4. Viola II

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Il giorno dopo, si tenne il funerale del padre di Viola.

Ray, quella mattina, si svegliò alle quattro. Il cielo era chiuso in sé, ancora affaticato dal buio. La temperatura bassa si percepiva alla sola vista dei vetri appannati delle finestre del suo grigio salotto. Bevve una tazza di latte caldo, successivamente, lavatosi la faccia e i denti, si vestì di tutto punto, prese le chiavi di casa e si diresse verso il cimitero a piedi.

C'era d'aspettarselo che le nuvole avrebbero riversato dell'acqua. Le goccioline d'esse si posavano sul completo nero di Ray lasciando piccole macchioline più scure sul tessuto che ricopriva le spalle. Arrivato al cimitero, smise di piovere.                                                                                                                                                                  

Il prete iniziò a celebrare il funerale, quando l'attenzione di Ray cadde sulla propria mano: Era Viola a stringergliela, nella speranza che suo padre si facesse vedere.

''Non hai ancora trovato papà?'' bisbigliò Ray alla piccola Viola.

''Credo che appena la bara sarà ricoperta, potrò finalmente rivederlo.''

Ray strinse la manina di Viola fino all'ultimo istante del funerale. Come quando le sue pupille ghiaccio si chiusero per l'ultima volta.

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Ricordo bene quando la malattia se la portò via, le pupille di Viola erano consumate, eppure insisteva sempre, dicendo che continuava  a vedere tutti i colori del mondo. O forse ricorda bene solo i  miei di colori. Sono stata l'ultima persona che lei ha visto, gli ultimi colori che lei ha visto. E mi dispiace se così fosse, dato che uno scarabocchio di nero e occhi spenti sono.

Viola, stesa nel lettino, mi afferrò la mano, le stavo seduto di fianco mentre aspettavamo che lei ci desse conferma che i genitori di Viola non erano ancora arrivati.

''Ray ascoltami, ho davvero tanta paura, se non riuscirai più a vedermi rimarrò sola  fin quando qualcuno a me caro verrà ad accompagnarmi verso la luce. Ray ho paura.''

''Piccola Viola, senti la mia mano che stringe la tua...'' 

''Sì, e vedo il tuo ciuffo che riflette la luce e le tue guance rosa. Ray riuscirò ancora a vederti?''

''Certo Viola, e io sarò in grado di vedere te.'' 

Giusto mentre le porsi un bacio sulla fronte, Viola lasciò la presa della mia mano, un piccolo sorriso le attraversò le labbra e il ghiaccio dei suoi occhi, si sciolse per sempre.

Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso sperando, che quel nero, una volta bagnato, si fosse levato via e non fosse stato l'unico colore che Viola potesse ricordare. Quando lei entrò in camera capì che Viola era morta. Le sue piccole e calde mani mi presero il viso. Piantò i suoi occhi nei miei.

''Ascoltami, va tutto bene, sarai in grado di rivederla.'' 

Chiamò le infermiere e avvertì di Viola. Ovviamente le infermieri sapevano già che le sarebbe rimasto poco tempo, ecco perché ci concessero di restare con lei.

I genitori arrivarono dopo poco. La madre di Viola non riuscì ad entrare nella stanza dove la piccola si trovava il padre, invece,  spinse addirittura via le infermiere per poter stringere per l'ultima volta il piccolo corpo olivastro della figlia. Fra un mare di lacrime il padre di Viola l'avvolse. Le sue urla spezzate dal pianto rimbombavano in tutta la camera, e le sue braccia furono per la figlia come le coperte più calde d'inverno, un'ultima volta. 

La trasparenza dei coloriWhere stories live. Discover now