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Quando quel lunedì mattina Bryan uscì di casa per recarsi al lavoro, Isaac – ancora in rotta di collisione con Yona e quindi del tutto intenzionato a non presentarsi in agenzia – si decise che forse era arrivato il momento di chiedere aiuto e consiglio a qualcuno.

Era davvero preoccupato a causa dell'idea, per lui, folle a cui aveva dato il suo stesso consenso e non valeva niente il fatto che, nonostante tutto, fosse contrario alla situazione proprio perché, alla fine, aveva detto di sì.

L'uomo si recò in soggiorno in jeans e T-shirt, attirando su di sé lo sguardo sbalordito di Maria, che non aveva mai visto Isaac sfoggiare un abbigliamento tanto casual nemmeno per le sue uscite con gli amici.

-Dove vai?- gli chiese la donna, spinta da una curiosità irrefrenabile, ma Isaac le diede un bacio veloce a una guancia e uscì di casa senza dirle nulla.

Maria non voleva più essere "il suo piccione viaggiatore" e Isaac avrebbe esaudito il suo desiderio. Senza contare che non se la sentiva ancora di parlare con lei, dopo il loro ultimo litigio, soprattutto perché sapeva di dovere affrontare la questione spinosa del suo possibile "sfratto" e non ne aveva assolutamente voglia, nonostante lo avesse promesso a Bryan.

"Bryan" pensò con un sospiro.

Bryan voleva frequentare altri? Benissimo... "Un corno!" si disse e salì a bordo della propria auto, sentendosi di nuovo arrabbiato, "Stanno cercando di farmi scottare la calma degli ultimi vent'anni!"

Procedette in direzione della Lagoon State Beach – comunemente conosciuta anche come la "spiaggia dei surfisti" – allontanandosi da Zuma Beach, che era, invece, la spiaggia più vicina all'isolato in cui viveva.

Si fermò soltanto quando si trovò davanti una villetta circondata da mura di pietre grezze. Suonò al citofono, ma gli rispose una voce femminile, stupendolo un po', dato che non ci si aspettava proprio di udire la voce di una donna in un posto in cui si sapeva vivevano tre uomini.

"Sicuro non era la madre di Claud" dedusse Isaac, mentre dava il proprio nominativo alla voce che proveniva dall'altoparlante e il cancello veniva subito aperto, per farlo entrare. Lasciò la macchina sul vialetto e procedette sull'acciottolato che conduceva all'ingresso dell'edificio a un solo piano, in stile moderno, che era il luogo in cui viveva, appunto, Claud con i suoi compagni e la madre. Sulla porta di casa vide una donna con la divisa da infermiera, che lo accolse con un caloroso sorriso.

-Signor Gonzales, benvenuto. Il signor Blake non mi aveva avvisato che aspettava visite. Per fortuna che mi ha fornito una lista delle persone a cui mi è concesso aprire la porta di casa...-
"Claud e la sua gestione superficiale della vita: metti che questa povera donna apriva a un Isaac Gonzales albino... dopotutto, lei non mi ha mai visto prima. Potrebbe aprire a chiunque pur restando in buona fede".

-Una visita a sorpresa, in effetti- disse Isaac, rimandando i suoi ammonimenti mentali nei confronti di Claud a un altro momento.
-Oh... e mi sembrava un po' strano che non mi avesse avvisato. Il signor Hayes è al lavoro e gli altri due dormono, che io sappia...-
-Sì, avrei dovuto immaginarlo. Il Seraphim è aperto anche di domenica-
-Sono appena rincasata con la signora Blake. Una passeggiata mattutina, ...-

-Oh, ma che bel giovanotto!- esclamò l'ennesima voce femminile, stupendolo e interrompendo l'altra, e Isaac si volse in direzione della donna che, su gambe tremanti, aiutandosi con una stampella, si stava avvicinando a loro. Mingherlina e con lunghi capelli ricci e bianchi che ricordavano da vicino le nuvole più candide e soffici, Stephany Blake sembrava davvero entusiasta della visita inaspettata da parte del giovane, anche se non si conoscevano abbastanza da far pensare a Isaac di essere stato riconosciuto da lei.

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