-Capitolo 11-

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Levi's pov

Passarono una decina di giorni dall'accaduto, e non avevamo osato parlarne neanche una volta.

Mi portava da mangiare e da bere, certe volte si fermava da me per un'oretta, o forse due, ma nulla di che.

Come mi è saltato in mente, provare a baciarla?!

Sono diventato così patetico, in soli dodici giorni, che merda.

Mi sdraiai su un fianco, e cercai disperatamente di addormentarmi, e per mia fortuna riuscì a farlo dopo una quindicina di minuti.

O forse per mia sfortuna.

<<Levi! Svegliati>> disse una voce familiare accarezzandomi la guancia.

<<Zio?>> chiesi aprendo leggermente gli occhi.

<<Andiamo>> disse e io mi sedetti sul letto stropicciandomi gli occhi.

<<Dove?>> chiesi alzandomi.

<<Vestiti, sbrigati >> disse nervoso.

Lui aveva un accento norvegese, mentre mia madre uno tedesco, ed io avevo preso da lei.

Io indossai una camicia e dei semplici pantaloni, ero abbastanza curioso in realtà.

<<Mamma viene con noi?>> chiesi sorridendo.

<<no, mamma adesso è occupata>> mi rispose mettendomi una mano sulla schiena, mi sta nascondendo qualcosa e ne sono più che certo.

<<E che sta facendo? Non è mai occupata>> dissi.

<<Vedi...>> si bloccó.

<<Ti ritengo grande abbastanza per dirtelo>> disse abbassandosi.

Non ero grande, avevo undici anni, ma ne dimostravo la metà, ero basso rispetto a quelli della mia età, ed avevo i capelli fino alla nuca, gli altri invece li avevano cortissimi.

Però mi piaceva entrare nel mondo degli adulti, avevo molta fretta di crescere.

<<tua madre è molto stanca, non disturbarla, adesso vieni con me>> disse.

Non mi sembrava la verità sinceramente, più una mezza bugia, perché stanca lo era, ma non era solo quello.

Uscimmo di casa, fuori faceva freddo, perciò indossai il cappotto, e la sciarpa.

Era davvero orribile camminare sulla neve, i piedi ci affondavano dentro, e gli stivali diventavano zuppi.

Restai così per altri due, forse tre chilometri, e finalmente arrivammo davanti una casa.

Era una bella villa, e lessi il nome sulla targa vicino al campanello, e mi sembrava di averlo già sentito prima, ma non ne sono troppo sicuro.

Lo zio non usò il campanello, ma bussò alla porta, e aprì un uomo, alto circa un metro e settanta, forse un pó di più, con i capelli neri, e degli strani baffi.

Era inquietante, però non appena vide mio zio sorrise, senza degnarmi di uno sguardo.

I due sembravano molto amici, allora forse posso fidarmi di lui, visto che mi fido di mio zio.

<<Entrate>> disse l'uomo, che accento tedesco incredibile.

Dentro c'era una bandiera rossa, con una croce greca nera, con i bracci piegati ad angolo retto.

<<togliti le scarpe Levi>> sussurró mio zio accarezzandomi i capelli.

Io mi vergognavo, avevo le calze zuppe, ma tolsi comunque gli stivali.

L'uomo si sedette su una poltrona, che all'apparenza sembrava davvero molto morbida, ed era anch'essa rossa.

Invece io e zio ci sedemmo su un divanetto dello stesso identico colore, mi sa che lo ha scelto perché si abbinava alla strana bandiera.

<<Come mai qui?>> chiese l'uomo guardandolo, ignorava la mia presenza.

Mi sta un pó antipatico, però forse è una mia impressione il fatto che sia così narcisista.

<<Beh, vedi questo ragazzino? È mio nipote Levi>> affermó mettendomi una mano sulla schiena.

<<piacere>> dissi per educazione porgendo la mano.

Lui la strinse guardandomi, e sperai che lasciasse presto la presa perché iniziavano a sudarmi davvero le mani.

<<Perché l'hai portato con te?>> chiese.

<<Vedi, è molto maturo per la sua età, è davvero intelligente, anche più di molti ragazzi più grandi, ed ha una forte resistenza fisica>> inizió.

Mi piacciono tutti questi complimenti, ma perché me li sta facendo?

<<Ho capito dove vuoi arrivare>> disse secco.

<<Ecco, mi piacerebbe quindi lo facessi entrare nell'esercito>> disse e io subito mi girai nella sua direzione.

Cosa?! No aspetta, esercito? Perché?!

<<Morirebbe dopo un solo giorno, almeno sa sparare?>> chiese.

<<No, per questo mi piacerebbe che restasse da te qualche mese, per fargli vedere l'esercito, come agisce, come pensa, i loro allenamenti, lui impara di più guardando>> disse e io stavo tremando.

Non lo conosco nemmeno, e devo passarci qualche mese? E se fosse un malintenzionato?

<<Bene>> disse guardandomi con un sorriso strano.

Bene? Perché bene? Perché quel sorriso?

<<Perfetto, quindi per te va bene?>> chiese mio zio per avere la conferma.

<<quanto mi paghi?>> chiese.

<<Sapevo che lo avresti chiesto>> disse tirando fuori un sacco di soldi.

A malapena avevamo i soldi per mangiare, mio zio andava a lavorare e diceva sempre di guadagnare pochissimo.

Invece ha mentito e li ha conservati per questo?

L'uomo li contó con attenzione, e poi sorrise nuovamente.

<<Bene, lascia pure il ragazzo da me, mi prenderò cura di lui>>  disse intascando i soldi.

<<Grazie, ciao piccolo>> disse Kenny alzandosi andando verso la porta.

<<Aspetta?! Dove vai?!>> chiesi correndo verso di lui.

<<sarà solo per qualche mese, poi certe volte ti verrò a trovare sai?>> chiese.

<<E mamma? Lei non si alza quasi mai>> dissi.

<<Verrà anche lei, prometto>> disse, ma non mi convinceva.

<<Vado>> disse mettendo la mano sulla maniglia.

<<No ti prego! >> dissi scoppiando a piangere aggrappandomi alla sua giacca.

Lui mi ignoró, non mi guardó nemmeno, e chiuse la porta.

<<Non preoccuparti>> disse l'uomo mettendomi una mano sulla spalla.

<<Ci divertiremo un mondo io e te>> concluse

Angolo atroce

Cosa voleva dire con quella frase secondo voi? Ovviamente sappiamo chi è l'uomo :(

Amami Prima Che Mi Trovino ❤︎Levi x reader❤︎जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें