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Quella volta le luci della camera erano accese. Bryan si guardò intorno, disteso al centro del letto. Isaac si aggirava per la stanza come una pantera in gabbia: i muscoli si muovevano sotto pelle, guizzavano a ogni movimento, come se si stesse trattenendo dall'imprimere tutta la propria volontà e forza nei suoi gesti. Si stava ponendo di mantenere la calma – e lui lo conosceva bene da poterlo intuire – e la bestia che pareva strisciargli sotto l'epidermide gli donava una sensualità selvaggia, in grado di renderlo erotico persino mentre chiudeva una stupida finestra.

Non solo le finestre, ma l'uomo aveva tirato anche le tende, chiuso la porta. Erano soli, ma l'abitudine creata nel tempo a ritagliarsi il mondo intorno lo aveva spinto in automatico ad agire come di consueto. Soltanto la luce, appunto, era rimasta accesa e Bryan sorrise, gustandosi la visione del marito seminudo che si muoveva per la stanza.
Tutta la tensione accumulata durante il giorno era scomparsa e, come sempre accadeva, si era lasciato guidare dal suo compagno, facendosi sedurre dalla sua sicurezza, arrendendosi docile al suo volere.

Isaac indossava soltanto un paio di slip neri, aderenti come una seconda pelle che, in base a come il suo corpo veniva accarezzato dalla luce o dall'ombra, parevano persino mimetizzarsi con la sua pelle.

Bryan deglutì sonoramente, quando lo vide avvicinarsi a lui, stringendo in una mano le manette che gli aveva fatto recapitare quel pomeriggio al negozio. La scatola era stata aperta e vederne il contenuto mentre quelle cose venivano maneggiate dal suo amante aveva accentuato anche il suo disagio. Permeava un senso di indecisione in Bryan, che non lo faceva sentire del tutto tranquillo, ma poi Isaac sedette al suo fianco, restando sul bordo del letto, allungando una mano verso di lui, accarrezzandogli una coscia con estrema sensualità, piano, fino ad arrivare al limite imposto dall'orlo inferiore di una gamba dei pantaloncini che indossava, e i suoi pensieri si azzerarono.

-Togli solo questi- sussurrò l'uomo, ansimando un po' e Bryan annuì, sfilandosi l'indumento sotto il suo sguardo vigile. Quando Isaac si accorse che sotto non portava biancheria intima aggrottò la fronte e una guancia prese a pulsargli per la tensione. -Volevi provocarmi. Sei andato al Seraphim con questa intenzione- disse, protendendosi verso di lui, afferrandogli una natica e fermandosi con il proprio a un palmo dal suo viso.

Bryan si concesse un sorriso timido e batté le palpebre.

-Sì- disse con un filo di voce, percependo il tremore di rabbia del marito. Si morse un labbro, mentre l'altro serrava di più la mano su di lui, piantandogli le unghie nella carne e trasalì quando gli diede uno schiaffo subito dopo, nello stesso punto, percependone da principio solo il suono e, soltanto qualche secondo dopo, anche il bruciore che gli aveva scaturito.

Isaac si alzò dal letto con un sospiro e scrollò le spalle, distogliendo gli occhi da lui. Bryan avrebbe voluto che tornasse a guardarlo, ma preferì tacere, assecondando il suo volere. Aveva tante cose da farsi "perdonare", anche se temeva di poter deludere il suo sposo.

Non era tranquillo e forse perché aveva compreso come sarebbe proseguita la serata e, nonostante tutto, non era particolarmente entusiasta dinanzi quella prospettiva.

Aveva fatto un patto con Titty, vero, ma Bryan si sentiva anche abbastanza vigliacco da non avere alcuna voglia di tentare la fortuna. Provava una paura profonda all'idea di deludere Isaac e se quella paura c'era, magari era il suo stesso inconscio a insinuarla nelle sue vene, come se dentro di sé sapesse che sì, effettivamente sarebbe stato meglio tacere, assecondare Isaac anziché perderlo. Suo marito avrebbe potuto lasciarlo per un motivo di quel tipo? Non lo sapeva, ma se dentro di sé, in fondo, lo temeva, forse il pericolo che ciò accadesse non era poi così campato per aria.

Al suono metallico delle manette che si chiudevano intorno ai suoi polsi, Bryan inspirò profondamente ed espirò con estrema lentezza. Strattonò le mani in avanti, anche se era stato legato alle testiera del letto, soltanto perché sapeva che a Isaac piaceva che lui fingesse di volersi liberare, difatti, l'uomo distese subito l'espressione del proprio viso e gli sorrise, avvicinando poi una striscia di stoffa al suo volto. Si chinò su di lui e gli baciò prima una e poi l'altra palpebra; Bryan, subito dopo, sbarrò gli occhi, come a volerli riempire di tutte le immagini del mondo, per nulla felice all'idea che presto sarebbe stato costretto all'oscurità, ma, anche quella volta, tacque e lasciò che l'altro gli mettesse la benda.

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