lo sguardo divertito di Amber. Si fece vicino proprio a lei, muovendosi nella sua direzione con sensualità. -Oppure una bella creatura dalle morbide forme- disse con fare lascivo e la giovane rise e scosse la testa.

-Che ne direbbero Ryan e Jade?- gli chiese e Claud sollevò il capo, trasalendo, e sul suo viso si dipinse un'espressione stupita; l'uomo si fermò all'improvviso, non più tanto desideroso di avvicinarsi a lei, e iniziò a rigirarsi una ciocca di capelli tra le dita di una mano.
-Lo sanno come sono fatto. Abbiamo una relazione solida perché io continuo a essere me e loro lo accettano. Loro sono loro e io lo accetto-
-Quindi è vero quello che si dice in giro- borbottò Keith, aggrottando la fronte.
-Lascia stare le voci di corridoio. No: sono troppo vecchio per darmi alle orgie con più di due amanti...-
-Claud!-

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