10. Il pianoforte

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Il pianoforte sarebbe arrivato all'appartamento tre giorni prima dell'inizio delle lezioni al conservatorio musicale. Ray iniziava già a prepararsi psicologicamente per capacitarsi all'idea di dover sfiorare di nuovo quei tasti: I tasti di quel pianoforte che gli fu regalato dalla madre di Elle alla chiusura del collegio. I tasti che premevano assieme, che facevano trapassare il loro essere.

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Aveva il viso ricolmo di lacrime, la donna che sembrava così beffarda e interessata solo al successo del collegio, adesso piangeva per la mancanza della figlia. Non portava più i capelli raccolti e li faceva scivolare sulle spalle, ondulati, come li portava Elle. La chiusura della struttura fu comunicata 2 mesi prima e nessuno osò domandare il perché. Tutti là dentro sapevano la situazione, e mai nessuno si permise ad allungare la lingua per chiedere. Il collegio si svuotò giusto in tempo, rimanevamo solo io e Josh. Al tempo avevamo entrambi quasi diciannove anni e i nostri genitori erano amici fin dall'elementari, anche con la madre di Elle. Ecco perché Chatrine non fece discussioni sul fatto che io e lui fossimo rimasti fino all'ultimo giorno. I genitori di Josh erano appena arrivati a prenderlo, io l'avrei raggiunto per cena a casa sua dopo poco. 

Speravo che i miei genitori passassero per le condoglianze, ma non fu così.

''Chatrine, ci dispiace molto per la piccola Elle, condoglianze mia cara...'' Le disse la madre di Josh inclinando leggermente la guancia verso la spalla, con le labbra leggermente piegate in un sorriso pieno di dispiacere e prendendole delicatamente le mani.  

''Grazie Maria, ora vai, accompagnerò io stessa Rayn a casa da te, prima gli dovrei dire una cosa.''

''Certo cara, teniamoci in contatto.''

''A presto Maria.'' E con un leggero sorriso privo di vere emozioni, Chatrine la congedò lasciandole le mani.

Io ero seduto sulle scalinate dell'entrata, avevo sentito la discussione e sapevo che mi avrebbe riaccompagnato lei a casa da Josh. Chetrine aspettò che la macchina si fosse allontanata dal vialetto del collegio, per girarsi verso di me. Mi alzai, e ci dirigemmo dentro alla struttura. Adesso le mura non riflettevano altro che tutta l'angoscia che era rimasta intrappolata in quel collegio. Non c'erano luci accese, bambini che ridevano e piangevano, le aule erano vuote e un'odore privo di se stesso impregnava l'aria pesante per via della tensione che c'era, e mentre il sole calava nascondendosi dietro le case, rimanevamo io e la donna dai capelli grigi.

''Ryan, seguimi devo parlarti.'' Aveva la voce spezzata: I suoi occhi parevano più onesti che beffardi questa volta, rivolti verso di me. La seguì in silenzio, sapevo già dove mi avrebbe portato. Arrivammo lì. A un passo dalla porta della sala di musica. Il pianoforte era l'unica cosa ormai, ad occupare la stanza più angosciante e straziante per me. Il mio cuore mancò di qualche battito al pensiero che solo qualche giorno prima, eravamo io Ed Elle che occupavamo quella stanza. Seduti a quel dannato piano.

''Rayn ascoltami.'' Chatrine si girò verso di me poggiandomi una mano sulla spalla. Capì che di cosa si trattasse con appena rivolse lo sguardo ancora una volta al pianoforte.

La guardai un attimo, fermo ad analizzare i suoi lineamenti facciali, a sperare che non intendesse davvero ciò che io stavo penando. Le rivolsi sorriso schiettamente confuso e arrabbiato. Mi scostai dalla sua presa.

''No. No Chatrine, non penserai mica che io abbia la capacità di suonarlo. Davvero pensi che potrei averlo intorno?'' Sentivo il sangue pulsare in gola, sulle tempie. Non potevo trattenermi, gli occhi iniziarono a bruciarmi: ''COSA DIAVOLO HAI IN TESTA? CREDI DAVVERO CHE MI FARESTI UNA CORTESIA CHATRINE, AH? DOPO CHE MI LASCI IL PIANOFORTE COSA CI CONCLUDI?'' Le urlai in faccia tutto, con una forza tale da farla scoppiare quasi a piangere. La mia voce poi, si fece ferma:

La trasparenza dei coloriWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu