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Dopo avere recuperato la propria auto, Bryan tornò a casa da solo, assicurando a Evan, che lo aveva accompagnato fino al suo negozio, di essere ormai abbastanza tranquillo da potersela cavare senza il suo aiuto.

Avevano lasciato Claud nella sua casa a Downtown e, da quel momento in poi, Bryan non aveva potuto fare a meno di rimuginare su quello che aveva scoperto sul conto dell'amico.

"Probabilmente... è solo ninfomane" si disse con un sospiro e spense il motore dell'auto, restando seduto, riempiendosi le orecchie del silenzio che lo circondava. Non che fosse affare suo, ma scoprire che si poteva essere felici anche senza essere fedeli al proprio partner – o i propri partner, come nel caso di Claud – aveva sconvolto Bryan profondamente. L'ipotesi di avere tradito Isaac era bastata a mandarlo nel panico, eppure aveva appreso che si poteva comunque amare, essere felici all'interno di una relazione anche facendo sesso con altri. Ma era la verità? Oppure Claud si stava illudendo, stava cercando di vedere tutto rosa solo per poter continuare a vivere la propria vita come meglio credeva?

"Mi piacerebbe sapere da Jade e Ryan se sono davvero felici, oppure se Claud non vede il male che fa loro con il suo comportamento".

Aveva posteggiato nel vialetto che introduceva al garage e fissò le due finestre strette e lunghe che affiancavano la porta d'ingresso dell'abitazione, cercando con gli occhi le sagome di Maria e Isaac, decidendo di mettere mentalmente da parte Claud. Aveva cose più importanti, per lui, da affrontare in quel momento, anche se non aveva granché voglia di vedere Maria e aveva il terrore di incontrare Isaac.

"Ma non puoi rimandare all'infinito" si disse, anche se non sapeva se a fargli più paura fosse la possibilità di una sfuriata da parte del marito – visto che Bryan era sparito dal suo radar, senza una spiegazione, per circa ventiquattr'ore – o la possibilità che, come al solito, Isaac avrebbe ignorato l'accaduto, privandolo di ogni importanza.

"Forse... Claud ha davvero ragione. Magari è pure più facile vivere come lui" pensò. Si maledisse per essere tornato a pensare all'amico e si decise a scendere dall'auto, chiudendo la portiera con una certa irruenza, non risparmiandosi alcun rumore, facendo tintinnare le chiavi, sbattandosi la porta d'ingresso alle spalle con violenza. In pratica, tentando di fare più casino possibile per annunciare il proprio rientro a casa.

Ma il silenzio persistette e Bryan aggrottò la fronte, guardandosi attorno con aria circospetta nella penombra della sala principale. Le tende erano tirate, la televisione spenta, la zona cucina praticamente al buio. Tese le orecchie, ma continuò a non udire nulla. Accese le luci sopra al bancone della colazione e subito dopo sbuffò, sentendosi cogliere da una tristezza infinita nello scoprirsi da solo, tanto che, per qualche secondo, rimpianse persino la presenza di Maria.

Prese una bottiglietta d'acqua dal frigo, per tentare di sciogliere il nodo che gli si era stretto in gola con un po' d'acqua e, così facendo, notò il biglietto che era stato lasciato attaccato sullo sportello superiore, con un calamita a forma di chitarra elettrica.

Esco. Con le mie amiche. Non chiamatemi. Sono arrabbiata. Avete la cena nel forno.
Per Bryan soltanto: bentornato a casa.

M.

Bryan sgranò gli occhi e recuperò il biglietto, domandandosi per quale motivo Maria sembrasse avercela tanto con Isaac.

"Hanno litigato di nuovo? Wow! Almeno loro due si parlano" e con amarezza acccartocciò il biglietto, gettandolo poi nel cestino della spazzatura.

Finalmente, mentre sorseggiava l'acqua dalla bottiglietta, smorzando la sensazione di aghi in gola, si decise a riaccendere il proprio cellulare. Ebbe il tempo di lasciarlo sulla superficie del bancone alla sua sinistra che quello prese a vibrare e ad avvisarlo dell'arrivo di decine di notifiche, tanto che Bryan lo fissò sbalordito, mentre l'apparecchio pareva prendere vita.

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