21 Reduci di guerra.

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premessa dell'autrice: come ormai avrete capito, Josh è il narratore di questa storia. In questa parte si tratteranno tematiche che possono infastidire o colpire (abuso sessuale e suicidio). 

A tutte le vittime, ricordate che voi NON avete colpe. qualsiasi tipo di abuso va denunciato. Qualsiasi tipo di sofferenza va ascoltata. Non abbiate paura di parlarne. Nessuno può levarvi la voce. La vostra forza risiede in voi. 

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Li avevo visti quei due.  Li avevo visti cercarsi, rincorrersi, trovarsi, perdersi, odiarsi, bramarsi, ritrovarsi e appartenersi. 

Li avevo visti quei due. Li ho visti uccidersi l'un l'altra perché non sapevano tenersi. Perché non sapevano vivere al di fuori del loro stesso dolore. E quando lo facevano si consumavano e si attraversavano, nutrendosi lei di lui, e lui di lei.

 Sapevo che non sarebbero riusciti a mantenere il peso di tutte quelle emozioni che condividevano. Si sono plasmati, avvinghiati e desiderati ma per coloro che hanno paura di vivere, neppure l'amore e l'appartenersi hanno potere sulla rovina.

Li ho visti a quei due, li ho visti guardarsi e morire d'amore.

E che morte dolce è stata la sua, tra le braccia del suo amato piangente e tormentato. 

sapete, dicono che il tempo si fermi quando due innamorati si guardano l'un l'altra: quell'attimo in cui gli occhi si catturano e si rubano l'anima a vicenda sembra non finire mai.

 Ma per coloro coscienti di starsi scambiando un ultimo sguardo il tempo lo si percepisce scorrere veloce nel petto, mente il cuore muore di troppi battiti mancanti cosciente e rammaricato che quella sarà l'ultima volta che i loro occhi si scontreranno.

Lo sguardo di Elle pareva essere forgiato dallo smeraldo più grezzo, una pietra preziosa ormai consumata e troppo fragile per riuscire a rimanere incastonata nelle tenebre infuocate degli occhi di Rayn. Il suo ultimo sguardo mancato pareva consumato da un cuore troppo debole per battere un'ultima volta ancora.

E che morte liberatoria sarà quella di Rayn, un lamento stridulo. Una liberazione da tutto il dolore. Un pozzo in mezzo al deserto del Sahara. Una scura distesa priva delle sue stelle.

La mia di morte invece, è stata silenziosa. Nessuno mi ha sentito.

Sono morto in un giorno d'estate mentre il sole rideva di me. Il mietitore venne a trovarmi.

Sono morto in un sudore non mio, in urla soffocate, in un amore che non conosce dolcezza, in un amore che non conosce alcun tipo di colore; l'assenza soffocante.

Sono morto nell'istante in cui lui mi ha violato, straziandomi di un amore improprio. 

Sono morto nell'istante in cui lui mi mise la testa dentro il water, quando prese ad urlarmi di essere schifoso. Sono morto nell'istante in cui si prese l'unica cosa che mi era rimasta: il mio corpo poiché la mia anima ormai non esisteva più, soppressa e denigrata svanì quando realizzai di essere sbagliato. Svanì quando sentì di meritare violenza.

Sono morto nell'istante in cui mi sono fidato del mio violentatore.

Del mio ultimo urlo di sofferenza se ne impadronì lui, del mio ultimo sospiro di sollievo se ne impadronirono le pillole, inghiottite una dopo l'altra per dimenticare quelle mani viscide sulla mia candida pelle. Per dimenticare anni di insulti, per dimenticare la perdita, il fallimento e lo sconforto. Per dimenticare la vergogna.

Venne il corvo poi, dilaniato già dalla morte dei colori, falcando verso quel che rimaneva di me. Quel giorno si ritrovò davanti una bocca schiumante e un ammasso di pelle violacea. Non proferì parola, non mi biasimò. Si accasciò e mi prese fra le braccia, stringendo il mio corpo un' ultima volta.

La trasparenza dei coloriWhere stories live. Discover now