1.Ray

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Ray aveva appena posato l'ultimo scatolone sul pavimento di legno del nuovo appartamento quando si concesse un respiro profondo.

Sentì le sue narici espandersi, pronte a prendere una grande quantità d'aria per poi buttarla via.

Si era appena trasferito in un piccolo quartiere al centro di Londra. Era sempre stato affascinato dall'atmosfera cupa dell'Inghilterra. Lui era come le nubi di quel cielo grigio e chiuso, nulla era in grado, ormai, di fargli provare qualche emozione. Le lezioni al conservatorio musicale, sarebbero iniziate fra qualche settimana. La borsa di studio ottenuta dalla Royal Accademy gli offrì quindi un alloggio nel quartiere di Marylebone.

Ray si passò le dita fra i suoi capelli lisci e neri, il ciuffo pece rifletté la luce fredda della piccola lampadina del salotto, rilassò le spalle e sciolse le gambe.

Sotto l'ombra dei sui piedi, il parquet lucido scricchiolava, si avvicinò alla finestra sulla sinistra delle stanza, e in un unico gesto mosse verso l'alto la maniglia placcata d'oro. L'aria gelida del vento entrò d'impatto sfiorandogli le guance, anche esse gelide e prive di colore. Non c'era un solo raggio di sole che riscaldasse i tetti delle case di Londra.

Decise di lasciare la finestra aperta, per far circolare l'aria, in quello che sarebbe diventato il salotto più spento del secolo.
A Ray non piacevano gli arredamenti troppo eccessivi, e non amava più i colori. Ecco perché si rispecchiava nel cielo grigio londinese. Per Ray, le scale di colorazione del grigio, andavano più che bene per arredare il suo nuovo appartamento.

Iniziò a disfare gli scatoloni polverosi uno alla volta, scatolone dopo scatolone.
Prima sistemò ciò che era rimasto della sua vecchia libreria.
Una centinaia di libri impolverati iniziarono a prendere posto, uno accanto all'altro, tutti stretti, tutti in ordine di grandezza. Si era riempito di libri, di parole stese su carta profumata ormai ingiallita. Si era riempito di pagine, di copertine colorate, di immagini e di mondi che prendevano vita sotto i suoi occhi, che solo i libri sono in grado di dare.

"Fanno parte di me" pensava fra se e se.
Eppure, lui era così vuoto e così spento, i suoi occhi non vedevano e non avevano più colori da riflettere, e questo lo sapeva. Si chiedeva sempre come potevano dei libri, riempirlo in quel modo? Come potevano i libri dargli mondi, che mai sarebbero esistiti. Come potevano i libri trasmettergli calore e colori, che più nessuno era in grado di dargli.

Passò tutto il pomeriggio a disfare gli scatoloni. Alcuni contenevano libri, alcuni vestiti ed altri beni di prima necessità, come oggetti per l'igene personale e qualche cibo pre-confezionato. Il suo appartamento era uno dei più vicini alla Royal Accademy: appena vi si entrava, sulla destra si trovava il lato cucina con in mezzo l'angolo bar, e sulla sinistra, invece, la tv, il divano e la finestra che si affacciava sulla città. Il corridoio sembrava quasi che dividesse le due stanze.

Il salotto-cucina era ovviamente la stanza più grande, tanto grande da poter offrire addirittura uno spazio per il pianoforte di Ray.

I mobili grigi iniziarono a coprire le pareti bianco cenere e ad occupare la vuota stanza. In mezzo alla cucina vi si trovava il lato bar, era un bancone grigio con qualche bottiglia di alcool sistemate al di sotto del ripiano.
Si diresse verso quella che sarebbe dovuta essere la sua camera, a destra del corridoio. Vi si trovava il materasso a una piazza e mezza posato per terra, con delle lenzuola di cotone blu oceano e bianche, messo in mezzo alla stanza. All'angolo del muro, c'era una classica pianta verde in un vaso bianco con lineamenti d'argento e poggiato al muro, difronte ai piedi del letto, c'era invece l'armadio. 

La cosa che più adorava Ray della stanza, era la finestra sul soffitto. Gli consentiva di vedere l'enorme distesa del cielo, le gocce della pioggia, le nuvole e le stelle.

Ray amava il cielo che si riversava, di notte, di stelle.

Tornò in salotto dove il vento iniziò a soffiare più forte, eppure, Ray, decise di rimettersi seduto sul grande divano grigio scuro, a fissare chissà quale granello di polvere posato sopra la tv al lato della finestra.

Le ore passano e Ray sta seduto. Poggia le gambe sul bracciolo del divano e pensa.

Da ragazzino era sempre stato il tipo emarginato, quello che se ne stava nelle sue, in silenzio e con la testa china verso il basso. A volte lo deridevano perché parlava da solo.
Nessuno mai credeva a ciò che raccontava.
Visse così la sua intera vita. Escluso dal mondo che lo circondava in una stupida gabbia.
La sua più grande passione era suonare il pianoforte. Iniziò a 4 anni, senza che nessuno gli dovesse spiegare i tasti e le note. Era come se lui sapesse già tutto. Era come se loro sapessero già tutto.

Il suo pianoforte sarebbe arrivato al suo appartamento tra un paio di giorni, questo lo rassicurava moto. Avrebbe messo il piano giusto in mezzo alla grande stanza.
Ray aveva sempre bisogno di distrarsi o ricorreva a tentazioni che di certo, non gli facevano bene.
Vedere il rosso lucente percorrere la sua pelle pallida e liscia delle sue braccia, lo trovava a dir poco affascinante.
Era un pazzo.
Sì, tutti gli dicevano che era un pazzo, eppure, a lui, non importava nulla.

Seduto sul divano, Ray pensava a cosa potesse fare per far passare il tempo, avrebbe voluto rileggere uno dei libri più vecchi, per non dimenticarsene, quando ad un tratto, un suono familiare interruppe i suoi pensieri.

Erano suoni di tasti premuti che componevano una melodia.

La melodia del piano si intrufolò fra tutte le fessure delle pareti dell'appartamento grigio, era come se le pareti urlassero quella melodia. La vista di Ray s'annebbiò, la sua voce gli percosse ogni minima cellula del corpo.

I suoi occhi si spalancarono.

Scattò subito in piedi e cercò di capire, la provenienza del suono.

Conosceva meglio di sé stesso quel brano, come se gli scorresse nelle vene. Come se fosse qualcosa di sua appartenenza. Come se fosse qualcosa che gli scavasse fin dentro le ossa.

Qualcosa di suo,

Qualcosa di loro.

La trasparenza dei coloriWhere stories live. Discover now