19. Rosso III

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TW Sh- autolesionismo.

Ray non disse un parola. Era pietrificato dinanzi a quella ragazza. Dinanzi a quei colori troppo da Elle, a quelle scuse una dietro l'altra, a quella voce e a quei dannati capelli rossi. Desiderava smaterializzarsi, scomparire e cancellare dalla sua testa quella maledetta ragazza. Si pentì di aver fatto entrare quel dannato pianoforte in casa sua.
Non sarebbe mai dovuto andare al conservatorio. Perché aveva messo piede là dentro?

Si era illuso. Si era illuso ancora una volta.

Per un attimo aveva creduto di potercela fare. Per un attimo aveva sperato, e quando se ne rese conto si sentì quasi svenire: come poteva vedere un barlume di speranza uno come lui? Come aveva osato sperare in una vita. Lui senza Elle è nulla, non poteva permettersi di vivere. Non si meritava di vivere. 

La vita è Elle stessa in persona. Elle, Elle, Elle. 

Ma lei non c'è più, e lui non vuole continuare a vivere. Lei è morta, e il cuore di Ray si priva man mano di battere. Nel momento esatto in cui Elle aveva smesso di respirare, Ray affogò nel suo oceano di lacrime, incapace di risalire a galla.

Perché continuava ad esistere in un mondo privo di colori?

Mi trovavo dietro la ragazza, quando vidi ogni attimo del loro incontro. Ero lì perché volevo essere al fianco del mio migliore amico in questa fatidica giornata. Dopo qualche istante, Ray alzò lo sguardo oltre la spalla di lei, verso di me ed io, lì, capì tutto: le sue sopracciglia si piegarono lentamente verso l'alto, i suoi occhi divennero spenti e consumati come cenere. Mi bastò solo quello sguardo per comprendere che una volta tornato a casa, Ray si sarebbe punito cercando di cancellare dai suoi occhi quella immagine. Mi bastò guardare quella scena per comprendere ancora una volta il vuoto di sofferenza dalla quale Ray non era mai riuscito a scappare.

Non le rivolse parola. Dopo aver passato un minuto a sbranarsela con gli occhi, le voltò le spalle e uscì spedito dall'accademia.

Ogni suo singolo arto fremeva dalla voglia di tornare lì dentro: da lei. Le sue dita avrebbero voluto sfiorare ogni singola ciocca di quei capelli caldi come raggi di sole, e poi le mani il viso. Le sue braccia non avrebbero resistito un secondo di più: avrebbero voluto stringerla per non lasciarla più andare. Bramava risentire il cuore di lei battere, vivo di fuoco e non ghiacciato di morte. E i suoi occhi: quel carbone si sarebbe riacceso e avrebbe incendiato l'anima di entrambi, facendoli bruciare senza tregua in un vortice infernale d'amore. Ma l'unica cosa che Ray sapeva fare era scappare da lei. Scappare da ogni cosa che gli ricordasse Elle.

Così fece: corse verso casa col fiato che sembrava non appartenergli. Era un turbinio di singhiozzi e di lacrime pesantemente acide capaci di ustionargli gli angoli degli occhi. Dannato quel cuore che cercava di battere freneticamente sotto una gabbia di pietra, pronto a spaccare tutto. Dannato quel cuore ormai ridotto a brandelli dalla falce della Morte, che non esitò a portargliela via.

Spalancò la porta di casa. Sentiva il cuore in gola, lo stomaco in fiamme e una frenesia paralizzante.

Ray sentiva il bisogno sfrenato di tagliarsi.

Lo sentiva ogni volta che qualcosa o qualche ricordo di Elle si insidiava viscosamente nelle pareti della sua mente. Lo sentiva ogni volta che non aveva il controllo su qualcosa o qualcuno, compreso sé stesso.

Fremeva dalla voglia di osservare il sangue sgorgare lentamente dai tagli che avrebbe inciso sulle sue braccia. E ammaliato da quel dolore che si sarebbe procurato, credeva che avrebbe dimenticato quella ragazza. Ne era certo.

Si concesse un respiro profondo, poi corse in bagno aprì di fretta un cassetto e prese un rasoio.

Impiegò tre minuti per smontarlo: le dita gli tremavano, e i denti a furia di tirare quella plastica dura iniziarono a fargli male. Cacciò via un sospiro di sollievo dopo 5 secondi, quando sentì il tintinnio delle lame danzare sul marmo del lavandino.

Prese una delle due lame: era sottile come un foglio e affilata come un taglia carta. Poggiò la schiena sul muro e scivolò sedendosi a terra. Si levò gli indumenti superiori facendo attenzione a non perdere la lama stretta nel pugno, poi si fermò un attimo buttando i vestiti davanti a lui.

Avvertì uno schiaffo sulla guancia: Osservò le sue braccia e le ripudiò. 

Le guardò con tale disgusto, come se non le riconoscesse, come se non fosse stato lui a ridurle così. Tutti quei tagli di rilievo sulla sulla pelle lo affascinavano e lo disgustavano allo stesso tempo. E più rimaneva a fissarli più voleva strapparsi via quella pelle. Fece scivolare in fretta la lama fra le sue dita, tenendola salda fra il pollice e l'indice posizionandola verticalmente: iniziò a trascinarla lungo il suo braccio sinistro facendo pressione, aprendo delle crepe dalle quali fuoriusciva il suo sangue, la sua rabbia, le sue urla intrappolate in gola. Scavò cinque solchi, uno dopo l'altro, uno più profondo dell'altro, trattenendo il respiro. Il sangue non era solo sangue: era purificazione. Vederlo sgorgare dalle sue vene era essenziale per estirpare dalla sua anima ogni tipo di ricordo e di sofferenza. Il sangue era la via per tornare inconsciamente da lei.

Compiaciuto dal dolore che si propagò fra le sue viscere, Ray divenne euforico a tal punto di scoppiare a ridere, finché furono poi delle lacrime ghiacciate a divenire solchi sul suo viso. Il sangue colava e lui lo asciugava prima con le mani, poi sul suo petto e poi leccandolo. Si sentiva leggero, come se i sensi si fossero azzerati o forse moltiplicati. Si alzò con fatica e si guardò allo specchio. Sentiva le braccia pesanti ad ogni singolo movimento. La pelle lacerata si contraeva e si rilassava provocandogli una sensazione di bruciore a lui non sconosciuta.

Vide scie di sangue come ombre timide cosparse su i suoi addominali e sulle clavicole, gli occhi feroci e pazzi d'adrenalina. Le braccia tormentate parevano supplicarlo di smettere, ma non c'è cosa che regge al suono stridulo delle voci nella testa di Ray.

Non era soddisfatto. 

̶U̶n̶ ̶a̶l̶t̶r̶o̶ ̶t̶a̶g̶l̶i̶o̶.̶

 ̶S̶o̶l̶o̶ ̶u̶n̶ ̶a̶l̶t̶r̶o̶.̶

̶U̶n̶ ̶a̶l̶t̶r̶o̶ ̶a̶n̶c̶o̶r̶a̶.̶

̶A̶n̶c̶o̶r̶a̶.̶

Rosso dappertutto.

Ray perse i sensi e cadde a terra.







La trasparenza dei coloriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora