13

442 57 12
                                    

Stando a quanto gli era stato riferito da Isaac, Evan sapeva che Bryan era con Titty. Non gioiava nel sapere i due insieme, conscio di quanto potesse risultare molesta la sua amica, quando ci si metteva. Titty aveva il potere innato di aggravare le situazioni, proprio come era già successo quando si erano intromessi nella relazione di Jade, Claud e Ryan: in quell'occasione, Evan aveva tentato in tutti i modi di porsi come semplice spettatore passivo, finché non era arrivata Titty, appunto, a tirarlo in mezzo, spiattellando a Jade della rivalità che intercorreva tra lui e Claud.

La cosa non aveva avuto grandi conseguenze, ma Evan non trovava sensato approfittare delle situazioni per dissotterare vecchi rancori e solo con l'intenzione di tirarsi dalla parte della ragione.

"Non esiste la ragione assoluta" pensò l'uomo mentre continuava a darsi a quei pensieri e, nel frattempo, procedeva in auto lungo la N San Vicente Boulevard, superando il West Hollywood Public Park e svoltando in seguito a sinistra, continuando sulla Melrose Ave.

Si fermò davanti una villetta che si estendeva su un unico piano, il cui garage era la prima cosa a saltare all'occhio, poi il vialetto che introduceva a un piccolo ingresso su due gradini. I colori predominanti erano l'arancione delle porte e delle finestre, il bianco del prospetto, il neutro del tetto e il verde degli alberi che sbucavano da dietro una staccionata di legno, di cui si intravedevano soltanto le fronde, lasciando intuire che sul retro ci fosse un giardino. Sul vialetto era presente un'automobile e nessuna delle due apparteneva a Titty; probabilmente, la sua si trovava nel garage.

"Quando si litiga, quando c'è un problema, la colpa sta sempre in mezzo. Non esiste la ragione assoluta" si disse Evan, mentre affiancava l'auto e la riconosceva come quella di Greg, ripetendosi quelle parole nella speranza di restare abbastanza lucido per non rischiare di "aggredire" nessuno, anche se quella situazione non gli piaceva per niente. 

Durante i suoi primi mesi di relazione con Keith, Evan aveva dovuto lottare con i propri demoni, con una gelosia che non aveva mai sperimentato prima d'allora con nessun altro. -Tutta colpa di Claud, Jeffrey e di tutti quelli che gli sbavano dietro- si era giustificato più volte e, forte di quelle convinzioni, aveva rischiato di fare naufragare la loro relazione prima ancora di riuscire a dirgli "ti amo". Ammettere le proprie colpe era stato difficile, ma alla fine Evan era riuscito a vedere con chiarezza quanto le proprie insicurezze – tutte figlie dell'amore profondo e unico che provava per Keith – lo stavano conducendo su una strada totalmente sbagliata. Era bastato fidarsi del suo compagno e i demoni si erano zittiti.

Evan non aveva idea quali fossero i motivi dei dissapori tra Bryan e Isaac, però era certo che non sarebbe bastato ascoltare una sola versione dei fatti. Nonostante l'amore che li univa, il giovane aveva già intravisto nelle parole di Isaac, quando si erano incontrati al Seraphim, poco prima, un tentativo – sicuramente inconscio – di scaricare tutte le colpe su Bryan per via della loro situazione. Isaac non riusciva a vedere i propri errori, ma Evan era certo che Bryan lo avrebbe aiutato presto a sopperire a quella mancanza.

Sospirò, preparandosi mentalmente a quell'incontro, grato dell'inaspettata presenza di Greg, infastidito dal fatto che pure Titty sarebbe stata presente.

Fece suonare il campanello di casa e la porta venne aperta pochi istanti dopo proprio da Greg.

-Com'è che non ho ricevuto l'invito alla festa?- chiese Evan, senza nemmeno salutarlo e l'altro fece una piccola smorfia, che gli diede un'aria ironica che cozzava un po' con il suo aspetto. Greg aveva la stazza di una montagna, era tutto massiccio, non solo di muscoli, anzi, quelli erano poco definiti, soprattutto negli arti lasciati scoperti dai bermuda e dalla maglietta a maniche corte che indossava. Il viso ampio e dalle guance morbide, a un primo impatto, traeva in inganno, dando l'impressione che fosse più in sovrappeso di quanto era in realtà. La sua pelle era di un marrone tendente al nero, come neri erano gli occhi, i capelli e la corta barba che gli incorniciava la mandibola a contrasto del suo sorriso timido, che si apriva bianco e luminoso sulle sue labbra carnose, donandogli una sensualità sorprendente.

ATTRACTION Where stories live. Discover now