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-Io e te siamo ancora amici, vero, Evan?- chiese Bryan e l'altro lo fissò stranito, iniziando a sorseggiare il suo caffè. Era a causa del sonno se non riusciva proprio a capire il perché di quella domanda?

Si era tirato fuori dalla crisi coniugale degli amici nel momento in cui si era accorto che rischiava di andarci di mezzo, ma forse aveva peccato di superficialità?

-Perché mi fai questa domanda?-
Bryan si strinse nelle spalle e rifuggì dal suo sguardo.
-Mi sono fatto distrarre troppo, credo. Non mi ero accorto che Ryan non mi vedesse più come amico, no?-
-Come?- tentò di interromperlo Evan, ma l'altro sorvolò su quella domanda e andò avanti senza rispondergli.

-E tu e Titty e Greg e Claud siete spariti. Io capisco che non volete immischiarvi nella mia cosa con Isaac, però magari vi ho stancati, feriti, non so. Ho fatto qualcosa senza accorgermene e siete spariti per questo?-
-Non ci sentiamo da una settimana, B.-
-Sì. Quindi è questo?-
-Cosa?-
-Sono soffocante pure per voi?-

Evan sgranò gli occhi e schiuse la bocca, sentendosi travolto da uno stupore improvviso. Era rimasto spiazzato da quella domanda, anche perché pareva contenere un'ammissione di colpa, più che un'accusa. Non riusciva proprio a comprendere come Bryan fosse arrivato a vedersi in quel modo.

-Spiegati meglio- gli chiese e si liberò della tazza, ormai vuota, andando a sedersi vicino all'amico. Rocky sollevò il muso verso di lui, ma poi tornò ad accucciarsi ai loro piedi.
-Sono... fastidioso?- gli chiese Bryan, con voce alterata da innumerevoli emozioni contrastanti, ed Evan si accorse solo in quel momento che il respiro dell'amico si era fatto affannato.
-Lo pensi davvero?-
-Sì- disse subito Bryan, voltandosi a fissarlo. -Perché ci sono tante cose che posso spiegarmi solo così. Quindi penso di averlo capito, finalmente, e mi dispiace averci messo tanto...- la voce del giovane si incrinò ed Evan incominciò seriamente a pentirsi di avere preso le distanze da lui, nell'ultima settimana.

Aveva agito seguendo gli insegnamenti tratti dall'esperienza con Ryan, Jade e Claud, ma forse aveva commesso un errore. Forse quello non era il modo giusto per aiutare Bryan.

-Non sei fastidioso...-
-Sì- lo interruppe l'altro ed Evan iniziò a percepire un pizzico di senso di colpa. -Sono appiccicoso e soffocante! Perché vorrei sempre Isaac con me e tutto per me. E lo sono anche con voi. Non so come spiegarlo... però sono geloso, possessivo e mi faccio andare bene dei rapporti che per me sono troppo poco...-
-Io e te siamo amici-
-Ma tu sei sparito!- lo interruppe Bryan, alzandosi in piedi. L'altro lo fissò da basso, mentre il suo ospite arrossiva e distoglieva gli occhi da lui. -Sono soffocante, te l'ho detto-

-Non lo sei mai stato, B.-
-Perché mi sono trattenuto. Anche quando ero piccolo e vivevo con i miei, ero geloso di mia sorella, di come i miei trattavano lei e non me...-
-Di cosa stai parlando?-

Bryan tornò a sedersi accanto a lui e sussultò quando Adriana poggiò il muso su un suo piede, fissandolo con occhi pazienti e colmi di espressioni indecifrabili. Il giovane si fece coraggio e l'accarezzò con una certa titubanza, grato alla cagnolina per quelle sue mute attenzioni.

-Mia sorella non è arrivata tra capo e collo quando i miei avevano diciotto anni, durante una notte di follie a coronamento del ballo di fine anno. Lei l'hanno voluta, è nata dopo di me, ci togliamo cinque anni, ma mia sorella è sempre stata la cocca di casa... non so come spiegartelo senza passare per un idiota- disse il giovane con un sospiro.

Si sentiva davvero in imbarazzo: quello era un aspetto di sé che non aveva mai rivelato a nessuno, neanche ad Isaac, perché da sempre lo aveva percepito come sbagliato e non aveva mai avuto abbastanza coraggio per condividerlo con altri.

Evan era la persona giusta? Non ne aveva idea, però era stanco – di questo Bryan era certo – di nascondersi dietro una maschera, di sopprimere i propri sentimenti per scongiurare la possibilità di essere rifiutato.
Dopotutto, erano settimane che si sentiva rifiutato dalle persone alle quali voleva bene.

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