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Un'altra notte lontano da Bryan e, quella volta, addirittura non avevano neanche condiviso il letto. Bryan non era proprio rincasato e Isaac aveva ormai i nervi a fior di pelle, il cuore in gola per la preoccupazione.

A nulla erano valse le rassicurazioni di Keith della sera prima, né il contenuto conciliante delle telefonate con cui Titty aveva tentato di mantenerlo calmo: a parte un po' di stupore per lo strano comportamento dell'amica, del tutto fuori dai suoi schemi, nulla di quello che gli aveva detto era riuscito a mitigare la sua agitazione.

Isaac si sentiva come se Bryan gli stesse scivolando via dalle dita e non sapeva spiegarsene il perché. Aveva trascorso la notte in bianco, pensando e ripensando a quello che era accaduto nei giorni precedenti, ma nulla gli era parso degno di nota.

Avevano litigato, avevano tenuto il muso, non si erano parlati, ma poi avevano anche fatto sesso e continuato a comportarsi come sempre. Se c'era qualcosa di sbagliato in tutto quello, Isaac non riusciva a vederlo, di certo non c'era nulla di diverso dal solito.

Il loro era un matrimonio felice, lo era da due anni e, nonostante la pulce che Emma gli aveva messo in un orecchio, quel non parlarsi, evitare, aspettare che il problema non fosse più tale per inerzia, era ciò che aveva contribuito a rendere il suo rapporto con Bryan armonioso. Tutto quello che non andava veniva tagliato fuori, non c'era spazio per le cose brutte, perché loro si amavano ed erano felici, di questo Isaac era assolutamente convinto.

Ingenuità? Forse, ma erano ingenui insieme ed era ciò che per l'uomo contava.

Grugnì frustrato e indossò la giacca del completo che aveva precedentemente preparato e sistemato ai piedi del letto, affinché non si stropiccisse dopo che l'aveva tolta dalla gruccia. Chiuse i polsini della camicia con dita tremanti, aggrottando la fronte, mentre i bottoncini scivolavano tra i polpastrelli, ostacolando le sue intenzioni. Diede uno sguardo furtivo alle lenzuola sfatte e afferrò la giacca e poi si aggiustò il collo dell'indumento con gesti meccanici, caratterizzati dall'abitudine, percependo una morsa alla bocca dello stomaco.

Uscì dalla stanza e procedette a passo marziale in direzione della sala principale della casa, dove in un angolo era stata ritagliata la zona cucina. Come sospettava, trovò lì Maria, intenta a preparare la colazione.

-Non ti prendere pensiero per me. Non ho fame e devo passare in ufficio- disse senza neanche salutarla, tanto teso da non riuscire a dissimulare il proprio malumore neanche dietro un sorriso di cortesia.
Maria lo fissò con aria severa e batté il panno che stringeva in una mano contro la superficie marmorea del bancone da lavoro.
-E Bryan?- gli chiese senza preamboli e l'altro sussultò.
-Ha passato la notte con gli amici- disse l'uomo, sentendosi sotto accusa.

Isaac voleva bene a Maria, la vedeva davvero alla stregua di una madre, la stessa che lui aveva perso da bambino e che, in seguito, aveva disperatamente, per anni, cercato in qualsiasi donna con cui era entrato in contatto per periodi più o meno lunghi, fallendo sempre, finché, appunto, non aveva incontrato lei.

Il motivo principale per cui Isaac era stato un bambino infelice risiedeva proprio in quegli stessi pregiudizi con cui aveva finito per scontrarsi anche nel suo presente. Quando era solo un bambino, a sei anni, Isaac non capiva molto di quello che gli adulti cercavano di spiegargli con tono pacato, ma erano parole che gli erano rimaste dentro e che avevano assunto significati orribili nel tempo, contribuendo a renderlo la persona scostante e asociale che era diventato.

A sei anni, al suo arrivo in quella grande casa che lo avrebbe ospitato durante gli anni a venire, era stato già marchiato come un bambino "difettoso", perché aveva subito un trauma terribile come la perdita dei genitori, un trauma di cui aveva avuto coscienza fin da subito, proprio per via della sua età, e che lo rendeva complicato da gestire e questo portava a priori le famiglie adottive a scartarlo. Ma non mancavano nemmeno i "buoni samaritani" che però lo rifiutavano perché il suo incarnato era troppo scuro. O quelli che si limitavano all'età anagrafica: un ostacolo, per tentare di nascondere un'adozione e far passare il bambino per proprio.

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