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Bryan era furioso. Rincasò verso l'ora di pranzo e, come da copione, non trovò Isaac in casa. Aveva preso accordi con Thomas e Veronica di modo da non dover più tornare in negozio per quel giorno, ma, arrivato a quel punto, l'entusiasmo che lo aveva accompagnato fino al suo incontro con Ryan si era già esaurito.

Il loro appuntamento non era stato esattamente roseo e l'unica nota positiva che il giovane riusciva a vedere era proprio il suo esito, che, tutto sommato, pareva avergli aperto la possibilità di ricostruire un'amicizia con Ryan. Malgrado ciò, non riusciva a smettere di pensare quanto ingenuo fosse stato nel continuare a vedere Ryan come un amico quando, per quasi un anno, l'altro aveva rifiutato con lui ogni sorta di rapporto, arrivando persino ad odiarlo – anche se quella era una cosa che l'altro era riuscito ad ammettere apertamente soltanto quella mattina.

Nonostante tutto, Bryan non poteva fare a meno di darsi dello stupido per via della propria ingenuità, per aver creduto nella loro amicizia, senza accorgersi che era invece arrivata al suo capolinea da un pezzo.

Bryan non aveva dato il giusto peso alla situazione, aveva continuato, nella propria mente, a giustificarlo, a vedere quel loro allontanamento come una fase passeggiera, quando invece Ryan aveva tagliato i ponti con lui, dimenticandosi di farglielo presente.

Se riportava alla mente le parole che gli aveva rivolto, Bryan sentiva il proprio cuore fare ancora male, suscitandogli quella sensazione di vetro in frantumi, mentre lo percepiva spezzarsi un altro po'.

Gli era stato rinfacciato di essere razzista, di stare con Isaac soltanto per soldi; di essere, in poche parole, una brutta persona.

"Probabilmente è vero. Sono una brutta persona" si disse e nel frattempo entrò in casa e subito si guardò attorno, cercando di capire se pure Maria non era presente. Il giovane aveva lasciato l'auto in garage e lì si era accorto che quella di Isaac non c'era: non che fosse una novità – sicuramente suo marito si trovava al lavoro – ma l'incontro di quella mattina aveva cambiato i suoi programmi, e Bryan si sentiva davvero arrabbiato e non solo con se stesso.

Quando era uscito di casa per recarsi all'appuntamento con Ryan, colmo di aspettative e positività, aveva pensato di passare dall'ufficio del marito per l'ora di pranzo, certo che avrebbe desiderato raccontare ad Isaac ogni cosa, condividere con lui l'esito di quell'incontro – che aveva ingenuamente previsto sarebbe stato entusiastico – e poi, magari, convincerlo a staccare prima da lavoro per poter passare un po' di tempo insieme.

Invece no.

Bryan era deluso e non solo per le accuse che gli erano state mosse da Ryan – dopotutto, avevano già fatto pace, aveva già perdonato l'amico – ma perché Isaac, ancora una volta, aveva preferito confidarsi con altri anziché con lui e perché i suoi amici, pur di non immischiarsi, gli avevano fatto terra bruciata intorno, lasciandolo da solo.

"E solo a me. Per Isaac ci sono sempre" constatò, mentre appurava di essere effettivamente solo in casa, "Dov'è Maria? Perché spariscono tutti? Cosa avrò fatto di male per meritarmi... questo?" si chiese e si guardò attorno, sentendosi sospeso nel tempo. La sua mente si svuotò da ogni pensiero e il corpo parve perdere concretezza; il suo sguardo si fece vuoto e si domandò cosa sarebbe accaduto se fosse sparito in quel preciso istante.

Il silenzio era così denso che le orecchie presero a fischiargli e Bryan chiuse gli occhi e poi si lasciò cadere di peso su una poltrona nell'angolo soggiorno, poggiando la nuca contro il poggiatesta e fissando il soffitto di colore bianco, in cui erano incastonati dei faretti dal design moderno.

"Isaac se ne accorgerebbe? Se io sparissi... dovrei beccare uno di quei giorni in cui non lavora, altrimenti potrebbe metterci ore, giorni, prima di accorgersene".

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